27 aprile 2014: quattro Papi in Piazza San Pietro
di Fra' Domenico Spatola
Appuntamento storico il confronto dei quattro Papi, che, in successione, nel volgere di un Cinquantennio hanno regalato alla Chiesa e al Mondo speranze di fede e bagliori di umanità. Tutti e quattro testimoni di un Secolo, segnato dal le più atroci calamità, e dalle più eccelse conquiste tecnologiche che la Storia mai aveva prima conosciuto. Regista dell’incontro, per ruolo e vocazione, fu papa Francesco, che ha voluto, per se stesso e per noi, questo incontro con gli immediati tre predecessori, di cui due già in cielo, ufficializzati santi, perché già in pienezza di luce. L’altro papa “l’emerito”, con lui e con noi, continua in terra, tra luci e ombre, a lottare per gli stessi valori di pace e di speranza. Giovanni XXIII, “il papa buono” dal 28 ottobre 1958, rimase memorabile per la sua “carezza”, affidata ai genitori nella notte della Luna sorprendentemente luminosa che risplendeva sulla folla che gremiva Piazza San Pietro nel primo giorno del Concilio: «Dite ai bambini: “è la carezza del Papa”». Inusitato stile il suo, affabile e paziente. Attenzionava anche quanti vivevano oltre gli steccati della diffidenza e gli stereotipi convenzionali che li avevano estromessi dalla Chiesa. Da paciere scongiurò nel 1962 (crisi di Cuba) un conflitto mondiale tra Usa e Unione sovietica, e più tardi Kruscev lo ringraziò. Ma suo capolavoro fu il Concilio Vaticano II, portato a termine dal successore Paolo VI. “Nuova Pentecoste”, fu l’evento “spartiacque” di due Età, e in grado di iniziare un “nuovo” modo di “sentire Ecclesiam”, attenta e non più contrapposta alla Storia e al Mondo. Rilanciò il dialogo ecumenico, per cercare insieme alle “Chiese sorelle” la verità, offrendo a tutti il servizio nei confronti dell’Uomo, troppo spesso tradito dai dogmatismi e dalle insensatezze. Giovanni Paolo II, venti anni dopo, (16 ottobre 1978), portò dalla affaticata Polonia, ancora sotto il tallone sovietico, l’esperienza della sofferenza che segnerà con striature vivide di sangue e contraddizioni il suo lungo papato. Girò il mondo, pellegrino di pace, senza tuttavia riuscire a scongiurare le due “Guerre del Golfo”. Oceaniche folle l’attendevano in ogni Continente. Legò il nome alla “Caduta del muro di Berlino”, a disfacimento della dittatura staliniana protrattasi fino a tardi. I giovani del mondo lo vollero partecipe nei loro raduni, né egli li disattese, rivivendone al contatto la prima sua vocazione, quando da semplice prete o da giovane vescovo, a Cracovia, investiva principalmente su di loro emozioni e speranze. Papa Francesco, erede di tanto carisma, come un “maggiordomo nella Casa del Signore”, ne fa rivivere presagi e vitalità in pendant con Benedetto XVI che, all’occorrenza, ha saputo regalare alla Chiesa la “sterzata” necessaria per uscire dalle secche nelle quali si era impantanata.
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