Ci vuole un fisico bestiale - parte II
di Davide
(continua) Di contro gli uomini sono i più superficiali e arruffoni. Durante l’inverno l’unico movimento ricorrente è quello delle mandibole e, magari, la partita di calcetto serale settimanale, una specie di revival del tempo che fu, una fiera degli orrori in campo e soprattutto negli spogliatoi dai quali spesso si diffonde pungente l’odore delle pomate e degli unguenti, inutili ai fini degli esiti nefasti della partita ma dall’effetto balsamico tipo viksvaporub. Normalmente le goliardiche comitive perdono pezzi tra una partita e l’altra a causa di strappi, contusioni, fratture, infarti e via peggiorando. Così le formazioni si infarciscono di figli e ragazzini, a volte raccattati sul posto, la cui partecipazione accentua il carattere surreale dello scontro. A tal proposito divertentissimo è l’episodio, citato in un libro poi divenuto film al cinema questo inverno e intitolato Amore, bugie e calcetto, in cui un satanico Claudio Bisio, un “persempregiovane” (stucchevole autocitazione sic!!), per star dietro ai ritmi dei più giovani durante gli incontri settimanali di calcetto si dopa regolarmente sprofondando nella mediocrità e coprendosi di ridicolo quando, pentito, smette. Comunque è scientificamente provato, con il calcetto la panza non scala, anzi, visti gli orari improbabili in cui si gioca, si va regolarmente incontro a disordini alimentari e stravizi notturni. Lo sforzo è immane, la fame pure e, quindi, finisci per scofanarti tutto il commestibile ed oltre al tuo ritorno a casa o durante i raid notturni insonni per i dolori postumi. L’alternativa è la altrettanto frequentata corsetta. Mai da approcciare in comitiva con un gruppo di amici con cui condividere frustrazioni psico fisiche; queste sessioni cominciano sempre con buoni propositi ma poi al primo cedimento diventano veri e propri happening cultural – maschiali a base di “Oh compà a viristi…” e tematiche tipiche “automobilignoccacellularicalcio” con birretta finale. L’unica maniera di vedere un po’ di movimento sarebbe scatenargli contro un’orda di dobermann affamati ed incazzatissimi. Così spesso l’impresa si affronta in “solitaria” dotati di abbigliamenti assurdi multistrato che terminano spesso con una ceratina per amplificare sudore e senso di soddisfazione (oh di dimagrire manco a parlarne ma quanto ho sudato). Ognuno ha il suo stile, perfettamente scoordinato e mutevole in ragione al grado di stanchezza. Più che correre è un trascinarsi, braccia e gambe vanno per conto loro, la testa ciondola, i piedi quasi strofinano per terra lasciando un solco di suola gommata. L’equilibrio precario e l’andatura caracollante di questi Radcliffe dei poveri (sapete quella maratoneta britannica pluripremiata che corre tutta rigida con la testa a ciondoloni) danno un senso di inquietudine e di spiazzamento, fanno venire in mente i bimbi che hanno imparato da poco a camminare, delle torridipisa ambulanti che, sfidando ogni legge fisica, macinano metro su metro davanti agli occhi atterriti delle madri che nel frattempo sgranano rosari su rosari. Lo sguardo è perso nel vuoto spesso rivolto verso terra, alla ricerca della monetina perduta, spento come se avessero davanti a se l’immagine della intera famiglia della foto da cruscotto di un tempo solo che, in quella, trionfava la scritta “Non correre, pensa a noi”. Insomma sudore e sangue, ed ora maledici le tavolate festaiole e ti fai lunghissimi esami di coscienza che spesso terminano in “si vabbè ma non è che ho mangiato così tanto è che assimilo molto”, alcuni addirittura ingrasserebbero di loro, giurando e spergiurando “ma io non mangio nulla”, basta il pensiero, quella maledetta merendina sognata, quella dannata fetta di cassata desiderata, che subito si materializza proprio lì, sui glutei piuttosto che sui maniglioni. Allora davanti a tanto accanimento del destino una piccola scorciatoia non guasterebbe, una dopatina piuttosto, per chi se lo può permettere, un interventino ciuccia grasso o magari stringi stomaco, così non ci pensi più. E non importa poi se capita qualche piccolo inconveniente qualche possibile controindicazione, a tutto c’è rimedio e giustificazione. Anche il tanto amato Viagra dicono causi arrossamenti cutanei soprattutto in volto. Davanti allo sguardo sospettante di lei, tu, nudo, paonazzo quasi violaceo ma al massimo della tua eccitazione orgogliosamente mostrata, con sorrisino soddisfatto ed innocente potrai sempre dirle “Sai cara, è che sono molto, molto, molto timido”.
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