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15 settembre 2008

L’impiegata di Voghera ovvero la grande sorella ci osserva

di L'impiegata di Voghera



Riceviamo e democraticamente pubblichiamo (solo in parte condividiamo ma con supremo sforzo non ribattiamo)

 
Carissimi quattrofissa,

noto con colpevole ritardo questo vostro interessante sito, sul quale mi sono soffermata incuriosita sia dal nome, che dal sottotitolo.

Parto proprio da quest’ultimo in quanto lo sfogo, soprattutto se amaro, è un lusso terapeutico a cui dovremmo dedicarci più spesso anche per prendere le giuste distanze e vedere da prospettive più appropriate i pesi che ci gravano sulle spalle e che, soprattutto, ci avvelenano lentamente lo spirito.

Così da brava donna moderna, cosiddetta in carriera (ma quale…..), insomma lavoratrice con famiglia sulle spalle e, soprattutto, non più giovanissima d’età, insomma arrivata agli‘anta, ma non di spirito (si usa dire così per darsi un tono) vorrei approfittare del vostro sito per lanciare un messaggio in controtendenza, una piccola rivalsa contro lo sciovinismo imperante, alzare la voce della mia “categoria” dopo l’ennesima estate passata a subire messaggi e campagne volte al mantenimento della linea e alla elencazione quasi enciclopedica dei difetti che con il tempo rendono noi donne “poco adatte” alla stagione.

I cuscinetti, la buccia d’arancio, i rilassamenti ed il conto degli stravizi.

Bene, se tutto ciò servisse da sprono per una vita più sana, sia da un punto di vista alimentare che di attività fisica.

Ma quasi sempre tutto ciò si tramuta in un senso di oppressione ed inadeguatezza che porta noi donne, spesso insicure o magari solamente desiderose di piacere per pura vanità femminile, alla nevrosi da grande fratello. Un occhio metaforico che ti segue e ti osserva buttandoti spietatamente in faccia ogni tua piccola debolezza travolgendoti a lungo andare dentro il vortice senza speranza del “guarda quella” che rappresenta lo stadio finale e senza ritorno di questo processo.

E mò basta con gli articoli di giornali e riviste, servizi dei TG, programmi appositi che cominciano il tam tam mediatico dopo le feste pasquali con un terroristico messaggio : Donne, attente, arriva l’estate, la “prova costume”, siete pronte?, Noo???Ahi, ahi, ahi.

Poi durante la stagione la proposta mediatica si sposta sulla esaltazione di questo o quel “calo di tono” della bonazza di turno (figurati di chi non lo è) come magra consolazione della “casalinga di Voghera”, mentre per gli uomini qualche rara foto del politico o del manager, beccato con la panza rilasciata o con il toupè mezzo scollato con a fianco, però, una o più ragazzine in perfetta linea, bellissime ed abbronzatissime, ad esaltare come nonostante la forma fisica precaria, il carisma dell’uomo di potere stia altrove (come se non ce ne fossimo accorte). A seguire invece un repertorio di bonazzi palestrati, attorucoli di fiction “de noantri” o figuranti di reality shows pronti a riempire le spiagge più in voga con mini slip “rinforzati” (forse). Insomma sembra quasi che l’aspetto fisico sia solo una ossessione o un’imperativo femminile, la classica “minchiata”, passatemi il termine, della donna che invecchia o, meglio, decade, e dell’uomo che, di contro, matura, acquista fascino anzi la pancetta o “l’attaccatura alta” gli danno quel nonsocchè che attira. Attira? Ma cosa, forse le mosche!!!! Dopo la spesso utilizzata casalinga di Voghera mi sembra il momento di far parlare…. l’impiegata di Voghera, ecco magari chiamatemi così (nel bene e nel male ma soprattutto dov’è Voghera?).

Cara mai abbastanza rimpianta Mia “Mimì” Martini, cantavi gli uomini non cambiano e purtroppo è così anzi è peggio di così. Perché se internamente sono sempre gli stessi (teneri bambinoni), esternamente cambiano eccome. L’altro giorno mi sono messa ad osservare attentamente il mio, di uomo, mentre, in mutande, si radeva la barba. Poi in spiaggia ho cominciato a guardare con più attenzione amici e vicini di capanna coetanei del mio, di uomo, e mi sono fatta una idea chiara.

