Le classifiche di vendita come al solito premiarono le
canzoni di Sanremo, al punto che i primi di marzo del 1968, tutte le prime
dieci posizioni della classificaerano
occupate da canzoni uscite dalla manifestazione canora della riviera ligure.
C’era ovviamente la canzone vincente, addirittura in entrambe le versioni di
Sergio Endrigo e di Roberto Carlos, con Endrigo che avrà il risultato migliore
(secondo posto in classifica). C’era “Deborah”, nella versione più aggressiva
di Wilson Pickett, c’erano “Quando m’innamoro” (Anna Identici), “Un uomo piange
solo per amore” (Little Tony), “Gli occhi miei” (Dino) e “Mi va di cantare”
(Louis Armstrong).
Il successo più grande però arrise ad Antoine e ad un
cantante che alla rassegna non aveva partecipato se non come autore:Don Backy.
Il cantautore toscano, appena fuoriuscito dal Clan di Celentano, aveva piazzato
“Casa bianca” al secondo e “Canzone” al terzo posto della rassegna. Ora, mentre
la prima ebbe un buon successo nella versione di Marisa Sannia, la seconda
letteralmente spopolò, contendendo, nella versione dell’autore, la testa della
classifica al brano di Antoine, “La tramontana”. Per altro, anche se in
posizioni di rincalzo, anche la versione di Celentano entrò tra le prime dieci,
e d’altra parte in quel periodo era difficile che un brano cantato dal
molleggiato non fosse baciato dal riscontro del pubblico.
La canzone che fece segnare la più lunga e fortunata
permanenza in classifica fu quindi “La tramontana”, uno dei tanti allegri
motivetti lanciati dal cantante giramondo Antoine. Questi, alla seconda
partecipazione a Sanremo, era ormai un volto noto per gli italiani. Lontani
erano gli anni in cui Antoine aveva sposato la contestazione, le sue canzoni
erano orecchiabili e inoffensive e la sua popolarità gli permetterà di
inanellare ben cinque partecipazioni al Festival consecutive, fino al 1971, con
un inaspettato ritorno nel 1979.
Al di là di Sanremo quali erano le tendenze della canzone
italiana del 1968? Abbiamo già parlato diuna prima ascesa dei cantautori, ma su un terreno più frivolo, la
tendenza viene bene indicata dai due brani che si piazzeranno ai vertici delle
classifiche appena finita la sfuriata sanremese, e cioè da fine aprile. Sono
due canzoni straniere rappresentative di due mode, più effimera la prima, più
duratura la seconda. Si tratta di “Ballad of Bonnie & Clyde” di Georgie
Fame che segna il revival della canzone e delle atmosfere degli anni ’30 e “Gimme
a little sign” di Brenton Wood che contribuisce ad imporre il rhythm and blues
in Italia.
Del rhythm and blues ne sentiremo parlare per almeno due
anni, mentre per quanto riguarda il ritorno agli anni ’30 sarà ben
esemplificato da una trasmissione dell’epoca “Giochiamo agli anni ‘30” con la
coppia Giorgio Gaber e Ombretta Colli, con tanto di ritorno della moda del
Charleston efrutterà una serie di
canzoni ispirate al periodo, quale proprio “Torpedo blu” dello stesso Gaber. Ma
l’effetto sarà solo momentaneo e sintomo di una prima crisi di idee nel mondo
della canzone, tanto che molti cantanti, riprenderanno tra il ’68 e il ’69
numerose canzoni d’epoca. (“Un’ora sola ti vorrei”, nelle due versioni di
Ornella Vanoni e degli Showmen, “Ti voglio tanto bene” di Rossano, “Non ti
scordar di me” di Sergio Leonardi…). Già sullo sfondo Claudio Villa si frega le
mani…