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Le classifiche dei singoli all’inizio del 1975 (puntata n. 165)
di Dario Cordovana
Prima ancora che finisca Canzonissima si capisce che le vendite degli anni precedenti restano un ricordo. L’unica nota positiva è la prima posizione raggiunta dalla sigla finale, “E’ la vita, la vita” di Cochi e Renato, prima volta in assoluto di una sigla finale di questo programma a volare così in alto e prima volta del simpatico duo, che tante volte aveva provato a tirare fuori un tormentone che oltre a rimanere nell’immaginario collettivo (come “La canzone intelligente”) vendesse pure bene. Al loro successo si aggiunge quello, in verità più modesto, della sigla iniziale, “Felicità tà tà” di Raffaella Carra.
A togliere il primato a Cochi e a Renato (scusate la rima), sarà il brano vincitore di quella edizione, “Un corpo e un’anima” di Wess e Dori Ghezzi che, dopo aver convinto soprattutto le giurie di quel programma, finalmente arriva al grosso pubblico. Sarà al primo posto per otto settimane di seguito, fino alla seconda metà di marzo. Si tratterà di un exploit isolato, al di là del successo della vincitrice del girone folk, “Lu maritiello” di Tony Santagata, che farà capolino nelle zone basse della classifica. Insomma, declassata a programma della domenica pomeriggio, “Canzonissima” fa un successo da… domenica pomeriggio e non stupisce più di tanto la decisione della Rai di mandarla definitivamente in pensione.
Cos’altro presentano le classifiche della prima parte del 1975? Detto che “Bellissima” di Adriano Celentano era già in classifica alla fine dell’anno precedente, così come “Rumore” di Raffaella Carrà, che con la sigla di Canzonissima si trova ad avere due singoli in classifica contemporaneamente, la vera novità è “Sereno è”, nuovo singolo di Drupi, che serve a rafforzare la sua popolarità che lo difenderà in futuro per un po’ da qualche singolo non del tutto riuscito.
La canzone che toglierà il primato a Wess e Dori Ghezzi sarà però “Un’altra donna” dei Cugini di Campagna, che dopo i primi successi di “Anima mia” e “Innamorata”, raggiungono finalmente la vetta con questo pezzo di cui oggi ci si è un po’ dimenticati, ma che diede anche il titolo al loro album del periodo, che includeva i due singoli precedenti.
Per il resto continuano ad andare bene i brani strumentali, prova ne sia la M&G Orchestra, ennesima incarnazione dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis, che proprio dovevano vergognarsi dei loro nomi all’anagrafe (oltre a questa sigla erano noti come Oliver Onions, Barqueros, Dilly Dilly…). Il loro successo invernale si chiamava “Verde”, una melodia semplicissima, ma di buon successo.
C’è gloria anche per due mostri sacri della canzone italiana: Iva Zanicchi, torna brevemente in classifica con la sua versione di “Testarda io” di Roberto Carlos e Sergio Endrigo fa lo stesso scegliendo un genere che non si sarebbe detto nelle sue corde: la canzone per bambini. “Ci vuole un fiore” è il brano di punta del suo ultimo omonimo album, un progetto di pezzi che hanno i testi scritti dal poeta Gianni Rodari e le musiche dallo stesso Endrigo e da Luis Enriquez Bacalov, con cui il cantautore di Pola collabora ormai da anni.
Sarà proprio il successo del brano di Endrigo a dare il via a tutta una serie di brani per l’infanzia con cui si misureranno in cerca di fortuna la stessa Iva Zanicchi, Gianni Morandi, Memo Remigi, Bruno Lauzi, Loretta Goggi, Lino Toffolo e purtroppo anche Pippo Franco e Corrado quando la grazia iniziale del pezzo di Endrigo sarà ormai un lontano ricordo e i soggetti delle canzoni le avvicineranno caso mai alle commedie scorreggione in voga in quel periodo. Ma stiamo parlando dei primi anni ottanta. Per ora si insegnano ancora cose nobili quali: “Per fare un albero ci vuole il legno/per fare il legno ci vuole l’albero…” Ah, Rodari Rodari, se solo avessi saputo che cosa c’era dietro l’angolo…
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