CANZONISSIMA '72 - primo turno bis (puntata n. 119)
di Dario Cordovana
Per completare il primo turno di Canzonissima mancano ancora due puntate e sedici cantanti: vediamoli. Nella terza puntata Mino Reitano stacca il biglietto per il terzo punto con il brano presentato a Venezia, un valzer da sagra paesana intitolato “L’amore è un aquilone” (Francamente, a questo punto l’amore può essere qualsiasi cosa). A rendergli la vita difficile, in modo quasi imprevedibile è un giovincello di primo pelo, tal Peppino Di Capri. A parte gli scherzi, il buon Peppino ha cominciato proprio nel 1972 il suo rilancio dopo anni di semi-oblio e grazie ad una sigla televisiva, quella del programma del momento, il “Rischiatutto” di Mike Bongiorno. Difatti, “Amare di meno”, scritta dal giovane autore catanese Umberto Balsamo, sfiora il colpaccio di fregare il primo posto a Reitano; non ce la fa per poco, ma si toglie la soddisfazione di relegare al terzo posto Claudio Villa, che si affida a un classico della canzone napoletana, “Tu can nun chiagne”. Con questi tre grossi calibri, cosa poteva fare il povero Gino Paoli? Il quale presenta la meravigliosa “Col tempo” di Leo Ferré, ma il distacco con i primi tre è abissale. Tra le donne con Orietta Berti in campo c’è poco da fare. La cantante ha una popolarità consolidata, presenta una canzone dignitosa (per gli standard suoi), “Ancora un po’ con sentimento”, presentata anche questa alla mostra di Venezia, e arriva direttamente al terzo turno. Benissimo si difende l’esordiente Marcella, la cui “Montagne verdi” è ancora popolarissima. Per il terzo posto, un po’ a sorpresa, Anna Identici la spunta su Marisa Sannia. Anna Identici sta portando avanti una vera e propria metamorfosi, sposa canzoni impegnate, e la sua “E quando sarò ricca” non sembra molto adatta al grosso pubblico di Canzonissima. Eppure Marisa Sannia, con un brano country come “Un aquilone”, riesce a fare peggio. Il brano è una cover del pezzo “Snowbird” di Anne Murray, in Italia praticamente sconosciuto e Marisa lo interpreta con la consueta grazia. Forse il fatto di essere stata lontana dalle scene per circa un anno non ha giovato alla sua popolarità. La quarta puntata registra il ritorno di Gianni Morandi, che riceve un numero di cartoline di poco inferiore a quello di Massimo Ranieri. Apparentemente sembra non essere cambiato nulla e “Parla più piano”, basato sul tema de “Il Padrino”, è una sicurezza. Il secondo posto va a Peppino Gagliardi che va a ripescare “Signorinella”. Il terzo posto lo acchiappa Michele, che presenta una canzone nuova, “Per amore di una donna” e fa meglio di un Pino Donaggio, in decisa fase calante, reduce dal flop di Sanremo (e difatti la sua scelta cade su “L’ultimo romantico”, di Sanremo 1971), e in procinto di abbandonare la carriera di cantante per quella, fortunatissima, di compositore di colonne sonore (Donaggio è anche un valente violinista). Le canzoni presentate a Venezia la fanno da padrone anche per quanto riguarda le donne. Rosanna Fratello, che è all’apice della popolarità, con “Amore di gioventù” va al terzo turno, al secondo posto si piazza Gigliola Cinquetti con “Tu balli sul mio cuore”, una canzone delle sue che è meglio non commentare (ma la riscossa è vicina). Al terzo, ma più distante, Rita Pavone, che proprio non riesce a ritrovare il successo di una volta, e neanche “Amore, ragazzo mio” è la canzone adatta. Tra l’altro già le giurie in sala spesso la umiliano con punteggi bassissimi, tuttavia Rita mantiene pur sempre uno zoccolo duro di fans sufficienti per raggiungere il secondo turno. A rimanere fuori sarà invece Paola Musiani con “Amore immenso”, che vorrebbe essere nello stile di Mina, ma di Mina ce n’è una sola…
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