Un disco per l’estate 1974. Seconda serata (puntata n. 153)
di Dario Cordovana
La seconda serata inizia con “Perdonami amore” di Fred Bongusto, solita canzone confidenziale senza particolari sorprese se non un’armonica in stile Toots Thielemans (era l’anno di “Non gioco più”…); ma in fondo che disco estate sarebbe senza Fred Bongusto? Una certa sorpresa desta invece l’esordio nella competizione di un nome già affermato da parecchio come quello di Don Backy che presenta una splendida canzone, “Amore, non amore”, densa di immagini poetiche: “Esempio sai qual è il motore che fa volare un’ape sai qual è?/Che cos’è che spinge un giglio?/Eterna fiamma bianca verso il sole”, e ancora: “Dopo l’uragano il sole le sue pattuglie d’oro manderà/e da un insetto che ora muore una farfalla nuova nascerà”. I Romans un paio d’anni prima avevano fatto il loro esordio con “Voglia di mare”, una canzone allegra e spensierata che aveva mancato di poco l’accesso alla finale. La loro canzone “Il mattino dell’amore” è invece un pezzo lento e romantico. Certo le immagini evocate dal ritornello sono un po’ più semplici di quelle del brano di Don Backy (“Ora che amo te ho capito sai/che l’amore vero è solo quello che mi dai”), ma tant’è… Amori adolescenziali a go go nella canzone di Anselmo, che di cognome fa Genovese, intitolata appunto “La prima volta”. Un filone che di lì a poco prenderà piede nelle classifiche di vendita, nelle quali gli adolescenti cominciano a dettar legge. Tra tutti gli ammessi alle semifinali Cristina Gamba è sicuramente quella che ha suscitato maggiore curiosità: del tutto sconosciuta (persino un settimanale come TV Sorrisi e Canzoni si chiedeva chi fosse), tale è rimasta dopo questa apparizione. E la canzone, “Peccato” com’è? Un samba innocuo che non lascia tracce, tanto da far pensare ad una sbornia collettiva dei giurati del primo turno. “Amore grande amore mio” segna invece il ritorno di Peppino Di Capri dopo un anno di assenza, un anno nel quale c’era stata di mezzo una vittoria a Sanremo e un’operazione rilancio portata a termine con successo. La canzone viene ben accolta nella prima fase (si classifica quinta), quindi Peppino nutre fondate speranze di un posto in finale. Tornano anche i Nuovi Angeli, in semifinale con l’incalzante “Carovana”, che li vede riscuotere consensi dalle giurie, che, al contrario del pubblico, non sono sempre state dalla loro parte. L’arrangiamento ha una lontana eco beatlesiana (“Don’t Pass Me By” è dietro l’angolo) che la rende ancor più gradevole. Partenza sottotono per Mino Reitano, solo ventunesimo, la qualità media delle sue canzoni però è sempre la stessa, difficile dire se “Amore a viso aperto” abbia le stesse possibilità di venire fuori alla distanza come la “Tre parole al vento” dell’anno precedente, che riuscì a piazzarsi terza, partendo dal ventiduesimo posto. Anche i Nomadi non potevano mancare al Disco per l’estate. In genere la loro proposta è di buona qualità, e qualche volta, come con “Io vagabondo” riescono a tirare fuori un brano con i crismi dell’immortalità. “Tutto a posto” è forse anche meglio, anche se non riuscirà ad eguagliare le vette di popolarità del successo del 1972. L’obiettivo è comunque andare in finale anche quest’anno. Chi ha bisogno di un rilancio è Donatello, che quest’anno, invece del solito Sanremo si misura col concorso canoro estivo per antonomasia. “Irené” è un brano di qualità che si merita ampiamente il passaggio del primo turno. Condotta da un riff indovinato di chitarra elettrica (non dimentichiamo che Donatello era stato il chitarrista di Gianni Morandi) che riemerge nel finale con un coro femminile (che sembra quasi preso in prestito dal “Mosé” di Morricone, in versione più leggera ovviamente) che ripete il nome che dà il titolo al brano. Emanuela Cortesi invece a Sanremo c’è andata e con buoni risultati anche, salvo beccare un’edizione del Festival clamorosamente sottotono. Allora Emanuela ci riprova con “Ci si innamora solo al tempo della scuola” che porta le collaudate (e famigerate) firme di Pace-Panzeri-Pilat-Conti, ovvero gli autori di tanti successi di Orietta Berti. E, a parte il tempo di rhythm’n’blues, siamo da quelle parti. Stufo di essere etichettato come l’eterno secondo, Peppino Gagliardi ha disertato il Disco per l’estate per un paio di edizioni, preferendogli Sanremo (dove si è piazzato per due volte ovviamente secondo). Stavolta con “La mia poesia” le cose devono andare diversamente: “Un poeta, un poeta, un poeta/mi sentivo per te…” La Strana Società ha una storia curiosa alle spalle: è riuscita ad arrivare al secondo posto in classifica con una versione delle 1.207 circa che c’erano in circolazione, di “Popcorn”. Poi però bisognava fare capire al pubblico che si trattava di un gruppo di pop melodico italiano con tanto di cantante solista. Primo incoraggiante tentativo lo scorso anno con “Era ancora primavera”, secondo con l’ancora più centrata “Fai tornare il sole”, guidata dall’organo, e che sembra una canzone estiva, anche se di fine anni sessanta. Il pubblico gradisce molto (si qualifica alle semifinali con il terzo posto). La logica favorita sembra però “Questo sì che è amore” di Gianni Nazzaro, prima nelle votazioni preliminari. Una canzone dalla melodia vincente, enunciata fin dalle prime battute degli archi dell’orchestra. Al termine della serata oltre a Nazzaro, si qualificano per la finale i Nuovi Angeli, i Nomadi, Peppino Gagliardi e la Strana Società. Poi le dieci canzoni vengono divise in due gruppi da cinque. Nel primo gruppo emergono Nazzaro e Umberto Balsamo, nel secondo Drupi e Peppino Gagliardi. Allo scontro finale Gianni Nazzaro prevale solo di due punti su “Piccola e fragile” di Drupi. Più lontana “Bugiardi noi” di Umberto Balsamo con Peppino Gagliardi (che finalmente non è arrivato secondo) fuori dai giochi. Ma le classifiche di vendita diranno altro e come dirà un titolo di “Tv Sorrisi e Canzoni”: “Il disco a Nazzaro, ma l’estate è di Drupi”….
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