Esaminiamo adesso le magnifiche 24 canzoni che si danno battaglia a St.Vincent e avranno l’onore di essere trasmesse per tutta l’estate dalla radio (che a quei tempi era praticamente solo quella della Rai). Le serate sono due e in ognuna si possono ascoltare 12 canzoni. Apre le ostilità della prima serata (solo sei le canzoni che giungeranno in finale) “Dove andranno le nuvole” di Mario Zelinotti, un brano dall’arrangiamento raffinato, ma penalizzato da alcune frasi melodiche abbastanza banali. La sua corsa si ferma in semifinale. Stesso discorso per “La corriera” di Anna Maria Izzo, un brano pieno zeppo di umorismo (per lo più involontario). A parte il ritornello (“La corriera ah ah/ ci trasporta in città”), la parte migliore è quando spiega che l’autista “parte solo se ci sei tu”… credo non occorra aggiungere altro. Il primo finalista è Mino Reitano con “Cento colpi alla tua porta” (“Cento colpi alla tua porta questa notte batterò/non mi importa se qualcuno nella casa sveglierò”… capirai con 100 colpi alla porta chi riuscirebbe a dormire? Persino Giobbe uscirebbe con la lupara…). Segue Angelica, ex-compagna di banco di Anna Identici, come al solito servita dal maestro Mario Mellier; la sua “Con il mare dentro agli occhi” non è neanche male, ma i posti in finale sono solo sei e Angelica non ce la fa. La stessa sorte subiscono i Nuovi Angeli (che anzi finiscono ultimi) con “Color cioccolata”, allegra canzone estiva che anticipa i successi degli anni seguenti. La sesta canzone in gara annunzia il ritorno sulle scene di Piero Focaccia. A distanza di alcuni anni da “Stessa spiaggia stesso mare”, con un nuovo look (i baffi), il buon Piero si ripresenta con uno strano ibrido, una via di mezzo tra un tango e un rhythm’n’blues, intitolato “Permette signora”, rimasto famoso anche per il verso finale che si concludeva con la “licenza poetica” “…e fuggisca con me”. Focaccia comunque azzecca il brano giusto per il suo rilancio e arriva in finale. Niente da fare per Dominga invece con “Dimmi cosa aspetti ancora”, storia di un ragazzo troppo timido che lei si mangia con gli occhi. La rivelazione della serata è però “Amore dove sei” di Giorgio Laneve, brevissimo brano (meno di due minuti), di impronta cantautorale, che si permette versi quali: “vorrei poter tornare un nulla nel tempo dei tempi, un atomo solo fra gli atomi di quell’Energia a cui tutto tende, vita dell’anima mia”. Arrangiamento scarno e finale imprevista, ma meritata. Laneve non sfrutterà però la popolarità acquisita mettendosi a scrivere canzoni per bambini. Altra finalista Romina Power, con “Armonia”, un pezzo che ben asseconda le sue “doti” vocali (dolcezza tanta, voce quasi zero). Grande successo anche per il napoletano Tony Astarita, ormai un habituè di questa rassegna. Il brano di questa edizione, “Ho nostalgia di te” è uno dei suoi migliori (anche se non so se abbia un senso dirlo…). Resta fuori dalla finale (per la serie: non si guarda in faccia a nessuno) Caterina Caselli, che comunque aveva fatto di peggio di questa “Spero di svegliarmi presto”. Chiude la prima serata “Settembre” di Peppino Gagliardi. Dopo anni di gavetta e di incerti successi il simpatico cantante partenopeo azzecca il brano giusto e coglie il…primo di innumerevoli secondi posti ai concorsi canori. D’altronde chi non ricorda “Settembre” con l’interminabile finale “…e piangeranno solo gli occhi miei ehehehi…” Peppino! Peppino!...
Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Un disco per l’estate 1970: prima serata
e' LA STORIA AMARAMENTE VERA....ALTRO CHE SEMISERIA....DELLA CANZONE ITALIANA...CULLA DI MOLTI "DELITTI"....MI PIACE QUEL "APRE LE OSTILITA' MARIO ZELINOTTI"...T.RATTATO DA RAI E CASE DISCOGRAFICHE COME NON SI TRATTANO PIU NEANCHE I "MIGRANTI",,,,DOVE ANDRANNO LE NUVOLE? DOVE SONO ANDATE?