Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - 11 - 1965: le colline sono in fiore ...
di Dario Cordovana
Chi non conosce “Yesterday”? Oppure “Il mondo”? O ancora “Io che non vivo (senza te)”? Queste canzoni sono così celebri che è davvero impensabile che qualcuno non le conosca. Eppure nel 1964, sembra incredibile, nessuno le conosceva. Come mai? Ma perché queste canzoni vennero composte e lanciate l’anno dopo, nel 1965. Di queste solo la terza proviene da Sanremo (vorrei vedere… ”Yesterday” a Sanremo…), venne cantata dal suo autore Pino Donaggio in coppia con Jody Miller e andò in finale, ma non vinse. Il Festival doveva infatti risarcire Bobby Solo della mancata vittoria dell’anno precedente, quando “Una lacrima sul viso” venne privata del probabile primo posto a causa di una laringite che aveva costretto il nostro Bobby a cantare in playback. Così la vittoria appianse ed arrise a “Se piangi, se ridi”, un’altra ballatona alla Elvis Presley che ebbe un buon successo all’epoca, ma non rimase nella storia come la canzone dell’anno precedente, anche se potè vantare una bizzarra cover…del cane di Marcello Mastroianni a “Studio Uno”. A festeggiare con Solo furono i New Christy Minstrels dai quali proveniva Barry MacGuire che lanciò la famosa canzone di protesta “Eve of destruction”. Il Festival di Sanremo del 1965 passò alla storia anche per l’unica partecipazione del bruttoide Vittorio Inzaina, per l’esordio di Peppino Gagliardi, che accoppiato a Timi Yuro (che aveva lanciato la versione originale di “A chi”) non arriverà neanche in finale, per la bella “Il tuo amore” di Bruno Lauzi e per l’arrivo al Festival tra gli stranieri, anche quest’anno molto numerosi, della grande cantante inglese Dusty Springfield, non ancora diventata la più grande cantante soul bianca, e che comunque mal servita dai due brani affidatile non arriverà alla finale. Ci furono comunque tante altre cose interessanti in quel Festival presentato da Mike Bongiorno (che inanellò un filotto di cinque Festival dal ’63 al ’67, record eguagliato da Bjorn Borg a Wimbledon tra il ’76 e l’80): un Nicola Di Bari ancora poco confidenziale e molto urlatore, con gli occhiali che avevano delle stanghette impressionanti, che in coppia con Gene Pitney propose “Amici miei”; “Le colline sono in fiore”, una canzone delicata che fece la fortuna di Wilma Goich in periodo pre-Vianella; “E poi verrà l’autunno”, altra canzone non approdata in finale che verrà ripresa con grande sfoggio di bravura da Mina (che l’anno prima dagli scarti del Festival aveva recuperato “E se domani…”); la partecipazione addirittura di una cantante giapponese, Yukari Ito, che affiancherà Bruno Filippini nella bella composizione del maestro Gorni Kramer “L’amore ha i tuoi occhi” (a mandorla, evidentemente). C’era anche Tozzi, non Umberto, ma il fratello maggiore Franco, che per avere il meritato successo dovrà attendere il “Disco per l’estate” di quell’anno con “I tuoi occhi verdi”, e, per la categoria “gli mancano i gradi, i gradi di vista, e porta gli occhiali, con lenti assai spesse” c’era il giornalista-cantante John Foster, poi direttore del settimanale “Oggi” col vero nome di Paolo Occhipinti ed interprete di un buon successo da mattonella come “Amore scusami”:la sua “Cominciamo ad amarci” però non lascerà molte tracce.
Wilma Goich canta "Le colline sono in fiore
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