La mutazione è evidente e comune a tutti. Ai più cominciano a rinsecchirsi braccia e soprattutto gambe e ad atrofizzarsi il culo (si, si proprio il culo) che diviene così una specie di prunetta asfittica. Di contro comincia a svilupparsi un ciambellone gommoso attorno alla vita, tristemente chiamato maniglia dell’amore, che ben presto si trasforma in maniglione antipanico dell’amore, una specie di passatempo femminile, tipo i portachiavi spugnosi e colorati anni ‘80 che portavano la scritta I’m the capitan, per giocare magari quando certe manifestazioni, chiamiamole così, cominciano a perdere di qualità. Ad alcuni, però al mio, di uomo, no, la pancia lascia il posto ad un rotondo meloncino bianco, duro duro, insomma una protuberanza aliena, destinata a crescere con il tempo, dal contenuto inspiegabile. Certo solo grasso non è, la consistenza è più…si di melone, di pallone da basket e ti viene spontanea la domanda : ma cosa conterrà? Magari tutta aria, una buona cura di carbone vegetale lo sgonfierebbe, altro che chirurgia estetica, un bel petone..bum..e via.

Salendo i pettorali, se mai ci sono stati, ora si rilasciano lasciando il posto ad un principio di seno, una minnuzza prima misura coppa A, mollacchia e pelosetta, anche qui accompagnato da una atrofia delle spalle che si incassano sempre più. E a proposito di peli, una capitolo a parte dovrebbe essere dedicato alla ipertricosi senile.

Mentre i capelli tendono a diradarsi a favore di ampie piazzole di sosta per insetti curiosi attirati dall’abbagliare di queste cosiddette “lune”, la peluria subisce una mutazione impazzita sparendo da alcune zone, tipo le gambe, per esempio, e ricomparendo, selvaggia ed incontrollata, in altre. Le sopracciglia vengono “attaccate” da lunghi peli che assumono le fogge più strane obbligando il malcapitato e vere e proprie pettinature, mentre ciuffi (ma meglio il siciliano “troffe”) spuntano dagli orifizi di naso ed orecchie, anche qui dall’andamento ritorto ed indomabile, atrocemente “sversiati”. Infine anche le spalle vedono far capolino isolati pelazzi ritorti e lunghissimi ancora più atroci se bianchi e a codina di maiale. Inutile è ogni tentativo di taglio, perché si sa ( o meglio noi donne sappiamo) che più li tagli più crescono rigogliosi e dispettosi. In verità ho sentito un uomo parlare dei suoi peli delle narici affermando che dopo una vana campagna di tagli indiscriminati operata dall’incauto barbiere adesso si limitava a spingerli dentro, insomma un po’ come le cuticole delle unghie, con il risultato di avere il naso gonfio come una patata, completamente intasato dalla peluria avendo in più acquisito lo sgradevole vizio di stare spesso con le dita nel naso. Insomma una tragedia.

Ecco, cari uomini, la giusta legge del contrappasso sarebbe un bel reportage che racconti magari la metà di tutto ciò, quantomeno in parallelo con un approfondimento sui “cuscinetti” femminili, una presa d’atto universale dell’esistenza della forza di gravità e dei suoi effetti sull’umanità, maschile e femminile e di come si possa felicemente (più o meno) sopravvivere con serenità ed ironia al tempo che scorre.

E già, con ironia. Forse è meglio di no perché si sa (e lo sanno anche gli uomini) che quando colpisci il maschio nella sua (presunta) virilità e prestanza, poi non lo recuperi più, lo puoi anche buttar via, gli resta solo l’automobile (cattivella, cattivella!!!!).

Ma di una cosa, oh uomini, potete stare certi, vivete preoccupati, guardatevi e guardate in giro, perché le grandi sorelle…vi osservano!!!!!  
Con amore e………senza rancore (soprattutto per voi 4 fissa uomini)

L'impiegata di Voghera

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Commenti lasciati per:

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Sì, la fenomenologia dell'andropausa maschile è sostanzialmente corretta: ci sprona a guardare nel'esterno la filigrana dell'interno

Sandro

12/10/2008 20:54:35


 
 

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