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26 settembre 2013

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Il secondo turno di Canzonissima ‘71

di Dario Cordovana



Il secondo turno di Canzonissima è sempre il vero banco di prova per i cantanti per testare il loro momento di popolarità. I 24 superstiti si sfidano quindi in tre puntate, 8 per volta, naturalmente ancora con la differenza tra uomini e donne. Solo 12 arriveranno in semifinale; considerati i grossi nomi in gara, il raggiungimento di questo traguardo è da considerarsi piuttosto impegnativo.
Nella prima puntata passa facilmente Massimo Ranieri che presenta la “Io e te” già ascoltata alla Mostra di Venezia e in linea con un certo discorso (melodrammatico) portato avanti dal cantante napoletano. La vera impresa però la porta a termine Nicola Di Bari che passa il turno con una canzone di Luigi Tenco (“Lontano, lontano”), certo non un portafortuna nell’ambito di questi concorsi canori. Restano fuori il pur bravo Johnny Dorelli che punta su Battisti (“E penso a te”) e Michele, classico vaso di coccio (“Un po’ uomo un po’ bambino”).
Ancora più combattuta la lotta tra le donne. Non per quanto riguarda Orietta Berti, che ripesca “Alla fine della strada” da Sanremo 1969 (che a quel festival, tra l’altro, non era cantata neanche da lei, però visto lo stile del pezzo come aveva fatto a farsela sfuggire?), ma per il secondo Rosanna Fratello, con “Vitti ‘na crozza” (!), per soli duemila voti ha la meglio sulla “Preghiera” gospel di Patty Pravo. Non tanto distante Carmen Villani con il suo pezzo di Sanremo “Come stai?”
La seconda puntata non ha storia: tra gli uomini non ce la fa Gianni Nazzaro che presenta “Miracolo d’amore” di Don Backy, sigla finale della serie di telefilm “All’ultimo minuto”, mentre troppo debole il pezzo di Peppino Gagliardi, “La ballata dell’uomo in più”. Claudio Villa interpreta il classico napoletano “’Na sera ‘e maggio” e fa il pieno di voti, ma si comporta benissimo anche Mino Reitano con l’esilarante semi-autobiografica “L’uomo e la valigia”, storia di un meridionale che emigra al nord in cerca di fortuna e poi quando finalmente ce la fa torna al paesello. Sembra quasi la versione riveduta di “Mamma addo stà”, ma per fortuna i genitori lui li trova vivi. Certo alla stazione lui rivede sua madre e “c’è accanto un uomo che sembra un po’ stanco…mio padre!”, ma ancora vivi… Il quadretto interminabile era già stato presentato nella Canzonissima precedente, ma che volete… ho un debole per questa canzone…
E veniamo al gentil sesso. Ornella Vanoni si permette il lusso di arrivare prima superando persino Iva Zanicchi, in quel momento popolarissima, ma si sa “L’appuntamento” è il suo pezzo forte. Molto distanziate Nada, malgrado presenti la canzone che le ha fatto vincere Sanremo, “Il cuore è uno zingaro” e Marisa Sannia, finalista l’anno scorso, che presenta “Quando ti lascio” del suo autore preferito, Sergio Endrigo.
Ultima puntata del secondo turno, e anche qui scontro tra grossi calibri. Tra gli uomini ha la meglio chi punta su un pezzo consolidato del proprio repertorio, cioè Domenico Modugno (“Meraviglioso”) e Al Bano (“Nel sole”), mentre dopo tre anni in semifinale quest’anno rimane fuori Little Tony, che si butta su un pezzo nuovo “Angelo selvaggio”. Che non è male, è nel suo stile, ma forse uno stile che ormai comincia ad essere un po’ risaputo. Bellissimo il pezzo di Sergio Endrigo, “La prima compagnia”, ma certo non adatto per acchiappare i voti necessari per il passaggio in semifinale.
Tra le donne altri quattro grossi calibri: Rita Pavone va a ripescare la vecchia “Cuore”, che viene accolta benissimo e le fa vincere la puntata. Al secondo posto Gigliola Cinquetti in versione folk (“Qui comando io”), prevale su Milva che quando vuole sa scegliere il nuovo, come testimonia la scelta di “Bella ciao”. Chiude piuttosto distanziata Dalida che per ragioni sentimentali salda un vecchio conto col passato e trova il coraggio di reinterpretare “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco, a distanza di quasi cinque anni da quel maledetto Sanremo…

MERAVIGLIOSO
(Domenico Modugno)


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