Storia semiseria e disordinata della canzone italiana da Sanremo in poi - Terza puntata
di Dario
Verso la fine degli anni cinquanta arrivano gli urlatori: lo so, lo so, voi starete pensando a Simona Ventura, a Vittorio Sgarbi, o alla vostra vicina di casa che in una crisi di nervosismo rompe i piatti del servizio buono sulla testa del marito…no, suvvia, trattasi pur sempre di canzonette (come diceva Jannacci). Al di là dell’urlo liberatorio di Modugno a Sanremo ’58 (Voooooooolaaaree! Oooh!), gli urlatori si chiamano Tony Dallara, Mina e compagnia cantando. Questi urlatori si innestano sulla moda del terzinato che viene dall’America (alfieri i grandissimi Platters di “Only You” e “The Great Pretender”), e svecchiano ulteriormente tutto il panorama della musica leggera (allora si chiama così, leggera…Gigi D’Alessio era di là da venire).
Anche a Sanremo si assiste alla lotta tra il genere tradizionale, sussurrato, o in una parola sola tradizional-sussurrato e gli urlatori; nel 1960 addirittura vince “Romantica”, brano sussurrato nella versione del suo autore Renato Rascel e urlato nella versione di Tony Dallara: di chi fu il merito della vittoria? Nugoli di studiosi non hanno ancora risolto il dubbio.
In quanto a Mina, come dimenticare che uno dei suoi primi successi fu una versione urlata e swingante (in una parola sola urlat-swingante) della appassionata “Nessuno” portata al successo da Wilma De Angelis? E che il suo soprannome era “la tigre di Cremona”?
Quel che è certo è che una nuova generazione di cantanti si intravedeva all’orizzonte; e mica cantanti qualsiasi: gente che avrebbe lasciato tracce durature negli anni a venire. C’è una puntata del “Musichiere” di Mario Riva, una delle trasmissioni più popolari all’epoca, dove Luciano Tajoli, uno dei cantanti melodici per eccellenza, deve riconoscere, bendato, le voci dei nuovi cantanti che si esibiscono dal vivo in quell’occasione: sfilano uno dopo l’altro Mina, Adriano Celentano e Giorgio Gaber (quest’ultimo alla sua prima apparizione ed in versione rock’n’roll); Tajoli (probabilmente preventivamente istruito) è bravo a riconoscerli, anche se inizialmente chiama Gaber “Gabor”.
La lotta tra melodici ed urlatori si protrasse ancora per qualche anno; Villa e Modugno vinceranno in coppia a Sanremo nel 1962 con “Addio…addio” e firmeranno così una tregua tra i due generi. Gli anni 60 però porteranno altre novità e nuovi personaggi giovani, giovanissimi, quasi bebè come Gianni Morandi e Rita Pavone.
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