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16 febbraio 2012

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Canzonissima ’70: secondo turno

di Dario Cordovana



Arrivata al secondo turno, Canzonissima fa un’ulteriore scrematura della metà dei cantanti rimasti in gara, che da 24 dovranno diventare 12. Tutto questo in tre puntate da 8 cantanti ciascuna, sempre con la divisione tra uomini e donne e i micidiali accoppiamenti.
La prima puntata viene aperta da Tony Del Monaco che presenta “Cuore di bambola”, una canzone accolta in modo tiepido dalle giurie in sala. Ci risolleva subito Nino Ferrer che, dopo l’estroverso show del turno precedente, cambia completamente registro con la lenta, jazzata e splendida sua composizione “Un giorno come un altro” (poi ripresa anche da Mina). Chi si gioca invece buona parte della sua credibilità è Gianni Morandi; dopo l’impegno di “Al bar si muore” un’innocua canzoncina come “Chissà…però…” è un capolavoro di incoerenza. Immaginate i giovani impegnati ai quali avevano raccontato che Morandi era diventato un cantante da seguire che aveva sposato l’impegno (e questa sarà la tendenza degli anni settanta); si mettono davanti alla televisione e lui tira fuori questa sciocchezza di canzone… davvero un’occasione gettata al vento che Morandi pagherà cara. Il suo successo strepitoso durato per tutti gli anni sessanta comincerà a declinare e nello spazio di tre anni il cantante di Monghidoro si troverà superato dagli eventi. Ultimo cantante in gara è Peppino Gagliardi che, accolto dalle urla delle sue fans (non sto scherzando!), canta “Ti amo così”, un brano nel suo consueto stile.
Le donne, che in questa seconda fase cantano dopo gli uomini, presentano Dalida con il successo di Melanie “Non è più la mia canzone”. Bene Dalida, ma anche le altre sono agguerrite: Patty Pravo interpreta Brel alla grande (“Non andare via”); Caterina Caselli dopo “Sympathy”, dà un’altra occhiata alle classifiche e traduce “Girl I’ve got news for you” dei Mardi Gras; la sua versione, “La mia vita, la nostra vita” non fa rimpiangere l’originale. Infine Carmen Villani, altra brava interprete, chiude con “Due viole in un bicchiere”. E con gli accoppiamenti come va? Patty Pravo pesca Morandi e dorme tra due guanciali, la Caselli pesca Del Monaco… ma passa ugualmente, mentre vengono eliminate le coppie Gagliardi-Villani e Ferrer-Dalida.
Seconda puntata:Giorgio Gaber, già alle prese con il signor G, ci regala “Il signor G sul ponte”, con l’unica velleità di fare conoscere qualcosa di musicale dal suo teatro-canzone… per passare dovrebbe pescare la Berti, che è già terrorizzata all’idea… già si era lamentata dei pochi voti portati da Nino Ferrer… Ad ogni modo dalla canzone di Gaber si discosta Michele, con la buona, ma tutto sommato inoffensiva “Ti giuro che ti amo”; poi i due grossi calibri: Little Tony riesuma “Riderà” e Massimo Ranieri si affida al concerto per chitarra di Rodrigo che diventa “Aranjuez, amor mio”; davvero un pezzo strappalacrime, ma Massimo è lanciatissimo e in questo momento potrebbe cantare anche “Cin ciu e”: chi se ne accorgerebbe?
Gigliola Cinquetti inizia in questa Canzonissima il suo flirt con il repertorio popolare. La sua prima incursione, “La domenica andando alla messa”, si rivela un buon successo. Rita Pavone invece riprende “Finalmente libera”, che qualche anno prima era stata lanciata dalla Vanoni, e finalmente viene apprezzata come merita dalle giurie. Poco da dire su Orietta Berti (“Fin che la barca va” – Orietta non vuole rischiare niente!) e Mirna Doris (“Le rose del cuore”, sempre con la trovatina del brano di musica classica trasformato in canzone…). La Pavone si accoppia (si fa per dire, Teddy Reno non l’avrebbe permesso…) con Massimo Ranieri ed è un tripudio di voti. In semifinale arriva anche la coppia dei “coraggiosi” Little Tony e Orietta Berti, ma tutto sommato senza sfracelli. Nulla possono fare Gigliola Cinquetti che porta Giorgio Gaber fin dove può, e la coppia Michele-Mirna Doris che raccoglie le briciole.
Terza puntata: Si comincia in allegria, con Peppino Di Capri che riprende con insolita verve un classico della canzone napoletana, “Suspiranno”. Segue l’indimenticabile “L’uomo e la valigia” di Mino Reitano, praticamente la sua storia di emigrante in cerca di fortuna messa in musica. In linea con il personaggio, ma in fondo anche esilarante con i suoi stereotipi (alla stazione rivedo mia madre, “c’è accanto un uomo che sembra un po’ stanco…mio padre!”). E come se non bastasse il clima creato da Reitano che aveva concluso gridando “Io sto ridendo e piangendo con te”, Gianni Nazzaro ci informa pure che “Pioverà”… mi ricorda una vecchia strip dei Peanuts, quando Charlie Brown, dopo aver perso l’ennesima partita a baseball con la sua squadra, dice: “Ciò che mi consola è che non può accadere niente di peggio”… e subito dopo scoppia un diluvio. A noi invece tocca ben di peggio: Claudio Villa che presenta la sua canzone “T’amo da morire”, come al solito al passo coi tempi: “Ricordo il nostro amore/ricordo il giuramento/che ci facemmo quella sera…”
Molto meglio le donne, tra Iva Zanicchi (“Fiume amaro” di Theodorakis), Marisa Sannia (“Come stasera mai” di Sergio Endrigo), Rosanna Fratello (la classica “Non sono Maddalena” di Giorgio Conte) e Ornella Vanoni (la sua eccellente “Una ragione di più”). Le giurie ancora una volta premiano quest’ultima, ma con due pezzi da novanta come Reitano e Villa è chiaro che non c’è partita: chi se li becca va in semifinale. La fortuna arride a Iva Zanicchi e, per la seconda volta a Marisa Sannia che sembra nata sotto una buona stella…

L'uomo con la valigia
(Mino Reitano)



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