Che dire della fiction su Rino Gaetano?
di Dario 71
Essendo una
fiction (come dice la parola stessa) non tutto è conforme alla realtà dei
fatti, non solo nei dialoghi dei protagonisti ma anche nei luoghi dove erano
ambientate le scene.
Mi posso
permettere di fornire alcune indicazioni in quanto ritengo di essere abbastanza
documentato sulla vita di Rino attraverso la lettura di biografie e, in
particolare, di un libro “Rino Gaetano live”, che non è un saggio e non
è nemmeno una biografia più o meno paludata, è semplicemente la vita di Rino
Gaetano, giorno per giorno, dalla voce di chi è vissuto con lui, di chi lo ha
accompagnato nelle scorribande notturne, nei concerti, nelle sale d'incisione.
Ma è anche lo specchio dei versi inediti rimasti nei suoi quaderni, delle
interviste rilasciate, delle strofe censurate.
Un racconto
che si interrompe bruscamente la notte del 2 giugno 1981.
Nel film
molte cose sono inventate di sana pianta.
- Nella realtà il rapporto con il
padre doveva essere un normalissimo rapporto affettuoso tra padre e
figlio, con qualche piccolo scontro generazionale, diciamo un principio di
intossicazione legata anche alla contestazione del periodo. Penso sia
logico che un padre voglia vedere il proprio figlio impiegato in banca (e
non alle poste come nel film) e contestualmente un figlio dotato di
talento artistico non se la senta proprio di diventare bancario.
- Rino e il buon vino:
sicuramente beveva, possibilmente insieme ad una buona pietanza, forse
magiava poco e beveva un pò di più, ma da qui a farlo passare per un
alcolizzato stracannato e bevitore di superalcolici ce ne vuole. Certo
forse alzava talvolta il gomito.
- Anche il nome delle ragazze
coinvolte in quel triangolo amoroso un pò fantasioso non corrisponde, a
mio avviso, proprio alla realtà. Rino amava una certa Amelia che nel film
non è presente a beneficio di due belle ragazze: Irene (K. Smutniak) e
Chiara (Laura Chiatti). Sì, forse avrà avuto altre storie, ma è chiaro che
questa parte del film, a mio avviso, è proprio romanzata, per catturare
l’attenzione di chi non lo conosceva o di chi vuole una storia un po’
intrigata…..
- Non a caso la fiction racconta
parte della vita più intima del cantautore, in quanto proprio lì si poteva
spaziare tra le cose meno note e infilarvi molta fiction…
- Quando Chiara porta a Rino la
canzone di punta dell’album “Resta vile maschio dove vai” (1979 RCA),
scritta con le parole di Mogol e non di Rino, bene….. :-( in realtà fu
proprio Rino a recarsi a casa di Mogol dove nacque il testo della canzone
e non Chiara a portargliela a Stromboli; e poi l’LP è stato realizzato
interamente in Messico.
- Rino verso la fine degli anni
‘70 andava spesso in Sudamerica, io ho lo scontrino di un ristorante
presso l’Hotel Quito in Ecuador dove dietro vi è composta la scaletta del
concerto che avrebbe tenuto l’indomani (dic 1980).
Comunque
certe “licenze poetiche” si possono pure concedere.
Non vado
oltre in quanto ci sarebbe da dire abbastanza; invece, riguardo
l’interpretazione dei protagonisti, per me è ottima e anche la regia, anche se
nella scenografia vi è qualche licenza temporale assurda, qualche manifesto di
troppo alla RCA, tipo quello di Lucio Dalla che rappresenta un paradosso
temporale.
Nel
complesso ho preferito la prima puntata alla seconda, in quanto non credo
affatto che Rino possa avere avuto quella crisi così manifesta nel film:
probabilmente il cambiamento di stile, imposto dalla RCA dopo “Gianna”,
ha certamente inciso sulla sua libertà d’artista ma non credo che in quel
periodo facesse cose controvoglia, in fin dei conti gli ultimi due LP sono
comunque di pregevolissima fattura e con punte di vera genialità musicale e
satirica.
Sulla notte
dell’incidente, beh si dice che possa essere stato anche dovuto ad un collasso
o un colpo di sonno, che può capitare a tutti.
In ogni
caso si poteva salvare, è morto per il classico caso di malasanità, in quanto
rifiutato da ben tre ospedali.
Penso anche
che la morte di Rino, in quegli anni, possa avere fatto comodo a qualcuno, che
non ha certo ordito trame contro di lui, ma che non si sarebbe prodigato più di
tanto per salvarlo.
Tra i
cantautori rimane, ancora oggi, uno dei più schietti, capace di fare ironia
parlando di cose serie o gravi, sempre con il sorriso e anche se il suo breve
successo negli anni post ’78 avrà certamente contribuito un po’ a cambiargli la
vita (forse un po’ più agiata, ma anche un po’ più difficile) resta un esempio
da imitare per correttezza artistica e sensibilità.
Penso che
per cogliere l’essenza del personaggio Rino Gaetano, bisognerebbe ascoltare la
sua produzione iniziale ’74 - ‘77 e cioè pre-Gianna, a partire da questo
testo di una canzone di Rino del ’74 (tratta dal suo primo album) nel quale
sono indicate, a chiare lettere, le sue frequentazioni e il fatto che non fosse
proprio portato ad una vita da “comune” e anche abbastanza schifiltoso:
lo testimonia il fatto che nel Bar del Barone beveva birra chiara in lattina
proprio per evitare i bicchieri non sempre abbastanza puliti. Tu /
forse non essenzialmente tu
un'altra / ma è meglio fossi tu
hai scavato dentro me / e l'amicizia c'è
Io che ho bisogno di raccontare
la necessità di vivere / rimane in me
e sono ormai convinto da molte lune
dell'inutilità irreversibile del tempo
mi svegli alle nove e sei decisamente tu
non si ha il tempo di vedere la mamma e si è gia nati
e i minuti rincorrersi senza convivenza
mi svegli e sei decisamente . . .
Tu / forse non essenzialmente tu
un'altra / ma è meglio fossi tu
e vado dal Barone ma non gioco a dama
bevo birra chiara in lattina
me ne frego e non penso a te
avrei bisogno sempre di un passaggio
ma conosco le coincidenze del 60 notturno
lo prendo sempre per venire da te
Tu / forse non essenzialmente tu
e la notte / confidenzialmente blu
cercare l'anima
In ogni
caso Rino resta un figlio unico della canzone d’autore, un cantautore
vicino al popolo, ma colto, intellettuale ma non elitario, un pò lontano dal
genere dei suoi amici Venditti e De Gregori, sicuramente più elitari e più
schierati politicamente (almeno negli anni 70) e certe volte anche più
tristi….e meno innovativi musicalmente.
Su questa
ultima frase scatenerò magari pareri discordanti, ma non lo dico solo io: è
certo che Venditti si sia modellato su Cat Stevens e De Gregori su Bob Dylan;
ecco, Rino invece era Rino e basta.
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