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6 dicembre 2018

Sanremo 1974: prima serata - (puntata n. 146)

di Dario Cordovana



Sanremo continua ad affondare. La Rai conferma le telecamere per la sola serata finale e l’organizzazione viene affidata a ben tre patron, Salvetti, Gigante e Ravera. Questi escogitano una trovata che dovrebbe rassicurare i big: finale assicurata per 14 di loro, mentre i cantanti di minore notorietà si disputeranno i quattro posti ancora disponibili. Presentano Corrado (alla prima e unica conduzione al Festival e, in realtà, un po’ impacciato sulla pronuncia degli artisti stranieri) e Gabriella Farinon, a quei tempi garanzia di classe e professionalità.
Vediamo quindi i partecipanti alla prima serata, iniziando dal gruppo A, dove c’è la lotta per accedere alla finale. Aprono i Domodossola con “Se hai paura”, una canzone senza infamia e senza lode, che risulta la più votata e dimostra ancora una volta di quanto il pubblico sia desideroso di un cambiamento, ma poi le giurie risultano molto tradizionaliste.
A seguire c’è l’Orchestra Spettacolo di Raoul Casadei, la cui popolarità è notevolmente aumentata a livello nazionale dopo il Festivalbar. La loro canzone, “La canta” è la prima delle escluse, ma onestamente quella loro sembra un’occasione mancata, che però non intralcerà più di tanto la loro carriera e la loro popolarità. Di Kambiz si sa che è un campione iraniano di ping pong, ma residente da tempo negli Stati Uniti. E’ caratterizzato da una voce roca un po’ alla Andrea Mingardi. Dopo la sua prescindibile “Canta con me” sparirà dalle scene.
Rossella è una cantante che avrebbe meritato maggiori soddisfazioni. Il suo brano, “Qui”, dedicato ad uno dei nipotini di Paperino (sto scherzando ovviamente…) è scritto da Riccardo Cocciante e si sente, ma arriva ultimo (vedi sopra il discorso fatto sulle giurie). Un vero peccato. Manca la finale anche Donatella Rettore, all’esordio con “Capelli sciolti”. Chi ha memoria della Rettore di “Splendido splendente” e “Kobra” se la scordi, qui canta una canzone lenta con il ritornello che si apre nel finale. Tutto non sufficiente per farsi ricordare.
Il secondo posto disponibile per la finale va a Valentina Greco e a “Notte dell’estate”. Il testo parla di prime volte, di un figlio che nascerà, qualcosa sta cambiando nella morale, ma la musica è quanto di più tradizionale si possa immaginare (e non è un complimento). Ci manca solo di parlare di Sonia Gigliola Conti che presenta “Ricomincerei” e mette in mostra una buona voce, al servizio di una canzone S.I.S.L. (senza infamia senza lode). Personalmente mi ricorda Donatella Moretti.
Il girone B presenta big e stranieri. Dopo un anno di pausa torna al Festival Nicola Di Bari, con “Il matto del villaggio”, ma il tema della canzone non si discosta tanto dalla “Forestiero” portata due anni prima da Michele: un pezzo troppo debole per rinverdire i fasti dei trionfi di Nicola al festival e che per giunta si conclude con un anticlimax musicale e con dei versi che non sono proprio il massimo dell’allegria (insomma per farla breve si presume, dal ritrovamento del suo banjo, che il matto sia morto).
Buona la canzone di Little Tony (“Cavalli bianchi”), che da qualche tempo segue uno stile melodico, ma non banale, che però non gli regala il consenso del pubblico. Ma veniamo ai primi stranieri, Mouth and MacNeal, tra quelli che hanno messo più in crisi Corrado. Vengono dal successo di “How Do You Do?” (che però in Italia ebbe una versione autoctona di Kathy and Gulliver di superiori riscontri in classifica). I due olandesi presentano “Ah! L’amore” cantata in gran parte in inglese, con il solo ritornello in italiano. E’ un brano simpatico, ma verrà dimenticato dopo la fine del Festival.
Torna al Festival dopo tre anni Al Bano con una sua canzone, “In controluce”, scritta con Paolo Limiti. Non si tratta di un periodo molto felice a livello di popolarità per il cantante pugliese, che inizia a perdere un po’ di feeling con il suo pubblico. Gianni Nazzaro invece si serve di una canzone di Claudio Baglioni, “A modo mio”, che inizialmente doveva essere cantata al Festival da Josè Feliciano, ma Nazzaro non sfigura.
Attesa al varco dopo il successo di “Serena”, Gilda Giuliani ci riprova con “Senza titolo”, canzone ancor più raffinata che si piazzerà bene. Sarà la sua ultima partecipazione a Sanremo, vista la crisi della manifestazione che spingerà molti dei cantanti tradizionali a stare alla larga per anni dal Festival. Infine Rosanna Fratello, che a Sanremo non ha mai avuto fortuna. Non sarà “Un po’ di coraggio” che si piazzerà nelle retrovie a invertire la tendenza, malgrado un bell’accordo al termine della canzone, troppo tardi per cambiarne le sorti…

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Bello articolo e quanti ricordi

Andrea Uno

10/12/2018 10:43:06


 
 

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