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17 agosto 2010

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Il Cantagiro ’69 è di Ranieri

di Dario Cordovana



Le canzoni finaliste del Cantagiro 1969 non deludono le aspettative; molte di loro sono rimaste nella storia della musica leggera italiana e si ricordano ancora oggi, mentre altre hanno avuto grande successo, ma poi la loro popolarità è un po’ scemata…anche perché effettivamente alcune un po’ sceme lo erano.
Certamente “Casatschock” di Dori Ghezzi, rifacimento della nota canzone russa “Katjusha”, non era un capolavoro, ma rimarrà l’unico successo della brava Dori fino al duo caffelatte con Wess. Sempre nel girone A, salendo un po’ in classifica, incontriamo l’ancora incerto Mino Reitano con l’enfatica “Daradan” che certo non poteva garantirgli un salto di popolarità decisivo per la sua carriera.
Michele si affida ad una cover, “Soli si muore” è infatti la psichedelica “Crimson and clover” di Tommy James & the Shondells…oddio psichedelica è un termine che va bene solo per la versione originale, tra l’altro pubblicata anche in Italia su etichetta Roulette dai colori a strisce gialli e rossi, che quando il disco girava creavano un effetto ipnotico. Curiosamente nel girone B anche il cantante libanese Patrick Samson decide di affidarsi alla stessa canzone: arriverà terzo.
Salendo in classifica troviamo i gloriosi Rokes di Shel Shapiro che però sono con “28 giugno” al penultimo singolo prima dello scioglimento. I tempi stavano cambiando e l’operazione rilancio del gruppo inglese era già fallita a Sanremo quando la loro canzone “Ma che freddo fa” aveva riscosso grande successo esclusivamente per merito dell’esordiente Nada.
Al quinto posto un ex-equo: Caterina Caselli con “Emanuel” (sostituita però dopo alcune tappe da “Tutto da rifare”) e Mal con “Pensiero d’amore” (anche questa una cover; la fonte i Bee Gees). Mal ormai senza Primitives è diventato l’idolo delle ragazzine.
Quarta giunge l’Equipe 84 con il grande successo di “Tutta mia la città” (ovvero “Blackberry Way” dei Move). Ma c’è maretta all’interno del gruppo modenese con due dei componenti storici (Franco Ceccarelli e Alfio Cantarella) che lasceranno di lì a poco.
Le prime tre posizioni si decidono solo al foto-finish. Terzo giunge Lucio Battisti che con “Acqua azzurra acqua chiara” comincia a capire di poter fare a meno dei concorsi canori per consolidare la sua popolarità; al secondo posto gli ottimi Camaleonti con “Viso d’angelo”, che manca la vittoria per soli tre voti. E se non andate in cerca di novità a tutti i costi, il brano vincitore può mettere d’accordo nonne e ragazzini: a cantarlo è lo scugnizzo Massimo Ranieri, con il suo faccino da bravo ragazzo, e il brano è naturalmente “Rose rosse”.
Anche nel girone B trionfa un brano che più tradizionale non si può, ovvero “Ti voglio tanto bene” dello sfortunato Rossano (morirà suicida alcuni anni dopo). Le novità però stanno altrove, a cominciare dall’ottavo posto dei Pooh con “Mary Ann”, per proseguire con il sesto di Wess con “Ti ho inventata io” e soprattutto con il quarto dei Gens (la splendida “In fondo al viale”). Bene anche Paolo Mengoli, che arriva secondo con “Perché l’hai fatto”. Mengoli, in fondo niente più che un imitatore di Gianni Morandi, è stato per anni il portiere della nazionale cantanti ed è poi stato rilanciato dalla trasmissione “Una rotonda sul mare” di Red Ronnie del 1989, proprio con questo pezzo. Il rilancio purtroppo gli servirà per infestare – da opinionista – le trasmissioni TV di Raidue del pomeriggio…

Rose Rosse  (Massimo Ranieri - live Cantagiro 1969)


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Delle canzoni da te ricordate, "Acqua azzurra, acqua chiara"e "Tutta mia la città" erano quelle che mi piacevano di più: la prima era anche quella che più si sentiva nei bar e nei bagni della località ligure in cui, diciassettenne, passavo l'estate. Ma quella che mi toccava di più era la seconda, perché non vedevo l'ora - come tutte le estati - di tornare a Milano: il mese di settembre era il migliore periodo (insieme alla seconda metà di giugno) in cui potevo vivere la mia città. Attendevo quindi il sospirato rientro, coincidente con la ripresa della lotta politica studentesca, di cui ero partecipe. "Tutta mia la città" non era solo il "deserto che conosco", ma anche lo spazio in cui si dispiegava un adolescenziale sforzo di appropriazione.

Sandro

23/08/2010 21:38:44


 
 

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