Canzonissima 1973: finale (puntata n. 143)
di Dario Cordovana
I finalisti di questa sfortunata Canzonissima, prima edizione della domenica pomeriggio, sono dunque nove: vediamoli in ordine decrescente di classifica per dare un po’ di suspence (brrr….): I Camaleonti presentano “Amicizia e amore”, un brano complesso e abbastanza lungo per i canoni della trasmissione, cantato un po’ a turno da Tonino Cripezzi e Livio Macchia. Ultimo posto dunque, ma pur sempre una finale in un anno ricchissimo di soddisfazioni. All’ottavo si piazza Gianni Nazzaro con “Il cuore di un poeta”, discreto brano senza l’appeal presente nelle canzoni presentate dal cantante napoletano al Disco per l’estate. Le posizioni più alte rimangono perciò un miraggio. Settimo posto per Al Bano, giunto in finale grazie al Briscolone con “Storia di noi due”, da non annoverare tra le sue canzoni più riuscite; è la storia di un uomo da sempre innamorato di una donna, alla quale non riesce a dichiararsi per uno dei problemi più vecchi del mondo: la timidezza. Al sesto posto, ma già piuttosto staccati dal settimo, i Ricchi e Poveri con “Penso sorrido e canto”, canzone molto ben costruita in modo da far emergere le voci dei quattro protagonisti. Il quartetto genovese sfiora il quinto posto che è invece appannaggio di “Champagne” di Peppino Di Capri. Sono le giurie a fare la differenza con soli tre voti in più per Peppino, eppure bastanti per questo piazzamento di assoluto rilievo. Il vincitore di Sanremo per altro lancia con “Champagne”, quasi fuori tempo massimo, uno dei suoi pezzi maggiormente ricordati, un classico da night. Il quarto posto se lo prende l’eterna Orietta Berti che, coerentemente, avendo smesso in questa edizione con le marcette insulse, presenta un brano nel suo classico stile, “Noi due insieme”, che alla fine però risulterà senza infamia e senza lode. Bisogna però ammettere che la qualità del suo repertorio è salita di un gradino. Ricordiamo che la Berti è sempre stata un’ottima cantante, dall’intonazione inappuntabile e che spesso è stato il materiale che le hanno messo a disposizione a non essere all’altezza. Al terzo posto si piazzano i Vianella, con una canzone un po’ strana “Canto d’amore (di Homeide)”, una storia d’amore prima dell’avvento della civiltà, compresa appieno dalle giurie (risulterà il brano più votato), ma un po’ meno dal pubblico che la condannerà al gradino più basso del podio. Il secondo posto appartiene a Mino Reitano che quest’anno presenta “Se tu sapessi amore mio”. Com’è? La solita canzone di Mino Reitano, nessuna sorpresa né in positivo, né in negativo. Orecchiabile, di immediata presa, ma dimenticabile e tutto sommato dimenticata. Reitano è rassicurante e il pubblico di Canzonissima orfano dei Ranieri, Di Bari, Morandi, Zanicchi e persino di Villa in finale, lo premia, mentre le giurie gli preferiranno tre brani e quindi niente vittoria finale. Che tocca in modo abbastanza clamoroso a Gigliola Cinquetti, una che in finale non c’era andata mai, almeno dal 1968 in poi (da quando cioè Canzonissima ha preso la sua fisionomia definitiva di lotta tra cantanti solisti). Il merito è dovuto per buona parte al pezzo presentato, “Alle porte del sole”, autori i veterani Pace-Panzeri-Pilat-Conti, qui particolarmente ispirati. Anche l’arrangiamento mostra qualche bella trovata, in particolare una cassa di batteria in controtempo che accompagna la strofa. Il brano godrà persino di una traduzione in lingua inglese (“To The Door Of The Sun”) affidato alla voce di Al Martino. Per Gigliola, seconda per numero di cartoline e per voti dalla giuria, ma prima nella classifica finale, è il momento di un rilancio che la porterà a partecipare all’Eurofestival del 1974, cioè a dieci anni esatti dalla sua vittoria in quella manifestazione. La Cinquetti, che all’estero è ancora notevolmente popolare riuscirà a ripetere l’exploit?.....
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