Storia semiseria e disordinata della canzone italiana da Sanremo in poi - Le canzoni dell’estate 68
di Dario Cordovana
Prima ancora che sulle classifiche di vendita piombassero le canzoni di “Un disco per l’estate” la stagione era già stata conquistata da Patty Pravo con “La bambola”. La cantante veneziana era passata in breve tempo da “Qui e là io amo la libertà/e nessuno me la toglierà mai” a “Tu mi fai girar come fossi una bambola” con la differenza, rispetto all’ex-contestataria Caterina Caselli che chiedeva “Perdono”, che la Patty concludeva “No ragazzo no/tu non mi metterai/tra le dieci bambole/che non ti piacciono più”. Insomma era lei ad avere come sempre il coltello dalla parte del manico… La Caselli dal canto suo era tutt’altro che finita: quando non sapeva a che santo votarsi si buttava nelle cover, azzeccandole quasi sempre! “Il volto della vita” tratta dal repertorio non famosissimo di tal David McWilliams fu il suo successo della prima parte dell’estate (ed anche oltre), aspettando che “L’orologio” facesse il suo cammino dal “Disco-estate”. Si rivedono nelle classifiche anche Morandi (in pieno servizio militare) con “Chimera” e Fausto Leali che ripropone il vecchio brano “Angeli negri” del quale già diversi anni prima Ugo Tognazzi aveva fatto una parodia nel ruolo del “povero negro” con Gianni Agus nelle vesti di pittore. In un’estate che avanza implacabile anche Adamo, di origini sicule ma proveniente dal Belgio, raccoglie consensi e vendite con “Affida una lacrima al vento”, mentre I Camaleonti tengono alto il prestigio un po’ appannato dei complessi con la melodica, quasi cameristica “Io per lei”, e persino Mino Reitano si fa vedere per la prima volta con “Avevo un cuore”. Poi da “Un disco per l’estate” arrivano Franco IV e Franco I, che aprono la strada alla vincitrice “Luglio”, a “Non illuderti mai” della Berti, alla grande esclusa “Cinque minuti e poi” di Maurizio e persino a “L’orologio” di Caterina Caselli, al momento massimo di popolarità che durerà fino a fine anno. C’è anche Jimmy Fontana, ma non con “Cielo rosso” presentata al “Disco-estate”: l’occhialuto cantante ebbe il fiuto di puntare sulla versione italiana di un grande successo di Tom Jones, “Delilah”, che in italiano diventò “La nostra favola”, un successo un po’ da sagra paesana, ma tant’è… Ma la presenza costante di quell’estate nelle classifiche di vendita è quella di un brano di Adriano Celentano: reduce dalle polemiche di Sanremo questi aveva assoluto bisogno di un rilancio e si rivolse a chi gli aveva confezionato il successo dell’estate precedente (“La coppia più bella del mondo”), ovvero Paolo Conte. Non rimase deluso: “Azzurro”, con le sue immagini esotiche (“tra un oleandro e un baobab”) che poi saranno una costante del linguaggio contiano, era un pezzo che l’autore aveva scritto proprio pensando a Celentano, anche se era tutt’altro che sicuro che il capo Clan l’avrebbe preso. Invece andò bene per tutti, tant’è vero che “Azzurro” è uno dei pezzi di Celentano più rimasti nella memoria collettiva: entrato nelle classifiche a giugno, ne uscirà solo a novembre, in un periodo in cui i successi si bruciavano velocemente. Consideriamo che in quel periodo per le canzoni straniere c’era poco spazio; riusciranno ad andare forte solo i Beatles con “Hey Jude” e soprattutto i 1910 Fruitgum Company, alfieri della “bubblegum music” (in Inghilterra proprio il massimo del disimpegno) con “Simon says”, che per una volta farà meglio della versione italiana “Il ballo di Simone” affidata a Giuliano e i Notturni…
Celentano canta "Azzurro"
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