Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - 29 - Sigle celebri:”Stasera mi butto”
di Dario Cordovana
Dopo il Festival si attendeva il responso delle vendite, che
furono eccellenti. Come era già successo l’anno prima, più che la canzone
vincente che si dovette accontentare di un misero decimo posto, le vendite
premiarono quelli che diventarono dei classici della canzone italiana: “Cuore
matto” (la più venduta di quel Festival in assoluto), “Proposta”, “L’immensità”
(nelle due versioni di Don Backy e Johnny Dorelli), “Quando dico che ti amo”,
“Io, tu e le rose”, “Pietre”, “Bisogna
saper perdere” e, naturalmente “Ciao amore, ciao”.
Bisogna ricordare che in quegli anni ancora dominati dai 45
giri una manifestazione come Sanremo aveva un’enorme risonanza e le canzoni che
provenivano dal Festival monopolizzavano le classifiche di vendita per mesi.
Difficile riuscire ad infiltrarsi nelle maglie di quello che era un vero e
proprio assedio alla “Hit Parade”, che tra l’altro proprio in quel periodo
cominciava ad essere trasmessa settimanalmente dalla radio, presentata dalla
leggendaria voce di Lelio Luttazzi. Ci riuscivano i grossi nomi come Morandi
(che infatti malgrado tutto riuscì a piazzare “Un mondo d’amore”) o gente che
per sfondare acchiappava al volo l’occasione data dallo spettacolo del sabato
sera di turno. Ancora meglio poi se di quello spettacolo la canzone in
questione ne era la sigla iniziale o finale.
Già, perché in quel periodo esistevano ancora le sigle,
mentre oggi un programma inizia con la voce del conduttore (o della
conduttrice) che urla diverse volte “Buona sera! Buona sera! Buona sera! …e
benvenuti a…(segue titolo del programma). La sigla finale invece non esiste
proprio, spesso il programma viene sfumato mentre ancora il conduttore (o la conduttrice)
urla per dar spazio alla pubblicità. Allora era invece importantissimo
accaparrarsi la sigla di un programma perché se si sapeva sfruttare l’occasione
c’era da diventare popolarissimi da un giorno all’altro.
Questo è quello che accadde in quella primavera del 1967 a
Rocky Roberts al quale venne affidata la sigla iniziale dello spettacolo del
sabato sera intitolato senza molta fantasia “Sabato sera” e del quale Mina era
la conduttrice (sua era anche la sigla finale, la deliziosa “Conversazione”).
In regime di monopolio Rai, con soli due canali a disposizione, un programma
come “Sabato sera” era visto da qualche decina di milioni di persone, e furono
proprio loro a decretare il successo di “Stasera mi butto” di Rocky Roberts
(accompagnato dal suo gruppo The Airedales, del quale faceva parte – come
bassista – Wess Johnson, sì proprio lui, la prima metà del duo
Wesseddorighezzi). Autore di entrambe le sigle (diversissime tra loro) era (con
testo di Antonio Amurri) il maestro Bruno Canfora, che nel caso della sigla
iniziale dimostrava di aver ottimamente recepito il verbo rhythm’n’blues che
era da poco sbarcato in Italia e si apprestava a lasciare un marchio indelebile
nella canzone degli anni a venire. Roberts non era una celebrità all’estero ma
era un nero doc e si adattò a quell’esempio di r’n’b all’italiana senza
difficoltà. Anche la pronuncia un po’ comica (chi non si ricorda il famoso
“eeee faccio di ciuccio, e faccio di ciuccio p’stari con tei”) contribuiva al
successo finale. Inutilmente il buon Rocky cercherà di bissare il successo di
“Stasera mi butto”, e otterrà qualche soddisfazione l’anno successivo con “Sono
tremendo”, ma con il passare del tempo la sua miscela rhythm’n’blues verrà
annacquata sempre più e la scelta del repertorio si farà a volte per lo meno
bislacca (persino una versione di “Volare”!). E dire che il personaggio, tra
l’altro ottimo atleta ed innegabilmente simpatico, bucava lo schermo come
pochi.
Parlando di sigle finali in quel 1967 un altro buon successo fu “Non c’è
più niente da fare” di Bobby Solo, alla quale è legata una nota di tristezza:
il programma di cui era sigla finale era “Tuttototò”, una serie di brevi
episodi per la televisione che rappresentano l’ultimo lavoro in assoluto del
principe della risata scomparso il 15 aprile di quell’anno…
Rocky Roberts: "Stasera mi butto"
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