Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - 31- Mangiadischi e Musicarelli
di Dario Cordovana
Nel mondo del rock il 1967 è un anno speciale: escono infatti “Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles, gli esordi di Jimi Hendrix, dei Doors, dei Velvet Underground…tutti album fondamentali e non solo dal punto di vista musicale: ad esempio l’album dei Beatles è il primo a contenere i testi delle canzoni, come a sottolineare la voglia di scendere più in profondità nell’ascolto anche di questo tipo di musica.
In Italia invece chi la fa da padrone è ancora il 45 giri, che in questo periodo viene ascoltato oltre che nei giradischi (ma ancora gli impianti stereo sono lontani) e nei jukebox, anche in un apparecchio nato per essere portatile: il mangiadischi. Il disco si inseriva all’interno di questo apparecchio, poi premendo un bottone interno dall’alto verso il basso il mangiadischi si metteva in funzione. Aveva anche una tracolla e funzionava a batterie: comodissimo per le festicciole dei più giovani, a patto di avere una buona scorta di pile. Ovviamente era abbastanza facile perdere le copertine dei dischi, ma che importanza poteva avere? In commercio c’erano dei raccoglitori di 45 giri che non prevedevano che questi fossero inseriti “con” la copertina. L’importante era che il disco suonasse, bene o male, poco importava. Infatti nei primi anni settanta gli impianti stereo si chiamavano hi-fi (da “high-fidelity”, alta fedeltà), proprio per sottolineare la migliorata qualità dell’ascolto. I 45 giri si vendevano in quantità torrenziali e per spingere ulteriormente la popolarità del cantante di turno dal loro successo del momento veniva addirittura creato lo spunto per un film, spesso con lo stesso nome del brano. Era il periodo dei cosiddetti “musicarelli” e poco importa se le trame si ripetevano: quello che contava era che il cantante avesse la possibilità di farsi vedere dovunque, da Sovicille a Soverato. Gianni Morandi ne aveva un bel po’ all’attivo e detiene il record del servizio militare più lungo della storia della canzone italiana: praticamente in ogni film faceva il soldato e sognava di sposare Laura Efrikian, con Nino Taranto nelle vesti di un (po’ più) alto graduato. A Morandi invece mancavano i gradi, ma non l’amore della bella Laura, che poi riuscì ad impalmare anche nella realtà. Pochi i cantanti che sfuggivano ai musicarelli; non Mina e Celentano, già vittime agli inizi della loro carriera, né tantomeno Bobby Solo, Little Tony, la Caselli e la Pavone. E curiosamente non sfuggì ai musicarelli neanche Walter Brugiolo. Chi era Walter Brugiolo? Un bambino biondo che nel 1967 ebbe la ventura di vincere lo “Zecchino d’oro” con la canzone “Popoff”. “Nella steppa sconfinata/a quaranta sottozero/se ne vanno in mezzo al gelo/i cosacchi dello zar” intonava il buon Walter, da allora noto solo come “Popoff”, e non sapeva che grazie a questa simpatica canzoncina avrebbe lasciato tracce indelebili nella cinematografia nostrana…
Gianni Morandi canta "In ginocchio da te" nell'omonimo film
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