Si
viveva la sua tranquilla esistenza, insieme a Gynny, suo inseparabile amico di
vita, con cui divideva anche il suo locale.
A
detta di chi lo conosceva da tanto tempo, passava le sue giornate mangiando,
bevendo, che era una sua tendenza naturale, e giocherellando allegramente.
Ma
un giorno questa tranquilla routine fu interrotta da un fatto imprevedibile.
Era passata da poco l’ora di pranzo, quando qualcuno, casualmente, lo trovò a
terra privo di sensi, con la pancia rivolta verso l’alto e la bocca aperta.
Tutti
corsero in suo aiuto e furono approntate le cure del caso, ma poi non si poté
fare altro, purtroppo, che constatarne il decesso, la cui causa fu subito
attribuita ad asfissia, senza ombra di dubbio. Come dire che uno è morto perché
gli si è fermato il cuore. Si, ma perché?
Il
fatto suscitò molto stupore e sgomento nel vicinato, dove Annibale era stato
sempre stimato, specie per la sua allegria e vivacità. Ma, pazienza, per lui
era andata così.
Però,
cosa fosse successo effettivamente, nessuno potrà mai saperlo con certezza,
poiché testimoni oculari non ce n’erano stati, o almeno non se ne conoscevano.
L’unico
che poteva dire come erano andati i fatti, per la verità, non poteva essere
verosimilmente che Gynny. Ma non gli si poté mai cavare una parola di bocca: si
chiuse nel suo doloroso silenzio e rimase muto come un pesce.
Reticenza?
Blocco mentale, per il trauma subito? Chi lo sa.
Comunque,
la prima ipotesi che si lesse sulla bocca di tutti fu unisona: eravamo davanti
ad un caso di suicidio.
Probabilmente,
Annibale aveva avuto qualche diverbio con Gynny, con il quale, per la verità
era andato sempre d’accordo, ed, in un momento di sconforto o delusione, aveva
deciso di farla finita. Poveretto.
“Ma
no, -dicevano altri- quale suicidio? Annibale era un tipo tanto vivace e amante
della vita! Sarà successa di certo una disgrazia: nella sua vivacità, magari
esibendosi in un triplo salto mortale carpiato all’indietro, che era la sua
specialità, potrà essere scivolato, battendo violentemente la testa sul
pavimento, con fatali conseguenze per lui.”
E,
a pensarci bene, forse era l’ipotesi più accreditabile.
Ma
qualcun altro avanzò una terza ipotesi, verosimile ma terribile solo a
pensarla: che si fosse trattato di un delitto? Ma no!
Però,
come poterlo escludere a priori? E, in questo caso, il killer chi poteva essere
stato? Ed il movente?
Non
mi dite Gynny, per favore. Impossibile. Mi rifiuto perfino di pensarlo.
Così
calmo, dolce, carino, con quel suo colorito roseo. No. Assolutamente No.
Però,
potrebbe essere successo che Gynny, infastidito dalle continue esuberanze di
Annibale, in un momento particolare, abbia avuto qualche reazione, e senza
alcuna premeditazione o intenzione di fargli del male, lo abbia spinto,
facendolo volare fuori dal globo con l’acqua. Ed il povero Annibale, poi, non
sia più riuscito a rientrarci. Questo è possibile.
Gynny,
rimasto solo, si intristì terribilmente: Già abbastanza calmo, per sua natura,
figuratevi come si ridusse in solitudine.
Ma
un giorno, all’improvviso, si sentì aprire la porta e qualcuno entrò nella
stanza. Gynny, insospettito, si guardò intorno, ma non riuscì a percepire cosa
stesse effettivamente succedendo.
Successe
che qualcuno si tuffò nell’acqua, e, battendo gioiosamente le pinne, disse: “Ciao
Gynny. Permetti? Mi chiamo Asdrubale e sono stato invitato a venire qui per
farti compagnia e vivere gioiosamente con te. Cosa che io ho accettato con
entusiasmo. E tu che ne pensi?”
Gynny,
superato l’impatto della sorpresa, rispose: “Mi pare che la cosa si possa fare.
Anzi, a pensarci bene, ne sono proprio felice.” E, subito, per sancire la nuova
amicizia, si fecero, insieme, alcuni veloci giri di globo.
E vissero, così, felici e contenti. E noi siamo qui che ci strichiamo i
denti.
Acquisito che Gymny non ha dimenticato Annibale, anche se si trova bene pure con Asdrubale, mi chiedo che ne è stato dell'amico pesce dopo la sua morte. Se lo chiese anche Leibniz, che rispose così: nella nostra esperienza non troviamo da nessuna parte interamente separabili la potenza e l'atto, quindi anche la conoscenza razionale e quella sensibile e immaginativa. Ora, gli animali superiori possiedono indubbiamente la sensazione e una certa immaginazione (nel Medioevo era chiamata, sulla scorta dei pensatori arabi, "vis aestimativa"), mentre è indubbio che sono privi di conoscenza razionale. Questo vuol dire, allora, che l'hanno allo stato di potenza, perché noi constatiamo che i due tipi di conoscenza sono inseparabili. Leibniz ritiene che gli animali, dopo la morte, in un corpo superiore esplicheranno quella conoscenza che è rimasta come 'rattrappita' nella loro condizione terrena. Insomma, risorgeranno come noi, monadi indistruttibili, seppure in modo diverso, e magari saremo ancora amici, nei nuovi sentieri che ci attendono. Aggiungo io: chissà se Annibale darà all'uomo che puliva la vasca dei pesci lezioni di calcolo infinitesimale...
Secondo me si è trattato di un complotto ordito dalla mafia cinese. Sappiamo tutti che Annibale stava indagando su un traffico di pesci rossi dal sud-est asiatico. Lo hanno ucciso perchè sapeva troppo!!
E se posso dare un consiglio a Gynny, io mi guarderei bene da Asdrubale: ha degli occhi a mandorla poco rassicuranti!