SENZA RETE (puntata n. 115)
di Dario Cordovana
Negli anni sessanta e settanta cosa c’era in TV d’estate? La sera c’era “Giochi senza frontiere”, andato avanti per inerzia fino agli anni novanta, e dal 1968 al 1975 c’era “Senza rete”. Era una trasmissione innovativa, che aveva alla regia il più innovativo dei registi televisivi italiani, Enzo Trapani (tranne che nelle ultime edizioni). Era registrata dal vivo e la rete di cui si faceva a meno era la possibilità di tagliare o rifare pezzi mal riusciti. Come veniva veniva, insomma. L’edizione del 1968, in sei puntate, affidava la conduzione a un cantante di grido, uno che potesse col suo prestigio tenere incollati al video i telespettatori per poco più di un’ora. I big erano Rita Pavone, Johnny Dorelli, Gianni Morandi, Mina, Claudio Villa, Milva, Ornella Vanoni. Praticamente i più popolari in quel periodo, mancavano solo Celentano (che non partecipò mai, nemmeno come ospite) e Domenico Modugno (che interverrà in seguito). Ognuno di loro aveva ovviamente degli ospiti, presi tra gli attori e i comici del momento, e altri cantanti. Una costante diventa la presenza del comico (?) Raffaele Pisu, che l’anno dopo diventerà conduttore a tutti gli effetti. Nel 1969 i cantanti diventano quindi ospiti del conduttore e sono due a puntata. Se nel 1968 ogni puntata si concludeva con il cantante che eseguiva una canzone di Pino Calvi (direttore d’orchestra della trasmissione fino al 1973), quell’anno si chiamava “Finisce qui”, l’anno successivo la canzone “A questo punto” viene eseguita in duetto. Nell’edizione del 1970, condotta da Enrico Simonetti, il motivo finale è un samba, genere non proprio nelle corde di Pino Calvi, per sua stessa ammissione. L’occhialuto direttore però se la cava bene, meglio di molti cantanti che spesso dovendo cantare brevi parti della sua “Ciao devo andare”, ne scordano le parole facendo magre figure. E se nel 1968 Mina aveva ospitato Giorgio Gaber, stavolta è lei ad essere ospite del nasuto cantautore, che proprio in quegli anni si cominciava a staccare dallo stereotipo del cantante gradito alle masse per le sue canzoni scacciapensieri. Le novità vere arrivano nell’edizione 1971, con Paolo Villaggio al timone. Il padre di Fracchia e Fantozzi che apostrofa Pino Calvi alternatamente con gli appellativi di “Conte” e “Messo comunale”, riesce a portare a “Senza rete” ospiti prestigiosi, ma non molto noti in Italia come Leo Ferrè, Vinicius de Moraes con Toquinho, Piero Ciampi. E visto che la protagonista dello show è in realtà l’orchestra, anche in questa edizione trova spazio un momento in cui Calvi diventa protagonista con i suoi compari d’arte. Ma “Senza rete” era una trasmissione aperta a tutti i generi musicali. Il jazz trova spazio fin dalla prima edizione, con Max Roach, annunciato da Gianni Morandi che inizialmente lo chiama “Charlie…” e poi si corregge. La musica classica con Fernando Germani, grande organista che sfrutta il possente organo a canne del teatro napoletano per eseguire in due occasioni la “Toccata e fuga in re minore” di Bach, ma anche con Severino Gazzelloni, celebre per il suo flauto d’oro. Proprio nell’edizione del 1972, che si avvale del surrealismo di Renato Rascel, fa il suo grande ingresso la musica rock. I due cantanti titolari di ogni puntata devono ospitare un giovane di sicuro avvenire (sfilano così Mia Martini, Donatello, Marcella, Romina Power, Rosalino…) e un gruppo gradito ai giovani. Oltre ai Pooh che col rock c’entrano un po’ come i cavoli a merenda, arrivano le Orme, i New Trolls, la Nuova Idea, gli Osanna. Nel 1973 e nel 1974 si torna alla tradizione. Conduttori rassicuranti (rispettivamente Aldo Giuffrè e Pippo Baudo), e cantanti della vecchia guardia, che però in quegli anni cominciavano ormai a perdere colpi. Nel 1974 cambia il direttore d’orchestra e arriva Bruno Canfora, ma solo per una stagione. L’anno successivo, il 1975, è Tony De Vita a dirigere l’orchestra. E’ l’ultima edizione, ma musicalmente è pregevolissima. Le puntate sono dedicate ad autentici protagonisti della musica di quegli anni: Mia Martini, Riccardo Cocciante, Claudio Baglioni, Wess e Dori Ghezzi, Bruno Lauzi, Marcella. E anche dai loro ospiti vengono fuori cose interessanti. I Ricchi e Poveri quell’anno danno a “Senza rete” un saggio della loro straordinaria bravura, passando senza paura dalla musica classica (nella quale si mette in luce la voce da soprano di Marina Occhiena), al gospel (genere al quale fa riferimento il brano “Giorno e notte”, caratterizzata dal basso Franco Gatti), al country-rock del repertorio di Crosby, Stills, Nash & Young (“Suite: Judy Blue Eyes” in medley con “Carry On”). A condurre lo spettacolo vengono chiamati Jenny Tamburi e Alberto Lupo, che deve anche interagire con i siparietti di un comico in ascesa, tal Lino Banfi. Ma in televisione è tempo di rinnovamento e anche per “Senza rete” e i suoi protagonisti è arrivato il momento di cantare: “La nostra serata/finisce così”…
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