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20 marzo 2008

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Di tutto un ... pop

di Dario Cordovana



Ah, il 1966! (sospiro). E’ proprio in quell’anno che il rinnovamento della musica pop italiana (massì, chiamiamola così, in fondo che senso ha “leggera”? Come se ci fosse una musica pesante…ad esempio Gigi D’Alessio fa musica leggera o pesante?) di cui si fanno carico una serie di personaggi nuovi, siano essi solisti o gruppi, arriva al suo massimo compimento.
Quelli che venivano chiamati con disprezzo i “capelloni”, avevano ormai soppiantato quasi del tutto, nel cuore dei giovani e dei giovanissimi, i vecchi idoli travestiti da bravi ragazzi. Quasi del tutto perché i Morandi e le Pavone continuavano sì a dettare legge, ma certamente erano un po’ meno soli. E la compagnia non era formata da quel Modugno e quella Cinquetti che avevano vinto Sanremo (buon exploit nelle classifiche di vendita nel primo mese dopo il Festival, poi più nulla); come già detto la vera trionfatrice di quell’edizione della kermesse nostrana fu Caterina Caselli da Shasshuolo, che ballava mentre cantava (come in fondo a volte faceva la Pavone) ed aveva il casco d’oro (segno che anche dal punto di vista del look qualche traccia bisognava lasciarla). “Nessuno mi può giudicare” non rimase un successo isolato per Caterina, ma venne presto affiancato da “Cento giorni”, “Perdono” e “L’uomo d’oro” (quest’ultima presentata con successo al Disco per l’estate di quell’anno). “Perdono” in particolare fu un enorme successo, ma mal si sposava con l’idea che i giovanissimi si erano fatti della Caselli, e cioè una ragazza indipendente che non voleva essere giudicata da nessuno non poteva chiedere perdono.
C’era poi chi alla contrapposizione tra giovani e “matusa” dedicava proprio alcune canzoni come il contestatore Antoine, che prima di darsi alle canzoncine allegre in realtà era chiamato addirittura il “Dylan d’oltralpe”; “Le divagazioni di Antoine”, famoso brano dell’epoca, inizia con le parole:”La gente ride e non capisce mai/se ho i capelli lunghi sono fatti miei”, e poi più in là continua: “Ieri avete avuto una delusione/non c’era Topo Gigio alla televisione/siccome a Topo Gigio piace lo yè yè/in quel momento stava al folk club con me”. C’era anche Gene Guglielmi lanciato dal programma tv “La fiera dei sogni” di Mike Bongiorno, che cantava “I capelli lunghi”, ed ancora i Nomadi (“Come potete giudicar, come potete condannar, chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam”, gnam gnam) e i Rokes che parlavano di “un mondo vecchio che ci sta crollando addosso ormai”. Numerose anche le canzoni che parlavano di pace e contestavano la guerra (“Auschwitz”, ma soprattutto “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” di Mauro Lusini che ottenne grande celebrità grazie alle versioni di Gianni Morandi e di Joan Baez).
Erano però i gruppi i veri dominatori di quell’anno; molti di loro, ottennero in quell’anno i loro più grandi successi, alcuni lanciati dal Cantagiro di quell’anno che per la prima volta dedicava il girone C interamente ai complessi: i Giganti (“La bomba atomica”, “Una ragazza in due” e “Tema”), l’Equipe 84 (“Io ho in mente te”, “Auschwitz” e “Bang Bang”), i Rokes (“Che colpa abbiamo noi” ed “E’ la pioggia che va”), i Dik Dik (“Sognando la California”), i Corvi (“Un ragazzo di strada” e ancora “Bang Bang”), i Nomadi (“Noi non ci saremo” e “Come potete giudicar”), i Renegades (“Cadillac”), i Sorrows (“Mi si spezza il cuore”); altri, pur non ottenendo clamorosi hit nelle classifiche erano molto popolari, come i New Dada di Maurizio Arcieri (poi solo Maurizio e poi in pieni anni ottanta metà dei Krisma), i Camaleonti ancora con Riki Maiocchi in formazione (prima che venisse ceduto alla Pro Vercelli), i Pooh, che emettevano i loro primi vagiti (chi avrebbe mai immaginato…), i Profeti di Renato Brioschi (poi semplicemente Renato dei Profeti, e poi produttore di Eros Ramazzotti – ma pensa te!), e poi ancora i Casuals, i Motowns, i Balordi, i Ribelli, i Bad Boys, i Bisonti, i Delfini, i Satelliti, i Jaguars…

Mauro Lusini canta la versione originale di "C'era un ragazzo che come me, amava i Beatles e i Rolling Stones


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Commenti lasciati per:

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Ti stai avvicinando al '67, ad un sanremo particolare, durante il quale, penso, passò la voglia di cantare....

dario71

20/03/2008 17:16:53


 
 

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