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22 febbraio 2009

Sanremo 2009: Qualche considerazione

di Dario Cordovana



Adesso che le luci si vanno spegnendo proviamo a fare qualche considerazione su questa strombazzata edizione di Sanremo 2009, che gli ascolti hanno premiato in maniera consistente.

Innanzitutto le cose positive: indubbiamente il fiore all’occhiello della manifestazione è stata la serata di giovedì durante la quale padrini (o mentori come li chiamava Bonolis) di nome affiancavano le dieci giovani speranze. La serata con i giovani era tradizionalmente la più noiosa del Festival ed anche la meno seguita e con questo escamotage Paolo Bonolis l’ha fatta diventare forse l’appuntamento più atteso della kermesse canora. Tra momenti esaltanti (Burt Bacharach, il gruppo di Zucchero, Vandelli, Battaglia e Zanotti, Lelio Luttazzi) ed altri un po’ così (Pino Daniele, Roberto Vecchioni, Lucio Dalla), l’attenzione dello spettatore non è mai scemata, anche se alla fine la serata è risultata fin troppo lunga.

Bene anche il coinvolgimento del pubblico a più riprese da parte di Bonolis, un pubblico, quello del teatro Ariston, noto per essere tra i più ingessati e freddini tra quelli che assistono a spettacoli televisivi. Non è un mistero che molti signori con relative consorti ingioiellate vanno a seguire Sanremo solo per farsi notare o riprendere. Quest’anno invece c’è stata a tratti una vera partecipazione del pubblico ai momenti dello spettacolo.

Memorabile la vittoria tra i giovani di Arisa con il suo look alla Irene Fargo versione dimessa (chi se la ricorda?) che ha presentato un brano, “Sincerità”, di sicura presa ed arrangiato benissimo nelle due versioni con l’orchestra e con il maestro Lelio Luttazzi. Ottima per altro la scelta di farsi affiancare da quest’ultimo, visto che il tipo di pezzo si prestava ad altre soluzioni più nazional-popolari ma meno raffinate (mi viene in mente Renzo Arbore…). Personalmente ho apprezzato anche Karima, in gara con una canzone in stile “bacaracchiano” ed accompagnata da una leggenda vivente come il summenzionato Burt.

E veniamo alle note dolenti, ovvero gli artisti. Intanto che siano proprio loro la nota dolente, visto che dovrebbero essere la parte più importante dello show è un fatto grave. Intanto il numero iniziale di sedici, visto che ci sono tante eliminatorie è troppo basso. La serata finale erano solo in dieci a cantare e poi è stato un noioso stiracchiarsi di momenti di spettacolo (?) dilatati oltre misura. Magari salviamo la canzone di Annie Lennox, ma è un po’ poco in una serata finale…si poteva fare una prima serata con venti artisti, spostando quindi le quattro nuove proposte esibitesi martedì alla serata successiva, con quattordici finalisti.

Inoltre se parliamo della qualità delle canzoni il confronto con le due edizioni precedenti (firmate Baudo) non regge. Personalmente penso che l’unica canzone veramente interessante, che spingesse al riascolto, fosse quella degli Afterhours (“Il paese è reale”), meritatissimo premio della critica. Poi se ci si vuole accontentare avevano una buona canzone anche Patty Pravo, Marco Masini, Nicky Nicolai e Iva Zanicchi. Gradevoli anche Alexia-Mario Lavezzi, Al Bano e con un po’ di buona volontà Francesco Renga. Il trio Pupo, Paolo Belli e Youssou N’Dour si salvava solo per i vocalizzi di quest’ultimo, mentre personalmente ho trovato insignificanti le canzoni di Dolcenera e Fausto Leali. Da bocciare (come in effetti è successo) Tricarico che ha cantato stonando una canzoncina molto esile, nemmeno lontana parente dell’interessante “Vita tranquilla” dello scorso anno. Velo pietoso sui Gemelli Diversi.

Rimangono i tre vincitori: di Povia si è scritto e detto tanto. E’ una canzone che rimarrà perché è molto orecchiabile, ma il testo sconta il difetto di tante fiction della nostra televisione recente: quello di pensare che la vita sia un’operazione matematica…siccome mio padre si comportava così e mia madre cosà allora io sono diventato omosessuale. In realtà sappiamo tutti che la vita è molto più complessa e 2+2 non fa sempre 4, però un 4 a Povia glielo possiamo dare per aver portato una canzone del genere a Sanremo, no?

Sal Da Vinci, protetto da Gigi D’Alessio che ha duettato con lui nella serata di venerdì ha rischiato l’eliminazione finchè a votare erano le giurie, ma poi è arrivato terzo grazie al televoto (un metodo di votazione che non ha convinto granchè, perché facilmente manipolabile dalle stesse case discografiche). Cosa dire su di lui? Ha presentato una canzone con parole di D’Alessio e musica sua ma che sembrava scritta da D’Alessio e ovviamente faceva pena. Mi dicono che avesse tentato per una dozzina d’anni di seguito di arrivare al Festival senza successo…obbiettivamente non riesco ad avercela con chi l’ha escluso per tanto tempo.

Notazione finale per il vincitore, tal Marco Carta. Canzone costruita per vincere Sanremo (e quindi per nulla nuova, come bene ha fatto notare Gino Castaldo di “Repubblica”), intonazione approssimativa in alcuni passaggi e voce latitante…se queste sono le speranze della canzone italiana…D’altra parte è difficile che da programmi come “Amici” vengano fuori cantanti con grande personalità, visto che in quel programma tutti ti danno consigli su come devi cantare…

Per finire trovata geniale di Bonolis e della Rai: visto che questo doveva essere il Festival della rianimazione di Sanremo (visto  il nutrito calo di ascolti dello scorso anno), bisognava solo parlarne bene, e quindi niente Dopofestival (terreno fertile per le critiche dei giornalisti) e interviste affidate al “cattivissimo” Vincenzo Mollica. Ma insomma in questo paese non si può proprio criticare niente, neanche Sanremo…


Luca era gay ... interpretata da Elio e le Storie Tese


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Io Irene Fargo me la ricordo...e ti dico pure che è bresciana e canta molto bene in napoletano...

Daniela

25/02/2009 02:47:18


Concordo su tutto tranne (in parte) per i Gemelli Diversi: la loro canzone non mi sembrava così terribile.

Marcello

23/02/2009 17:41:25


 
 

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