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10 maggio 2008

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - 22 - Alla Corte di Pappagone 2 (la vendetta)

di Dario Cordovana



Proseguiamo con il racconto del primo turno di “Scala Reale”, trasmissione TV di fine 1966 abbinata alla lotteria di Capodanno. La seconda puntata vede lo scontro tra la squadra di Sergio Endrigo e quella di Gene Pitney. Con Endrigo, che presenta “Girotondo intorno al mondo”, sono Franco Tozzi, fratello maggiore del più noto Umberto (e che Aba Cercato annuncia come Fausto Tozzi, confondendosi con un attore e regista italiano che aveva questo nome), Carmen Villani e la giovane Marisa Sannia. Tozzi presenta il suo pezzo più celebre “I tuoi occhi verdi”, vendutissimo successo risalente al “Disco per l’estate” dell’anno prima, la Villani la vivace “Bada Caterina” (composta dal grande Armando Trovajoli) e l’esordiente Marisa Sannia la bella “Tutto o niente” scritta dallo stesso Endrigo come molti successi della cantante sarda.
Gene Pitney, ancora alle prese con “Nessuno mi può giudicare”, che però ottiene una pioggia di cartoline, è affiancato da Betty Curtis (“Chariot”), Tony Dallara (“Come prima”) e la debuttante Anna Lenzi (“E se domani”); come si vede non certo un cast che guardava al futuro (ed infatti anche di Anna Lenzi si son perse le tracce), ma grazie alla canzone di Sanremo Pitney passerà il turno.
Nella terza puntata Claudio Villa sfida Aurelio Fierro. Villa aveva vinto nel 1964 “Napoli contro tutti” cantando “O sole mio” e adesso si trovava davanti una squadra di napoletani veraci come Fierro (“Lazzarella”), Gloria Christian (“Tiempe belle ‘e na vota”), Tullio Pane (“Tarantella napoletana”, a proposito devo ricordarmi di comprarlo, il pane) e la deb Enza Nardi (“Lili Kangy”). Con Villa che troneggia con la vecchia “Granada” sono Achille Togliani (“Come stasera mai” di Sergio Endrigo), Iva Zanicchi che canta “Fra noi (è finita così)” e il nuovo Gianni Pettenati che in quel periodo aveva il suo più grande successo con la cover del pezzo “The pied piper” di Christian St.Peters che nella versione di Pettenati omaggiava la celebre trasmissione radiofonica “Bandiera gialla”. Malgrado il successo personale di Aurelio Fierro, non c’è partita: Villa da solo ottiene più del doppio dei voti dell’intera squadra avversaria!
Ancora napoletani nella quarta puntata: stavolta tocca ad Ornella Vanoni sfidare il napoletanissimo Nunzio Gallo. Con Ornella che canta “Cercami” sono Fred Bongusto (“Se tu non fossi bella come sei”), Anna Identici (con “Un bene grande così”, un’esilarante canzone dedicata alla mamma della quale val la pena riportare parte del testo: “Ho imparato che il bene più grande che esista nel mondo è sempre la mamma…”, il tutto con la Identici che cantava aprendo le braccia quando diceva “anch’io ti voglio bene/un bene grande così”…formidabile) ed infine, last but not least Papete alias Mario Guarnera che interpreta “Dai vieni giù”. Qui siamo ai limiti del grottesco: Mario Guarnera si vergogna del suo nome e si va a scegliere lo pseudonimo di Papete! Ma si può? Se ne accorse anche la Vanoni che quando seppe che a Sanremo ’67 avrebbe dovuto cantare “La musica è finita” in coppia con Papete pretese che cambiasse nome. Si poteva dir di no ad una star come Ornella Vanoni? Naturalmente no, e fu la fine di Papete.
Nunzio Gallo invece, non rendendosi conto di chi ha in squadra presenta “Guapparia” e schiera Mario Abbate (“I’ te vurria vasà”), Mario Merola (che deve ripiegare su “Surdate”) e l’esordiente Tina Polito, con l’accento sulla o, che ottiene un buon successo personale con “Cerasella”. La giovane Pòlito sarà a lungo protagonista del programma di Pippo Baudo “Settevoci”. Alla fine ce la fa Ornella Vanoni, grazie alla sua canzone che ottiene quasi il doppio dei voti di quella di Nunzio Gallo, e che dà agli esigenti telespettatori un’altra occasione per apprezzare la canzone di Anna Identici…

Anna Identici canta "Un bene grande così"


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Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - 22 - Alla Corte di Pappagone 2 (la vendetta)
 

 

non so se c'entra molto con il vosrto argomento ma devo confessare che non ho più potuto seguire la radio da quando ho cominciato a lavorare, con contratto. Da allora in poi la radio potevo sentirla solo a ora di pranzo.
Da tempo la sento solo quando sono in macchina. Per fortuna uso molto la macchina , ma non in città

fara

10/05/2008 17:24:10


 
 

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