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30 novembre 2010

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Il tris di Morandi

di Dario Cordovana



Come già detto, una volta giunta alle semifinali, Canzonissima ’69 si scontra come mai prima con la cruda realtà. La puntata della prima semifinale infatti, prevista per il 12 dicembre, salta a causa del terremoto nella normale programmazione televisiva causato dalla strage di Piazza Fontana. Persino Carosello, il celebre teatrino pubblicitario, non va in onda per la prima e unica volta nella sua storia. La puntata del 19 dicembre di Canzonissima ’69 a questo punto raddoppia e presenta i dodici cantanti semifinalisti in un’unica soluzione. Solo i primi sei classificati raggiungono la finale.
Le dodici canzoni presentate dai semifinalisti sono in genere di buona qualità, arrangiate con uno stile moderno, che non trascura quasi mai la ritmica spesso di stampo rhythm’n’blues. Marisa Sannia conquista il dodicesimo posto con “La finestra illuminata”, ma per lei essere ancora una volta tra i migliori è già un successo. Pochissimi voti la separano dall’undicesimo, Tony Astarita, che presenta la leggendaria “Da quando Maria mi ha lasciato” che consente al simpatico napoletano di mettere in risalto nel ritornello la sua particolarissima erre arrotata “Marrria Marrria Marrria Marrria Marrria vita miaaaa”….
Decimo posto per Milva, più apprezzata dalle giurie che dal pubblico televisivo, con “Io lo farei”. Al nono e all’ottavo posto le due rivelazioni dell’anno, Nada e Rosanna Fratello. La giovanissima Nada si conferma con la melodica “Innamorata di te” e anche Rosanna Fratello conferma di avere trovato un suo stile con “Piango d’amore”. Settimo e primo degli esclusi Little Tony, sempre molto popolare, che si avvicina alla finale ma non l’acchiappa mai. Probabilmente gli manca il successo decisivo…forse se invece di “E diceva che amava me”, buona ma non trascendentale, avesse presentato un brano come “La spada nel cuore” che farà bella figura un paio di mesi più tardi a Sanremo…
Ma veniamo ai finalisti: cinque uomini e una sola donna, particolare che non sfuggirà agli organizzatori che cercheranno di mettere rimedio nell’edizione successiva. Al sesto posto Al Bano con “Mezzanotte d’amore” ennesimo brano che gli frutta un film. Quinto Massimo Ranieri con un altro pezzo arrangiato in chiave rhythm’n’blues:”Se bruciasse la città”. E’ un passo avanti per Massimo che rischiava di finire intrappolato in un repertorio troppo consono ai gusti della terza età.
Al quarto posto Orietta Berti con una tra le migliori delle sue canzoni del genere stupidotto:”Una bambola blu”. Terzo si qualifica un melodramma targato Modugno: “Come hai fatto”, con introduzione parlata (non sarà l’ultima volta purtroppo!) che ispirerà Franco Franchi a farne una riuscitissima parodia.
Non ci crederete ma persino Claudio Villa si rinnova un po’: la sua “Il sole del mattino” viene arrangiata dal maestro Bruno Canfora in modo più soft (à la Bert Kaempfert) in semifinale, mentre per la finale l’arrangiamento diventa da grande orchestra jazz, quasi che invece del reuccio dovesse accompagnare Frank Sinatra! Claudio Villa si qualifica al secondo posto, ma stavolta è vera lotta per il primato con Gianni Morandi che non potendo quest’anno affidarsi a una cover (i motivi dei semifinalisti devono essere assolutamente inediti) decide di cantare un pezzo nello stile della “Scende la pioggia” che gli aveva fruttato la vittoria l’anno precedente. Gli va bene: “Ma chi se ne importa” sarà un nuovo successo ed in finale avrà largamente ragione di Claudio Villa che anzi dovrà guardarsi dal ritorno di Ranieri che, grazie alle giurie sfiora il secondo posto. Dietro di lui, ottimo quarto, Mimmo Modugno. Più staccati Orietta Berti e Al Bano. Con un finale degno si conclude un’edizione di Canzonissima criticata al di là dei suoi effettivi demeriti. Il giudizio finale, al solito, lo daranno le classifiche di vendita…

MA CHI SE NE IMPORTA
(Gianni Morandi)



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