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20 novembre 2012

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Un'altra musica

di Dario Cordovana



Mentre i concorsi canori continuavano ad imperversare, anche in Italia con l’affermarsi del long-playing a scapito del 45 giri, cresceva l’esigenza per un tipo di musica meno commerciale. Solo che poi spesso anche i dischi di questa musica alternativa si vendevano, eccome!
Fabrizio De Andrè ad esempio è uno che le classifiche le ha frequentate spessissimo e nelle zone alte. Eppure in TV si è visto pochissimo, non concede interviste, non fa uscire 45 giri e le sue canzoni sono allegre quanto un 2 novembre passato al cimitero. Il suo 1971 è trionfale sotto tutti  i punti di vista. La prima parte dell’anno viaggia sulle glorie de “La buona novella”, opera basata in gran parte sui vangeli apocrifi e che si concentra più che altro sull’aspetto umano di Gesù Cristo. L’album è uscito sul finire del 1970, ma le classifiche di vendita del 1971 lo piazzeranno alla nona posizione assoluta. C’è tempo anche per un secondo album l’altrettanto fortunato “Non al denaro non all’amore né al cielo”, ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
Chi invece anticipa in un certo senso i tempi è Claudio Rocchi con il suo “Volo magico n°1”, venato di psichedelica acustica non distante da certe cose del primissimo Alan Sorrenti… solo che il primissimo Sorrenti è dell’anno successivo. Semmai si può dire che entrambi subiscono l’influenza di gente come Tim Buckley o Roy Harper, che comunque in Italia non era facile ascoltare all’epoca. I brani sono solo quattro, con la title track che supera i 18 minuti, fatto molto raro per l’epoca. Strumenti per lo più acustici, atmosfere oniriche e poco da invidiare ai summenzionati maestri. In seguito Rocchi sposerà il misticismo degli Hare Krishna.
Se la musica di Rocchi può essere chiamata progressiva in senso molto lato, quella delle Orme rientra invece perfettamente nei canoni del genere progressive. Il 1971 è per il gruppo veneto l’anno della svolta. Formazione stabilizzata sul trio (Aldo Tagliapietra voce e basso, Tony Pagliuca tastiere e  Michi Dei Rossi batteria), sull’esempio di Emerson Lake and Palmer che in quel periodo andavano per la maggiore, le Orme si lasciano definitivamente alle spalle un passato di buona, anche ottima musica leggera per brani più lunghi e complessi, perfettamente a fuoco e che resteranno per decenni nel repertorio del gruppo. L’album della svolta si chiama “Collage” e vende benissimo (26° posto finale nella graduatoria annuale), ma quello che conta è che brani come “Sguardo verso il cielo”, “Cemento armato”, “Era inverno” fanno capire di avere a che fare con un gruppo di dimensione internazionale.
Infine i New Trolls, che tentano un riuscito ma sempre difficile matrimonio tra classica e rock nel “Concerto Grosso”, con musiche di Luis Enriquez e citazioni musicali che vanno da Bach a Jimi Hendrix. Il tutto dosato con classe e gusto. Nel secondo lato dell’album una pseudo-improvvisazione intitolata “Nella sala vuota”, un po’ dispersiva in verità. Per confermare che un taglio netto però non c’era ancora stato, l’”Adagio” dal “Concerto Grosso” dei New Trolls parteciperà alla rassegna estiva per juke-box, il “Festivalbar”, con tanto di esecuzione dal vivo nella serata finale. Per la gioia di Vittorio Salvetti…

GIOCO DI BIMBA
(Le Orme)


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