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14 agosto 2023

IL SECONDO TURNO DI CANZONISSIMA 1974 (puntata n. 162)

di Dario Cordovana



Nel secondo turno la lotta tra i cantanti si fa ancora più cruenta: sei cantanti di musica leggera per puntata e ne passa solo la metà, mentre per la musica folk sono sempre in due, uno contro l’altro. Le puntate del secondo turno sono tre.
La prima viene aperta da Gino Paoli (una rarità vederlo così avanti), che coerentemente presenta un brano del suo repertorio recente, “La donna che amo”, tanto sa che le possibilità di cavarsela stavolta sono quasi nulle. Qualche velleità in più per i Nomadi che hanno una bella canzone da presentare, “Voglio ridere”, già diventata un successo in quanto sigla finale del “Rischiatutto” di Mike Bongiorno. Ben accolta dalle giurie in sala, ma non abbastanza da mettersi al riparo dagli sconvolgimenti da cartoline. La concorrenza è infatti feroce: lo sa bene Peppino Di Capri, che per evitare sorprese in stile Claudio Villa, va sul sicuro con “Champagne”, che nel frattempo è ormai diventata un classico. Rischia tanto invece Gigliola Cinquetti, per altro vincitrice della passata edizione, che sceglie un pezzo difficile come “Non andare via” di Jacques Brel, un pezzo che lei aveva inciso, ma in francese e che, per non suicidarsi troppo ha deciso di cantare in italiano a Canzonissima. Non servirà.
Ed eccoci al girone folk con la sfida tra Tony Santagata (“La zita”) e Marina Pagano (il classico della canzone napoletana “Michelemmà”). Malgrado la resa impeccabile della Pagano non c’è partita con Santagata che ha scelto un pezzo di presa molto più facile e ripropone la questione se sia giusto o meno portare il folk in tv in questa maniera.
Torniamo alla musica leggera. Al Bano si affida alla canzone di Sanremo e rischia un po’ perché alla fine la Cinquetti non è poi così lontana, soprattutto a livello di cartoline, mentre i Vianella con la popolarissima “Tanto pe’ cantà” vincono facilmente la puntata.
La settimana seguente apre le danze Gilda Giuliani. Naturalmente è un modo di dire, perché i suoi brani non sono propriamente ballabili. Gilda è una cantante coraggiosa: è vero che non possiede un vasto repertorio a cui attingere (come i Camaleonti che la seguono che si credono al sicuro con “L’ora dell’amore”), ma potrebbe scegliere delle cover famose e gradite al pubblico, invece punta su un brano nuovo, “La trappola”, estrapolata dal suo album “Si ricomincia”, e quindi non molto noto al grosso pubblico. Eppure, miracolo, per meno di cento voti riesce a sopravanzare i Camaleonti e passare al terzo turno. Gianni Nazzaro sceglie invece una canzone di Sandro Giacobbe, “Signora, addio”, in pratica “Signora mia” con un testo un po’ diverso. Il pubblico conosce la canzone, Nazzaro è più che popolare e vince comodamente la puntata. Gianni Bella al primo turno si è giocata la carta del successo estivo (“Più ci penso”) e, avendo appena iniziato la carriera di cantante, presenta un pezzo nuovo, “Guarda che ti amo”, certamente non all’altezza del precedente. Dopo i due cantanti folk, con Fausto Cigliano (“Simm’e Napule paisà”) che ha la peggio nei confronti di Lando Fiorini (“Pupo biondo”), tocca a Nicola Di Bari che dopo aver passato il primo turno grazie a…Piero Ciampi (!), ritenta il colpo con lo sconosciuto (allora) cantautore calabrese Rino Gaetano, di cui interpreta “Ad esempio a me piace il sud” (la versione di Rino si trova nel suo album di esordio, “Ingresso libero”). Nicola ottiene solo un quinto posto, sia dalle giurie (e si poteva comprendere) che dalle cartoline (sic transit gloria mundi!) e viene così eliminato. D’altra parte bisogna fare largo alla coppia del momento, Wess e Dori Ghezzi. E’ un piacere vederli duettare in “Voglio stare con te”, la loro versione di “United We Stand” dei Brotherhood of Man che ha dato inizio al loro sodalizio. Li rivedremo in semifinale.
Nella terza puntata ritroviamo per primi i Dik Dik, che si ritrovano in tutti i sensi “Senza luce”. Chi non corre questo rischio è ovviamente il grande favorito Massimo Ranieri che distanzia tutti grazie alle cartoline, ma già era stato premiato dalle giurie, con un classico della canzone napoletana “Te voglio bene assaie”. Se la cava bene anche Mino Reitano che sceglie, come i Dik Dik, una cover, ma molto più attuale. “Dolce angelo” non è altro che la versione italiana di “Sugar Baby Love”, grande hit dei Rubettes. Subito dopo Orietta Berti, come Al Bano, punta sulla canzone di Sanremo, “Occhi rossi”, che al Festival le aveva dato qualche soddisfazione. Si trattava però di un Festival in tono minore e, già massacrata dalle giurie, Orietta viene premiata poco dalle cartoline e finisce quarta. Ahi ahi ahi signora Berti…
Dopo la singolar tenzone tra le due canzoni folk, con l’immensa Maria Carta (“La corsicana”) che prevale nettamente sull’onestissimo Duo di Piadena (“Teresina ‘mbriaguna”), si torna al girone della musica leggera. Peppino Gagliardi aveva superato di un soffio il primo turno (su Little Tony) e arrivato al secondo turno, malgrado l’antichissima “Signorinella”, ha praticamente esaurito le batterie. Chiudono gli Alunni del Sole con quella “Un’altra poesia” che avevano presentato con scarsa fortuna nelle semifinali dello scorso anno. Stavolta però è diverso, il brano è ormai un successo riconosciuto e il gruppo si permette di strappare il terzo posto a Orietta Berti! La quale viene però ripescata e ammessa alle semifinali come migliore quarta. C’è chi è capace di cadere  sempre in piedi…

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