A SCUOLA DI ROCK 28 - THE BAND
di Dario Cordovana
Non sono tanti i gruppi che possono raccontare di aver fatto il loro apprendistato con grossi nomi del rock. Il gruppo semplicemente noto come The Band lo ha fatto nientemeno che con Bob Dylan. In realtà il gruppo, formatosi a Toronto in Canada, esisteva già da un po’ ma era noto con un altro nome, The Hawks, probabilmente perché erano gli accompagnatori del cantante Ronnie Hawkins. Dopo un leggero ulteriore cambio di nome, Levon And The Hawks, dal nome del batterista-cantante Levon Helm, i primi passi nel mondo della discografia si traducono in qualche sfortunato singolo. E’ a questo punto che entra in scena il menestrello di Duluth che li sceglie per le sue prime tournée elettriche. Nella metà del 1966 lo stop improvviso a causa di un incidente con la motocicletta che dà a Dylan lo spunto per dare uno stop a una carriera che si stava facendo fin troppo stressante. Ma Dylan non ha smesso di suonare. Si è ritirato con la Band in un posto chiamato “Big Pink” che frutterà le session poi uscite anni dopo come “Basement Tapes”. Levon Helm dapprima non farà parte di queste session. Raggiungerà i compagni in un secondo momento. E’ chiaro ormai che il gruppo ha la forza per andare avanti anche da solo. Robbie Robertson, Garth Hudson, il tastierista Richard Manuel, Rick Danko e lo stesso Helm sono tutti musicisti di grande talento e lo dimostrano nel loro primo album intitolato giustappunto “Music From Big Pink”. L’album contiene tre frutti dylaniani dei “Basement Tapes” (“Tears Of Rage”, “This Wheel’s On Fire” e “I Shall Be Released”) e alcuni pezzi autografi, tra i quali spicca la celebre “The Weight”. Complessivamente l’album, pur non vendendo molto, si mostra influente tra i colleghi musicisti rock che non mancano di celebrarne le lodi. Il successo viene replicato non solo a livello artistico, ma anche di pubblico, con il successivo album omonimo che esce nel settembre del 1969. E’ l’album di “The Night They Drove Old Dixie Down”, che conferma Robbie Robertson come la penna più ispirata del gruppo. L’anno successivo è la volta di “Stage Fright”, che continua il suo trend positivo a livello di successo di pubblico. La posizione di Robertson appare sempre più dominante, anche se il suono si fa decisamente più rock rispetto agli album precedenti. La Band arriva al quarto album, “Cahoots”, con un po’ di fiatone e per qualche anno non darà alle stampe altro materiale originale. Negli anni seguenti verranno un doppio dal vivo, “Rock Of Ages” e un album di cover, “Moondog Matinee”, quasi tutte di blues o rhythm’n’blues classico (c’è persino “The Great Pretender” dei Platters). Poi la Band torna in tour con Bob Dylan in una serie di concerti che frutteranno il doppio live “Before The Flood”. Il ritorno in studio è del 1975 con “Northern Lights – Southern Cross”, che presenta solo pezzi autografi di Robbie Robertson. A quel punto però la Band ha esaurito quasi tutto quello che aveva da dire e decide di dire basta. C’è da consegnare un ultimo album all’etichetta Capitol e “Islands” è una raccolta di pezzi inediti e scarti che serve proprio a quello. Ci sono diversi modi per uscire di scena. La Band ha scelto quello più spettacolare, con un grande concerto dal vivo nel novembre 1976 alla Winterland Arena di San Francisco. Questi cinque grandi musicisti hanno avuto modo, nel corso della loro carriera, di conoscere tanti colleghi famosi che ora sono lì con loro per suonare e cantare insieme. Sul palco insieme alla Band scorrono i volti di Paul Butterfield, Ronnie Hawkins, Joni Mitchell, Van Morrison, Neil Young, Muddy Waters, Eric Clapton, Neil Diamond, Ringo Starr, Dr.John e naturalmente Bob Dylan. C’è spazio anche per i successi della Band per un evento che frutterà un triplo album e un film di Martin Scorsese con lo stesso titolo: “The Last Waltz”, “L’ultimo valzer”. L’album presenta, oltre ai brani estratti dal concerto, anche una suite composta da Robertson, “The Last Waltz Suite”, che registra come ulteriori ospiti Emmylou Harris e due degli Staple Singers. Così termina la carriera della Band, ma in realtà le vicende non si fermano qui. Malgrado il disinteresse di Robbie Robertson ad ogni possibile reunion, gli altri torneranno a suonare insieme dal vivo già nel 1983; tre anni più tardi Richard Manuel, che da tempo era vittima di abuso di alcool e di droga, si toglierà la vita improvvisamente, lasciando gli altri nella più totale costernazione. Ci vorranno ancora sette anni per ascoltare “Jericho”, il primo album in studio dopo più di quindici anni. In esso è presente l’ultimo brano in studio con Manuel, “Country Boy”, e tanti altri pezzi scritti per lo più da altri artisti. Gli ultimi due album in studio saranno “High On The Hog” e il più convincente “Jubilation”, poi la morte di Rick Danko nel 1999 metterà la parola fine all’indomito sodalizio. Levon Helm morirà poi nel 2012. E Robbie Robertson? Figura molto apprezzata nel rock e nel cinema a vari livelli, è riuscito a pubblicare nel breve spazio di 35 anni di carriera ben 5 album. Il frenetico ritmo del suo vecchio amico Bob Dylan non potrebbe essere più distante…
3 album da avere : Music From Big Pink, The Band, The Last Waltz.
1 album da evitare: Islands.
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