Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - 32- Un disco per l’estate 1967
di Dario Cordovana
Siamo ormai alle soglie della bella stagione, e nel 1967
ancora una volta questo vuol dire “Un disco per l’estate”, rassegna ormai alla
quarta edizione. Come vedremo si tratta di un’edizione più positiva rispetto
all’anno precedente e che lancerà almeno un paio di canzoni da ricordare. Ai
nastri di partenza le canzoni sono una cinquantina, ma alle semifinali si
qualificheranno in venti.
Vediamo, tanto per stare allegri, di parlare delle vittime
di quelle eliminatorie; alcune indolori (nessuno si dispera per la perdita di
“L’amore ce l’hanno tutti” di Marcella Perani, con gli “immortali” versi: “Ma
l’amore ce l’hanno tutti/ce l’hanno i belli ce l’hanno i brutti”), altre
lasciano qualche rimpianto (“Ciao arrivederci” di Tony Cucchiara, “Guardami
negli occhi” dei Nuovi Angeli, con una divertente atmosfera retrò, “Ho perduto
te” di Carmen Villani), altre ancora avrebbero decisamente meritato di passare
il turno, in particolare “Senza di te” di Fausto Leali, che infatti verrà poi
ripresa da Ornella Vanoni, convinta della bontà della canzone; “July 367008” di
Gian Pieretti, un folk-beat (come si diceva all’epoca), con tanto di organo
elettronico (Bontempi?) in primo piano, altra buona prova dell’autore del
successo sanremese di Antoine, al quale appunto le giurie del disco-estate
hanno “tirato le pietre”; miglior sorte avrebbe anche meritato “Quel momento”
di Iva Zanicchi, pezzo musicalmente coraggioso che forse viene penalizzato
dalla voglia di dire troppe cose in un solo brano (la coda è addirittura
morriconiana!).
Non riesce a passare il turno neanche Pino Donaggio, che
presenta un pezzo ritmato decisamente anomalo nella sua produzione. Forse,
venendo dall’inverno, era il titolo della canzone (“Un brivido di freddo”) ad
essere fuori luogo. E niente da fare anche per Gianni Pettenati (“Io credo in
te”), con una canzone che lo fa assomigliare troppo a Gianni Morandi. E non c’è
niente da fare, allora come oggi, anzi più di oggi, per sfondare bisognava
essere personali. E Pettenati (che già aveva deluso con “La rivoluzione” a
Sanremo) rischiava di diventare un “one hit wonder”, cioè di fermarsi al suo
primo successo “Bandiera gialla”…
Rimangono fuori dalla semifinale due generi estremi: la
canzone napoletana (rappresentata dal solo Nino Fiore con la prudente
“Accarezzame e nun me vasà”) e il beat di gruppi come gli Scouters (“Mi
seguirai”, magari un’altra volta), gli Snakes (“Tanta parte di male”) e i Delfini
(“Beat, beat, hurrah!”, aagh!).
Per le semifinali si parla molto bene di Jimmy Fontana,
Gigliola Cinquetti e di un occhialuto quasi debuttante di Cellino San Marco che
ha presentato una canzone molto interessante, dal titolo “Nel sole”…..
GIANNI PETTENATI CANTA "IO CREDO IN TE"
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