RITORNA GIANNI NAZZARO
di Dario Cordovana
Secondo appuntamento con la rassegna palermitana “Ritornano
gli anni sessanta”, a base di protagonisti d’epoca della musica leggera
italiana. Questa volta è stato Gianni Nazzaro ad allietare il tardo pomeriggio
dei convenuti (invero abbastanza avanti negli anni). Al di là del fatto che
Nazzaro con gli anni sessanta c’entra relativamente, visto che la sua carriera
è realmente decollata all’inizio dei settanta, il cantante napoletano si è
dimostrato artista poliedrico e il suo modo di darsi al pubblico ha ricordato
spesso quello di un altro celebre partenopeo, Massimo Ranieri.
Gianni ha cantato le canzoni più celebri del suo repertorio,
alcune in medley, come il trio di pezzi presentati a Canzonissima ’74 (“Questo
sì che è amore”, “Piccola mia piccola”, e “Signora, addio”, che altro non era
che la celebre “Signora mia” portata al successo da Sandro Giacobbe, con testo
leggermente diverso), o un altro contenente due pezzi di Don Backy, “Bianchi
cristalli sereni” e “Miracolo d’amore” (qualcuno la ricorderà come sigla finale
dei telefilm della serie “All’ultimo minuto”) e la sempre apprezzata “La nostra
canzone”.
Un posto particolare è stato riservato a “A modo mio”, il
pezzo preferito di Gianni Nazzaro su sua stessa ammissione, e che porta la
firma di Claudio Baglioni. Per eseguire il brano Nazzaro si è preso uno
sgabello, si è seduto dopo aver appeso la giacca all’asta del microfono e …
ecco qua sembrava proprio Massimo Ranieri!
Ma era tra un brano e l’altro, quando Nazzaro raccontava
gustosi episodi della sua carriera artistica, che veniva fuori la sua
poliedricità. Non scordiamoci che Gianni è anche un bravo imitatore e che
quindi se deve raccontare una storia la sa condire con le voci adatte. Anche i
componenti del gruppo che lo accompagnava gli tenevano botta, intervenendo in
modo parco, ma efficace.
Ovviamente non poteva mancare “Quanto è bella lei”, canzone
vincitrice del “Disco per l’estate” del 1972 e riproposta nel finale in chiave
scherzosamente rap (!). Un discorso a parte va fatto per “Vino amaro”, canzone
proposta senza fortuna a “Canzonissima ‘72”, ma che si prese una rivincita
vincendo un festival in Jugoslavia. Il pezzo porta la firma di
Pace-Panzeri-Pilat, che all’epoca andavano per la maggiore, ma a distanza di
tanti anni non sembra invecchiato bene (trattandosi di vino amaro glielo
possiamo perdonare).
Anche stavolta il pubblico ha avuto occasioni per cantare,
tra un omaggio a Lucio Dalla (“Caruso”), uno a Modugno (“Meraviglioso”), uno ai
Nomadi (ancora “Io vagabondo”!) e persino “Perdere l’amore”, canzone che
Nazzaro avrebbe voluto presentare al Festival di Sanremo del 1987, ma era stata
scartata, salvo poi essere accettata l’anno dopo cantata da Massimo Ranieri,
che l’avrebbe addirittura portata alla vittoria finale! Certamente un’occasione
mancata per il rilancio della carriera del nostro che a Gianni non è ancora
andata giù.
Insomma un concerto molto piacevole per il quale, come ha
fatto Nazzaro che l’ha chiamata sul palco, bisogna ringraziare il direttore
artistico Luciana Turina, anche lei sempre divertente (“Gianni mi ha detto una
cosa nella recchia che non vi posso riferire!”). Adesso si attendono i prossimi
appuntamenti con Dino, Wilma Goich, Luciana Turina e Paolo Mengoli insieme, e
poi Bobby Solo. E con un appuntamento extra previsto il giorno prima del
concerto di Wilma Goich: la Little Tony Family!
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