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8 ottobre 2013

A SCUOLA DI ROCK 4 - JULIAN COPE

di Dario Cordovana



C’è un’altra Liverpool oltre quella che ha dato i natali ai Beatles. Una quindicina di anni dopo nella stessa città, all’epoca di quel fermento post-punk denominato “new wave”,  si muove tutta una serie di gruppi che, se non avranno l’impatto dei celebri fab four, saranno comunque destinati a lasciare il segno.
In principio, prima che i giochi si stabilizzino, c’è un gruppo chiamato “Crucial Three”. Ne fanno parte Ian McCulloch (poi frontman di Echo and the Bunnymen), Pete Wylie (che avrà successo con i Wah!) e Julian Cope. Quest’ultimo, gallese di nascita e uno dei grandi eccentrici del rock, dopo aver litigato con gli altri due (classico caso di troppi galletti nello stesso pollaio), si metterà alla guida dei Teardrop Explodes, e quanto fosse fondamentale il buon Julian nell’economia di detto gruppo si può capire dal solo fatto che Cope sarà l’unico membro del gruppo a prender parte ad entrambi gli album registrati dalla formazione e pubblicati tra il 1980 e il 1981. Sia “Kilimanjaro”, quanto il meno riuscito “Wilder”, mostrano una propensione per un pop-rock energico con punte di psichedelica che riscuote un buon successo in patria e fa capolino anche nelle zone basse delle classifiche USA.
Visti i segnali incoraggianti Julian Cope scioglie il gruppo e si mette in proprio. La formula sperimentata con i Teardrop viene perfezionata negli splendidi “World Shut Your Mouth” e “Fried”, ma sarà il terzo album, “Saint Julian”, che vira verso un rock più energico, a raggiungere il numero 11 delle classifiche in Gran Bretagna, grazie anche al portentoso singolo “World Shut Your Mouth”, solo omonimo del primo album. Dopo una replica in tono minore quale “My Nation Underground”, a Cope vengono le manie di grandezza. La durata degli album si allunga, ma la creatività non ne soffre e “Peggy Suicide”, “Jehovakill”, e “20 Mothers” possono contare sul riscontro di un pubblico di fedelissimi. Il quale però viene messo a dura prova dal carattere bislacco del nostro. Dopo aver affiancato alle pubblicazioni ufficiali delle raccolte di demo inediti, dopo l’album “Interpreter” del 1996, si mette in proprio, fonda la casa discografica Head Heritage, dichiara guerra alle religioni e fa parlare di sé come autore di musica underground di difficile digeribilità. Ad essa affianca una notevole attività di scrittore (in particolare diventa uno stimatissimo critico di musica rock particolare, quale il krautrock tedesco e il rock giapponese).
In questo periodo fonda un gruppo garage rock, tendente all’heavy metal, i Brain Donor, che, a dire la verità mettono a dura prova la pazienza dei fans. Nello stesso anno, il 1999, chi non andasse d’accordo con i Brain Donor poteva “deliziarsi” con “Odin” un mantra di 73 minuti di voce ed elettronica dedicato all’antica divinità di cui Cope è un seguace.
Per tornare ad un album che sia più canonico bisogna aspettare il 2005 e “Citizen Cain’d” che torna a basarsi su canzoni, ma prodotte in modo poco curato. Tra queste si segnala la psichedelica “I’m Living In The Room They Found Saddam In”. Come quest’album, anche i seguenti saranno divisi in 2 CD, come se ci fossero il lato A e il lato B, ma venduti più o meno allo stesso prezzo di un album singolo. Col seguente “Dark Orgasm” il nostro aspirante druido comincia a somigliare un po’ troppo a un moderno Iggy Pop, schema dal quale si allontanerà con l’interessante “Black Sheep”.
Ancora più riuscito è “Psychedelic Revolution” del 2012, che riporta Cope più vicino allo stile dei suoi primi due album. L’ultimo album a tutt’oggi è “Revolution Suicide”, con la parola “Revolution che compare in ben quattro titoli dell’album. Un album estenuante, con un riuscito inno a Odino (tanto per cambiare) e buoni spunti soffocati da una produzione a dir poco caotica. Questo è Julian Cope, prendere o lasciare, personaggio unico, che sappiamo già che dalla prossima uscita saprà ancora una volta stupirci nel bene e nel male…


Tre dischi da avere: World Shut Your Mouth, Fried, Psychedelic Revolution.

Un disco da evitare: Odin.

WORLD SHUT YOUR MOUTH
(Julian Cope)


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