Orfeo ed Euridice 'riveduto e corretto' al Teatro Massimo
di Marcello Basso
Chi l’ha detto che la musica del 700 sia superata e non più attuale? Io no di certo! Magari va fatta una buona cernita, questo sì … A parte il sommo Mozart e il nostro Vivaldi in effetti non è che in teatro o nelle sale da concerto si senta moltissimo di quel periodo, quando invece molto di buono esiste e spesso va riscoperto. Parlare di riscoperta dell’Orfeo ed Euridice di Gluck in effetti forse è un po’ eccessivo: si tratta di un opera che bene o male è sempre stata abbastanza rappresentata, anche ai giorni nostri, ma che molti comunque non conoscono. La versione andata in scena a febbraio al Teatro Massimo di Palermo (in francese, nella versione del 1859, “riveduta” da Berlioz) mi è sembrata assolutamente godibile, sia dal punto di vista musicale, sia per quanto concerne la messa in scena (pur con qualche riserva). Dal punto di vista musicale mi piace innanzi tutto sottolineare la bellissima prova del coro del Teatro Massimo, nascosto nella cavea dell’orchestra, che in una partitura quasi “da musica sacra” (il lamento funebre dei pastori e delle ninfe del primo atto, è un momento di alta spiritualità, musicalmente simile ad un requiem: mentre l’ascoltavo mi veniva in mente il requiem tedesco di Brhams, sebbene sia di tutt’altra epoca storica) ed in un opera di repertorio completamente diverso rispetto al solito, mi ha veramente stupito (in senso positivo, ovviamente). Molto bello l’interludio strumentale che descrive la discesa di Orfeo nell’aldilà alla ricerca dell’amata moglie: ben eseguito dall’orchestra, diretta dal maestro Giuseppe Grazioli e “illustrato” dalle coreografie di Frédéric Flamand. Convincente l’Orfeo del mezzosoprano Marianna Pizzolato, voce molto bella, ben intonata ed anche abbastanza potente (anche se a me, le parti maschili eseguite da voci femminili, non mi hanno mai convinto … chissà perché a quell’epoca si usava così ..); ben eseguito il “pezzo forte” dell’opera, il famoso “ Che farò senza Euridice”, brano sempre commovente, molto apprezzato dal pubblico. Unico neo della brava Marianna la sua presenza scenica, un po’ troppo statica (forse un po’ di dieta …). Buona anche la prova del giovane soprano Mariangela Sicilia, nel ruolo di Euridice, ruolo meno impegnativo rispetto a Orfeo, ma pur sempre importante. Un po’ meno convincente l’Amore di Lucia Ermetto (altro ruolo maschile eseguito da una donna) ma, tutto sommato, considerata la parte secondaria, la cosa passa abbastanza inosservata. Veniamo ora alla messa in scena. Sicuramente non lascia indifferenti: su un grande schermo calato sul palcoscenico, vengono proiettate scene in bianco e nero suggestive ma che, francamente, non ho capito appieno: scene di periferia cittadina (costruita coi Lego …), bolle di sapone, mani inquadrate in primo piano … effetivamente attualizzare il mito è un po’ difficile però … forse si poteva fare meglio. Il risultato comunque è complessivamente buono. Interessante anche l’idea di rendere trasparente lo schermo su cui vengono effettuate le proiezioni in modo da “inserirvi” anche i personaggi reali. Da rimarcare anche la scelta di duplicare i protagonisti cantanti con un loro doppione (nel caso di Orfeo, un “triplone”) danzante! Molto bravi i ballerini, in particolare i solisti: i due Orfei (Christian Novopavlovski e Andrea Mocciardini) e la bella Euridice (la brava Valentina Pace, bellezza e talento siciliano, proveniente dall’altrettanto bella Modica, prima ballerina del “Ballet National de Marseille”). Nel complesso un bello spettacolo: Voto 8.
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