DAL VOSTRO INVIATO SPECIALE: ROD STEWART
di Dario Cordovana
Dal vostro inviato speciale ...
Per gli appassionati di rock classico (e non solo) andare a Londra nella prima metà di luglio era un must, naturalmente a patto di avere finanze piuttosto solide. Ma certo trovare nello spazio di una decina di giorni nomi quali Who, Rolling Stones (2 volte!), Beach Boys, Burt Bacharach, Paul Weller, Blondie, Rickie Lee Jones, e sicuramente sto dimenticando qualcuno, non è cosa di tutti i giorni. Anch’io in quel periodo mi sono trovato lì per un paio di giorni e ne ho approfittato per andare a vedere due concerti, uno al giorno, rigorosamente dopo i pasti e da prendersi con un bel po’ d’acqua (visto il caldo inusuale per la capitale inglese). L’11 luglio all’arena 02 di North Greenwich (la stessa della reunion dei Led Zeppelin nel 2007), Rod Stewart ha risposto in seconda convocazione (come si fa nelle riunioni di condominio), all’incontro con il suo pubblico. La prima era andata deserta a causa delle solite ragioni di salute (sti cantanti sono ormai tutti anzianotti, e Rod non fa eccezione con i suoi 68 anni, anche se ben portati). Lo scozzese ha iniziato subito alla grande con un trittico da far paura: “This Old Heart Of Mine”, “You Wear It Well” e “Tonight’s The Night”, sparate proprio in apertura, fanno subito capire che non ci saranno prigionieri. Si tratterà di una cavalcata di due ore e dieci attraverso tutti i successi storici di Rod, con l’aggiunta di qualche pezzo dall’ultimo recente “Time”, che ha riportato in vita una carriera artistica che pareva ormai in fase declinante. La band – ma non so se si band si può parlare, visto che sul palco erano almeno una quindicina, incluse tre bravissime coriste – non ha perso un colpo, con molti elementi che hanno anche dimostrato una notevole duttilità. Tra l’altro, e come poteva non essere così, tanti di questi musicisti erano delle splendide ragazze, come a dire “il lupo perde il pelo…” Ma quella che ha reso unico l’evento è stata l’empatia stabilitasi tra artista e pubblico (c’era gente di tutte le età, ma era ai suoi coetanei e conterranei che Rod si rivolgeva), un pubblico che conosceva e cantava a memoria tutte le vecchie canzoni, ma in alcuni casi anche le nuove. Poi alcuni siparietti con il giovane figlio che-mi-pigli-un-accidente-se-mi-ricordo-il-nome, chiamato sul palco in divisa da gioco del Celtic Glasgow a duettare col padre e la figlia (idem) alla quale sono toccati i classici cinque minuti di celebrità, per uno dei momenti canori che servivano al padre per rifiatare un po’. Ma dicevamo del calcio, sempre protagonista con Rod Stewart. Già all’ingresso un avviso metteva tutti in guardia: “Avvertiamo che durante lo spettacolo verranno tirati sul pubblico dei palloni da calcio”, cosa poi puntualmente avvenuta con l’inevitabile lotta tra i fans per assicurarsene uno, visto che erano tutti autografati da Rod in persona. Dopo altri capolavori (tra questi “Reason To Believe”, Maggie May” e la raramente eseguita “Handbags And Gladrags”), il concerto si è poi chiuso con “Sailing”, uno dei brani più noti del cantante, risalente al 1975. Ma c’è tempo ancora per un bis, Rod e i suoi tornano sul palco per eseguire “Do Ya Think I’m Sexy?”, che scatena le danze. E mentre lui canta, sullo schermo appaiono le sue dichiarazioni d’epoca (era il 1978) in cui il cantante dichiarava che certamente non sarebbe mai salito su un palco a 50 anni a cantare “Do Ya Think I’m Sexy?”. Ma è ormai tempo di andare a nanna. Domani altro concerto, a Hyde Park. Elton John che doveva essere l’attrazione principale dello spettacolo, ha dovuto dare forfait, per essere operato di appendicite, ma il resto del programma si preannuncia comunque molto interessante…
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