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29 ottobre 2008

LA NEW ECOLOGY DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

di Davide



La consapevolezza della limitatezza delle risorse del nostro pianeta esige certamente un nuovo stile di vita improntato alla morigeratezza che, a partire dai piccoli gesti quotidiani, riduca gli impatti devastanti che la vita dell’uomo contemporaneo ha finora avuto sul nostro pianeta.

Il concetto di spreco così si amplia coinvolgendo abitudini a cui prima non facevamo caso e che adesso sono indice di cattivi comportamenti, come l’eccessivo uso dei riscaldamenti nelle case.

Alla luce di ciò, appare corretto che l’esempio parta dalle pubbliche amministrazioni che nei suoi uffici ha iniziato una rinnovata politica improntata al risparmio virtuoso che coinvolge forzatamente i suoi dipendenti. Una sorta di nuova educazione civica che passa dai luoghi di lavoro alle famiglie e quindi alle case di ciascuno. Per esempio, già da anni il mio “datore di lavoro” ha pensato bene di sostituire l’obsoleto ed antieconomico, sia in termini monetari che di rendimento, impianto di riscaldamento a piastre radianti con un modernissimo condizionatore centralizzato che consenta temperature corrette all’interno degli uffici sia in estate che in inverno, un giusto grado di umidità, insomma un clima pulito sia in termini di qualità dell’aria respirata che di impatti ambientali. Peccato che il miliardario impianto sia stato realizzato con una centrale termica sottodimensionata e mal ubicata, praticamente in modo da funzionare (???) al suo peggio producendo soprattutto un ossessionante rumore, causa di denunce da parte dei vicini con conseguante intervento della forza pubblica e diffide da parte dell’organismo giudiziario.

Così l’impianto può essere acceso a partire dalle 7,30 ed essendo ad acqua, e quindi, necessitando di un ampio lasso di tempo per “entrare a regime”, comincia ad erogare uno zefiro tiepidino in inverno e freschettino in estate intorno alle 11 – 11,30 che diviene appena decente per quelle che sono le aspettative di un essere umano medio dalle esigenze medie verso l’una, ovvero a un’ora dall’orario di chiusura. Se poi hai la sventura di dover restare il pomeriggio, alle 15,00 l’impianto viene spento e torni a casa alle 18 in un bagno di sudore o, a seconda delle stagioni, “attronzato” come un sofficino.

Ah, dimenticavo. Ovviamente se c’è troppo caldo o troppo freddo, per quel che quest’ultimo significa in una città tropicale come Palermo, l’impianto non funziona, non “rende” o addirittura va in surriscaldamento e bisogna ricorrere a condizionatori portatili e ventilatori da apporre vicino al locale macchine per evitare il peggio (macari Iddio!!!!). La constatazione di questa realtà ha portato di contro la diffusione di condizionatori portatili e l’installazione di split singoli nelle stanze della “gente che conta” (e non stò parlando di ragionieri), obbligate dal loro ruolo alla giacca e cravatta e quindi necessitanti di maggior confort. Certo non si comprende come queste personalità siano, di contro, costrette alle maniche di camicia, a dispetto di ogni formalità, in inverno, considerato il clima tropicale presente nelle loro stanze. Nel frattempo il miliardario impianto continua a produrre solo il suo simpatico rumore di sottofondo e la sua simpatica bolletta dell’ENEL (che ringrazia) sul nostro groppone di contribuenti.

Di poche settimane fa è invece una brillante iniziativa all’impronta del nuovo trend e quindi coerente con la nuova pubblica amministrazione ecosostenibile.

Ad ogni piano del “mio ufficio” (sono in tutto 14 più PT) sono presenti due bagni con antibagno. Quest’ultimo e cieco, ovvero senza finestre, mentre il bagno vero e proprio è illuminato da una finestra a vasistas con vetro satinato. In entrambi i locali è stato piazzato un congegno modernissimo che accende automaticamente la luce e la spegne dopo un certo tempo, mantenendola accesa esclusivamente in presenza di movimento. Inoltre è dotato di un cosiddetto crepuscolare ovvero di una fotocellula che “legge” il grado di illuminazione e permette l’accensione della luce solamente in certe condizioni di buio. Questo naturalmente per evitare che due – tre “vastasi” lascino regolarmente bagno ed antibagno con la luce accesa dopo aver fatto i propri comodi. Il risultato è che ora ogni volta che entri in bagno per un bisogno si accende la luce dell’antibagno anche se non necessita, e finita l’operazione ed uscendo dal bagno, la luce di riaccende. E considerato che la maggior parte degli uomini, ma mi risulta anche di molte donne (purtroppo), usano uscire dal bagno senza lavare le mani ma facendo finta di farle sgocciolare nel corridoio o passandosele con disinvoltura sulle cosce o sui glutei, anche in questo caso l’accensione della luce è assolutamente inutile.

Inoltre il crepuscolare è spesso tarato male (e comunque l’infernale marchingegno è praticamente irrangiungibile) cosicchè all’imbrunire di tocca fare la pipì ad orecchio, sperando di fare centro. Ecco, questo è il bordo, la tazza, ah finalmente il centro sento l’acqua, sempre che non sia partito prima dal pavimento, poi dalle scarpe. E se per caso la luce si dovesse accendere, perché sono le venti e ti hanno chiuso irrimediabilmente in ufficio e ti dovesse scappare il famigerato “atto grosso”, dopo i primi sforzi, in assenza di rilevato movimento, vieni lasciato al buio, in tutta la tua miseria. Vani sono i tentativi, una volta seduto, e chiaramente impossibilitato a metterti in piedi da cause di “sforzo” maggiore, di ripristinare la visibilità con gesti e sbracciate disperate perché il rilevatore ti becca solo ad una certa altezza (quantomeno una piccola vendetta su Brunetta). Insomma una faticaccia con esiti fantozziani ed il solito risparmio intelligente.

L’unica speranza è che la proverbiale pigrizia e sciatteria del cittadino italiano, e ancor più siculo, costituisca una barriera a questa nuova politica “intelligente” di gestione di sprechi e risorse, che accresce gli uni e distrugge le altre, e magari ci si limiti, a casa propria, a chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti o ad evitare di stare in inverno con i riscaldamenti “sparati” e la maglietta a maniche corte.

Sarebbe già una gran cosa.

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