FESTE ELETTORALI? NON CONTATE SU DI ME...
di Daniela Vaccaro
La scorsa settimana il mio amico A. mi ha invitato ad una festa. Mi ha invitato con un sms, in cui mi diceva di portare anche amici. Una festa con musica anni ’70 e ’80, e si sa, data la mia età – e quella di molti amici – la vena della nostalgia fa presa. D’accordo, invito una serie di amici e raccolgo adesioni entusiaste. Un po’anche perché per adesso – tra le elezioni imminenti e una serie di motivi più o meno personali – tra i miei amici c’è una certa depressione strisciante. Già, le elezioni. Io so benissimo che il mio amico A. è di destra. Non centro destra, proprio destra. Basta guardare cosa è appeso alle pareti del suo studio professionale. Basta fare con lui un discorso che riguardi la politica. Detto questo, non è che se uno vota a destra non può essere mio amico. Non me lo sposerei, questo no, ma si può essere amici. Anche nelle discussioni più accese con lui, quando sentivo il sangue montare alla testa, non ho mai pensato di togliergli il saluto…a parte gli scherzi, voglio dire, l’amicizia personale non è in discussione. Ma torniamo alla festa. Sabato l’amica E. mi avverte che la festa in questione, in programma per la serata, è una festa elettorale per il centro-destra. L’amica E. dice che andrà comunque, anche se le sue idee vanno da tutt’altra parte. Io invece no. Io non ho avuto neanche bisogno di decidere. Già mentre leggevo l’sms di E. sapevo che non sarei andata. E neanche gli amici a cui l’avevo detto. Ho inviato un sms ad A., scusandomi con lui e spiegandogli le mie ragioni. Questione chiusa. Non ho certo telefonato a E. per convincerla a non andare. Non cambia certo la mia opinione su di lei perché ha deciso di prendere in considerazione solo l’aspetto ludico della festa. Ieri però ricevo un altro sms, anzi una serie di sms, da un altro amico, chiamiamolo B., perché il suo nome comincia pure per “a” e rischiamo di confonderci. B. mi dice in tono risentito: Spero che sabato non sia venuta alla festa di A. perché c’era qualcosa in giro che ti piaceva di più fare e non, come mi hanno detto, perché era una festa di “destra”. Ora, a parte la considerazione che io, invitata ad una festa da un amico, non deciderei all’improvviso di non andarci più perché ho trovato qualcosa di più piacevole da fare – al massimo cercherei di conciliare le due cose – ho risposto che se l’amicizia non è in discussione, le mie idee neanche. Al che B. mi ha dato della massimalista, dicendo che avevo perso un’occasione di confronto, e che avrei da ora in poi dovuto rimanere a casa a lamentarmi davanti a un pezzo di frittata. Io non la penso così. Le feste elettorali non sono occasioni di confronto. Sono un posto dove si va per contarsi. C’erano tot persone. Bene, io non voglio far parte di quel tot di persone. Non voglio essere contata con loro. Non vado a festeggiare l’annuncio di quello che per me sarebbe un disastro. Non condanno chi – tra i miei amici – la pensa diversamente, e pretendo lo stesso rispetto per la mia scelta, talebana per quanto possa sembrar loro. Non credo del resto che A. sarebbe venuto ad una festa di Rifondazione.
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