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11 novembre 2014

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - UN DISCO PER L'ESTATE 1972

di Dario Cordovana



La stagione primaverile porta inevitabilmente le canzoni partecipanti a “Un disco per l’estate”, che nel 1972 vede raggiungere il suo momento di massimo splendore. Le canzoni partecipanti sono ben 64, mai così tante, e a passare il primo turno saranno in 28. Inizialmente dovevano essere 24 a qualificarsi, come gli altri anni, ma l’ultimo posto a disposizione vedeva due artisti (Umberto Balsamo e Peppino Di Capri) a pari merito e così, ripetendosi la stessa situazione al posto numero 26 (Iva Zanicchi a pari punti con Piero Focaccia) si decise di portare a 28 le canzoni qualificate.
Poco male del resto, perché ripetiamo, mai la qualità delle proposte era stata così elevata e varia. Tanto è vero che per la prima volta divideremo lo spazio dato alle canzoni escluse in due parti. Scorrendo il novero dei partecipanti si leggono i nomi di alcuni grossi big della canzone che spesso erano all’esordio nella manifestazione. Ora, essendo “Un disco per l’estate” una trasmissione pienamente democratica (se la canzone piace ok, altrimenti anche se sei Frank Sinatra resti fuori), sorprende fino a un certo punto che la maggior parte di questi nomi (e si tratta di nomi veramente grossi come Gianni Morandi, Patty Pravo, Sergio Endrigo, Lucio Dalla, i Camaleonti o la nuova Equipe 84) vengano congedati immediatamente senza tanti complimenti. L’unico grosso nome ad avere fortuna sarà Ornella Vanoni, ma non al livello di ripetere l’esperienza negli anni successivi.
Molti sono anche gli illustri sconosciuti, dei quali gli unici a passare il primo turno saranno Umberto Balsamo (che lancerà di fatto una carriera ricca di soddisfazioni, sia come interprete, che, ancor di più, come autore), e i Vianella, che in effetti sconosciuti non sono trattandosi di un duo formato per l’occasione dai coniugi Vianello (Edoardo e Wilma Goich). Visibilità quasi nulla invece per Gianna Pindi (prima degli esclusi con la marcetta “Militare non partire”), Giulio Di Dio (al di là di una apparizione televisiva con “Ultima notte d’estate”), Graziella Ciaiolo, Enrico Rossi, Ruggero Gatti (decisamente un genere superato il suo), Chiara Zago e James Jotti. Goffredo Canarini, escluso con “E mi piaceva”,  invece riemergerà a Sanremo nel 1975 con una curiosa canzone intitolata “Scarafaggi”. Male va anche Gloria Guida, penultima, che si rifarà con una carriera cinematografica legata alla commedia osè, al termine della quale, sposando Johnny Dorelli riceverà gli ultimi consensi dal pubblico del teatro leggero.
Sfortunato anche il ritorno di Tony Dallara con la vivace “Mister amore”, lontano dalla qualificazione. Peggio ancora fanno i gruppi progressive; gli Era d’Acquario presentano “Geraldine”, un brano cantato in falsetto, ma molto aggressivo, che però risulta ostico per questo tipo di giurie e finisce all’ultimo posto. Il gruppo palermitano si rifarà con alcune apparizioni televisive (la perfettamente calzante “Amico flauto”, la “Tutto è pop” di Vittorio Salvetti) che regalerà loro una piccola effimera notorietà. Disastrosi anche i risultati dei Giganti, anche loro virati progressive, che prima di sciogliersi ci regalano un’interessante “Sono nel sogno verde di un vegetale”. Gli Stormy Six optano invece per il nonsense apparente di “Sotto il bambù”, guidati dal banjo fino al posto numero 46.
Cambiando genere, per l’ultima volta bene si comportano i cantanti napoletani iscritti. Tacendo di Tony Astarita che si qualifica ma con un brano in lingua italiana, il plauso va a Nino Fiore, tra i primi a non qualificarsi con “Nemico d’’o mare”, ma ancor di più al re della sceneggiata, Mario Merola, che arriva a St.Vincent con “Passione eterna”.
Sorprende la dèbacle di Franco Tortora, l’anno precedente in finale e adesso anche lui penultimo. Il cambio di casa discografica con l’approdo alla Little Records di Little Tony e un brano scritto dal fratello di questi Enrico Ciacci con altri tra cui Bruno Lauzi,  non gli ha portato bene. Anche Paola Musiani non riesce a cavare granchè da una canzone orecchiabile come “Passerà”. Decisamente in calando anche le quotazioni di Paolo Mengoli, uno dei migliori imitatori di Gianni Morandi; del resto a quei tempi neanche l’originale se la passava tanto bene…

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