Cattivi pensieri (estate in città)
di Davide
L’aria si fa tiepida, il sole
domina il cielo ormai terso e azzurro, nei giardini si spande forte
l’inebriante odore della zagara, si sente irresistibile la voglia di mare, di
uscire fuori e gridare felice……che palle sta arrivando l’estate. La bella stagione, calda,
caldissima, torrida. Altro che profumo di zagara e
pitosforo, in estate in città domina la puzza acida di munnizza accatastata e
grondante di liquidi mefitici, attorno ai quali si radunano stormi di festanti
zanzare tigre e strani muschitte dal morso doloroso ed urticante, insensibili
ad ogni forma di insetticida, che alla fine intossica solo te. E piuttosto che
i fiori sbocciano e proliferano soprattutto i condizionatori. In macchina, in ufficio, nei
negozi, nei supermercati, magari fra un po’ anche per strada e soprattutto, in
casa. Vola la bolletta, si allarga il
buco, nell’ozono e nelle nostre tasche, e si produce ancora più calore che
chiama ancora più condizionatore che emette ancora più calore che fa crescere
l’esigenza del condizionatore che…. E anche se, magari, vuoi essere
parco, limitarti a far circolare l’aria in casa, aprire le finestre per godere
della leggera brezza che una città di mare potrebbe garantire (salvo scirocco),
ecco che devi condividere la tua vita con quella di tutto il vicinato e perché
no anche dei loro amici e passanti, subendo angherie e soverchierie di ogni
genere. E già, perché l’estate è
soprattutto la stagione dei cafoni, spuntano tutti come i crastuna e se prima
si mimetizzavano e sopprimevano i propri istinti ora, soprattutto al calar
delle tenebre escono fuori come gli zombie di Romero. La notte dei vastasi viventi. La sera è tutto un proliferare di
allarmi che suonano ore ed ore, prima con un suono sibilante e violento poi
scemando in un rantolo stonato al quale si aggiungono sempre nuove e stridenti
note, di moto e macchine rombanti con i finestrini aperti dai quali si diffonde
un’ insensato e pompante rumore assai impropriamente definito musica (ma alcuni
pompano a palla anche Gigi D’Alessio), di simpaticissimi ragazzi che escono
alle dieci, ciollano fino alle undici sotto casa (che sarebbe anche la tua) e
poi vanno finalmente affanculo tornando però tra le quattro e le cinque
mettendoti al corrente delle risultanze della serata e salutandosi
festosamente, lanciando rutti infarciti di “minchiacompà”, di ziti che si
accompagnano creando un codazzo di macchine che va perdendo pezzi man mano con
le auto che si fermano sotto casa e stanno anche venti minuti con il motore acceso
per mantenere in tiro l’amata aria condizionata e rumore della ventola che
sostituisce il solito e scontato sottofondo musicale dell’unzaunza. Per non parlare delle intere comitive di amici
ma soprattutto di parenti con nonni e nipotini che urlano, cantano e piangono senza
che un cabbaso di parente magari di secondo grado o acquisito gli tappi quella
boccaccia, salvo qualche nonna volenterosa ed in vena di martirio che vede
frustrato ogni tentativo pedagogico dal “cretina e scema” della bambinetta e dal
“e lasciala stare, mamma” della madre stravaccata sulla poltrona mentre con una
mano si soscia e con l’altra si gode l’agognata sigaretta. Accanto “i padri
maschi” parlano (urlano per superare gli strilli dei figli) tra loro di
automobili, veline e dell’ultimo modello di cellulare. Addio speranza di poter
vedere e, soprattutto, ascoltare musica o TV, a meno che non ci si accordi su
un programma e vederlo tutti assieme ma ciascuno dal suo appartamento, di
parlare con chicchessia senza questo continuo rumore di sottofondo. Di riposare
o dormire non se ne parla. Così se hai la sfortuna di dover
o, perché no, di voler rimanere a casa non ti resta altro che chiudere tutto,
barricarti con l’aria condizionata a manetta in una sorta di bunker artificiale
(anche per quello che respiri) negazione di tutto e tutti quelli che ci sono
fuori. E nonostante ciò è sempre reale
il rischio che il vicino sia un frequentatore del barbeque urbano a base di
stigghiole (guardi come le faccio io…) e ti arrivi dallo split la sua fragranza
o abbia organizzato una rumorosa festa il cui momento clou è tra l’una e le due
di notte quando i bassi sparano a mille fino a fare risonare tutto l’edificio
in una orgiastica e democratica danza. Alla fine vieni sopraffatto,
inutile lottare, ti puoi salvare solamente immolandoti in nome della buona
educazione, raccogliendo qualche timpulone e, nel migliore dei casi, tre
quattro vaffa, o arrendendoti, vivendo nell’attesa della brutta stagione nutrendo
però dentro te il demone dell’odio, una specie di mostro vendicativo che si
nutre dei tuoi bocconi amari. Magari non te ne accorgi, sembri assuefatto ma
una notte all’improvviso un incubo ti viene a trovare. Il balcone del vicino, riempito
all’inverosimile di bambini urlanti che tirano i capelli e sputano in faccia a
sorridenti e compiaciuti nonni, di mamme fumanti e distratte, di papà dalla
voce baritonale in pinocchietto ed infradito, stonati dall’ennesimo bicchiere
di birra gelata, prima scricchiola sinistramente e poi miseramente crolla al
rallentatore davanti ai tuoi occhi inorriditi, travolgendo prima una comitiva
di giovani ruttanti seduti sul marciapiede sommerso da bottiglie di Ceres
vuote, poi due automobili circondate da altri ragazzi che ballano come cavalli
nitrenti al ritmo delle autoradio, quindi due famiglie appena rientrate a casa
allarmate dall’ennesimo scattare dall’antifurto ed infine due pali della luce
che così viene a mancare improvvisamente in tutta la strada facendo cadere su
tutto il buio e finalmente il silenzio. L’unico rumore, spaventoso e gioioso,
il tuo sorriso sempre più forte e divertito. Poi nuovamente il silenzio, Un
lungo e sereno sospiro. Un respiro sempre più forte. Un ansimo che diviene
leggero rantolo, ritmato e corposo. E’ il sonno dei giusti, dei vendicati dalla
natura, dal destino amico, dal super eroe di chi assuppa da anni, speranza di
noi tutti, richiamato dai nostri tuonanti strali lanciati quale unico sfogo
impotente. Buonanotte e…buona estate.
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