Recensioni: Il fondamentalista riluttante - di Mohsin Hamid
di M. Elena
Capita talvolta la fortuna di imbattersi in libri nei quali l’ottima scrittura si accompagna al merito di suscitare riflessioni non poco profonde su problemi di viva attualità.
Ed è sicuramente da annoverare tra questi l’ultima opera di Mohsin Hamid Il fondamentalista riluttante (Einaudi, pagg. 134, € 14,00), dove, attraverso la voce del protagonista Changez, viene narrato l’intenso percorso di un giovane pakistano, che da brillante neolaureato a Princeton, prontamente assunto da una società di consulenza a New York, acquista nel tempo consapevolezza della propria identità musulmana fino a portarla alle estreme conseguenze dell’odio antiamericano, specialmente dopo l’undici settembre 2001. Dice Changez: «vidi crollare prima una e poi l’altra delle torri gemelle del World Trade Center. E allora sorrisi ».
Nel corso del racconto, Changez confronta, con grande introspezione psicologica, la propria educazione da borghese pakistano con quella dei giovani ricchi in America, la presunzione e l’inconsistenza di questi ultimi con la sua gentilezza e il rispetto verso gli altri. E coglie, frequentando gli ambienti del potere e della ricchezza spavalda, i segni dell’inesorabile declino di una civiltà. La narrazione di Hamid procede attraverso un lungo monologo, fittiziamente congegnato come un confronto con un americano incontrato nel mercato di Lahore, sicché l’unico punto di vista offerto è quello del protagonista. Ma, lungi dall’essere un difetto, tale impostazione permette al lettore occidentale di rivedere molte delle proprie «certezze».
Un libro da leggere, dunque, perché, con prosa elegante, ci pone di fronte ai drammatici interrogativi dei nostri giorni. Cosa spinge i giovani musulmani della media e alta borghesia, anche se cresciuti in Occidente, a scegliere la lotta estrema contro il mondo capitalista? È possibile un’integrazione oppure lo scontro di culture è inevitabile? Dobbiamo ripensare criticamente i valori proposti dalla civiltà occidentale che si traducono in mancanza di rispetto della persona?
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