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20 novembre 2007

Che dire della fiction su Rino Gaetano?

di Dario 71



Essendo una fiction (come dice la parola stessa) non tutto è conforme alla realtà dei fatti, non solo nei dialoghi dei protagonisti ma anche nei luoghi dove erano ambientate le scene.

Mi posso permettere di fornire alcune indicazioni in quanto ritengo di essere abbastanza documentato sulla vita di Rino attraverso la lettura di biografie e, in particolare, di un libro “Rino Gaetano live”, che non è un saggio e non è nemmeno una biografia più o meno paludata, è semplicemente la vita di Rino Gaetano, giorno per giorno, dalla voce di chi è vissuto con lui, di chi lo ha accompagnato nelle scorribande notturne, nei concerti, nelle sale d'incisione. Ma è anche lo specchio dei versi inediti rimasti nei suoi quaderni, delle interviste rilasciate, delle strofe censurate.

Un racconto che si interrompe bruscamente la notte del 2 giugno 1981.

Nel film molte cose sono inventate di sana pianta.

  1. Nella realtà il rapporto con il padre doveva essere un normalissimo rapporto affettuoso tra padre e figlio, con qualche piccolo scontro generazionale, diciamo un principio di intossicazione legata anche alla contestazione del periodo. Penso sia logico che un padre voglia vedere il proprio figlio impiegato in banca (e non alle poste come nel film) e contestualmente un figlio dotato di talento artistico non se la senta proprio di diventare bancario.
  2. Rino e il buon vino: sicuramente beveva, possibilmente insieme ad una buona pietanza, forse magiava poco e beveva un pò di più, ma da qui a farlo passare per un alcolizzato stracannato e bevitore di superalcolici ce ne vuole. Certo forse alzava talvolta il gomito.
  3. Anche il nome delle ragazze coinvolte in quel triangolo amoroso un pò fantasioso non corrisponde, a mio avviso, proprio alla realtà. Rino amava una certa Amelia che nel film non è presente a beneficio di due belle ragazze: Irene (K. Smutniak) e Chiara (Laura Chiatti). Sì, forse avrà avuto altre storie, ma è chiaro che questa parte del film, a mio avviso, è proprio romanzata, per catturare l’attenzione di chi non lo conosceva o di chi vuole una storia un po’ intrigata…..
  4. Non a caso la fiction racconta parte della vita più intima del cantautore, in quanto proprio lì si poteva spaziare tra le cose meno note e infilarvi molta fiction…
  5. Quando Chiara porta a Rino la canzone di punta dell’album “Resta vile maschio dove vai” (1979 RCA), scritta con le parole di Mogol e non di Rino, bene….. :-( in realtà fu proprio Rino a recarsi a casa di Mogol dove nacque il testo della canzone e non Chiara a portargliela a Stromboli; e poi l’LP è stato realizzato interamente in Messico.
  6. Rino verso la fine degli anni ‘70 andava spesso in Sudamerica, io ho lo scontrino di un ristorante presso l’Hotel Quito in Ecuador dove dietro vi è composta la scaletta del concerto che avrebbe tenuto l’indomani (dic 1980).

Comunque certe “licenze poetiche” si possono pure concedere.

Non vado oltre in quanto ci sarebbe da dire abbastanza; invece, riguardo l’interpretazione dei protagonisti, per me è ottima e anche la regia, anche se nella scenografia vi è qualche licenza temporale assurda, qualche manifesto di troppo alla RCA, tipo quello di Lucio Dalla che rappresenta un paradosso temporale.

Nel complesso ho preferito la prima puntata alla seconda, in quanto non credo affatto che Rino possa avere avuto quella crisi così manifesta nel film: probabilmente il cambiamento di stile, imposto dalla RCA dopo “Gianna”, ha certamente inciso sulla sua libertà d’artista ma non credo che in quel periodo facesse cose controvoglia, in fin dei conti gli ultimi due LP sono comunque di pregevolissima fattura e con punte di vera genialità musicale e satirica.

Sulla notte dell’incidente, beh si dice che possa essere stato anche dovuto ad un collasso o un colpo di sonno, che può capitare a tutti.

In ogni caso si poteva salvare, è morto per il classico caso di malasanità, in quanto rifiutato da ben tre ospedali.

Penso anche che la morte di Rino, in quegli anni, possa avere fatto comodo a qualcuno, che non ha certo ordito trame contro di lui, ma che non si sarebbe prodigato più di tanto per salvarlo.

Tra i cantautori rimane, ancora oggi, uno dei più schietti, capace di fare ironia parlando di cose serie o gravi, sempre con il sorriso e anche se il suo breve successo negli anni post ’78 avrà certamente contribuito un po’ a cambiargli la vita (forse un po’ più agiata, ma anche un po’ più difficile) resta un esempio da imitare per correttezza artistica e sensibilità.

Penso che per cogliere l’essenza del personaggio Rino Gaetano, bisognerebbe ascoltare la sua produzione iniziale ’74 - ‘77 e cioè pre-Gianna, a partire da questo testo di una canzone di Rino del ’74 (tratta dal suo primo album) nel quale sono indicate, a chiare lettere, le sue frequentazioni e il fatto che non fosse proprio portato ad una vita da “comune” e anche abbastanza schifiltoso: lo testimonia il fatto che nel Bar del Barone beveva birra chiara in lattina proprio per evitare i bicchieri non sempre abbastanza puliti.

Tu / forse non essenzialmente tu
un'altra / ma è meglio fossi tu
hai scavato dentro me / e l'amicizia c'è
Io che ho bisogno di raccontare
la necessità di vivere / rimane in me
e sono ormai convinto da molte lune
dell'inutilità irreversibile del tempo
mi svegli alle nove e sei decisamente tu
non si ha il tempo di vedere la mamma e si è gia nati
e i minuti rincorrersi senza convivenza
mi svegli e sei decisamente . . .
Tu / forse non essenzialmente tu
un'altra / ma è meglio fossi tu
e vado dal Barone ma non gioco a dama
bevo birra chiara in lattina
me ne frego e non penso a te
avrei bisogno sempre di un passaggio
ma conosco le coincidenze del 60 notturno
lo prendo sempre per venire da te
Tu / forse non essenzialmente tu
e la notte / confidenzialmente blu
cercare l'anima

In ogni caso Rino resta un figlio unico della canzone d’autore, un cantautore vicino al popolo, ma colto, intellettuale ma non elitario, un pò lontano dal genere dei suoi amici Venditti e De Gregori, sicuramente più elitari e più schierati politicamente (almeno negli anni 70) e certe volte anche più tristi….e meno innovativi musicalmente.

Su questa ultima frase scatenerò magari pareri discordanti, ma non lo dico solo io: è certo che Venditti si sia modellato su Cat Stevens e De Gregori su Bob Dylan; ecco, Rino invece era Rino e basta.


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Fiorivi ... Sfiorivano le viole ... e il sole batteva su di te ...
Faceva così una bellissima canzone di Rino.
Se leggi tutto l'articolo ... Sfiorivano anche gli anni e molte primavere ...!

anna monterosso

21/11/2007 13:02:37


già, ma io ho proprio la passione per il periodo della musica anni '70, in cui è esploso il fenomeno dei cantautori dopo un decennio di precursori: Paoli, Tenco, Faber, Gaber ecc..
Ciao
Dario

Dario Meli

21/11/2007 08:50:24


Curiosa ma non per questo meno interessante questa passione per un cantautore in voga quando eri un bambino................è proprio vero che l'arte rende immortali!!!!!!!

delia

20/11/2007 18:42:31


 
 

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