Le canzoni dell'estate 1974 (puntata n. 154)
di Dario Cordovana
“Un disco per l’estate” non è mai stato Sanremo in termini di vendite, quindi niente sconvolgimenti nelle classifiche dei 45 giri, ma certo la rassegna estiva peggio del Sanremo ’74 non poteva fare. Drupi con “Piccola e fragile” a luglio si piazza al primo posto, e tra i primi dieci troveremo “Bugiardi noi” di Umberto Balsamo, “Più ci penso” di Gianni Bella (che sarà la canzone che durerà più a lungo in classifica) e “Tutto a posto” dei Nomadi. Tra queste manca la canzone vincente, “Questo sì che è amore” di Gianni Nazzaro, che si piazzerà a malapena tra le prime quindici.
Ma l’estate del 1974 si contraddistingue per i brani solo strumentali che sono numerosi e diversificati. C’è “A Blue Shadow” di Berto Pisano, sigla dello sceneggiato televisivo “Ho incontrato un’ombra” e al primo posto per ben 14 settimane di seguito (sarà proprio Drupi a spodestarla), e “L’ultima neve di primavera”, brano portante della colonna sonora a firma di Franco Micalizzi, dell’omonimo film strappalacrime.
Possiamo considerare strumentale anche “Soleado” dei Daniel Sentacruz Ensemble, a firma di Zacar (tutti pseudonimi dietro i quali si cela Ciro Dammicco), perché la melodia è guidata solo dalle voci che oltre un “oh-oh” non vanno. In classifica anche “Love’s Theme” della Love Unlimited Orchestra di Barry White e “T.S.O.P.” (ovvero “The Sound of Philadelphia”) dei M.F.S.B. (Mother Father Sister and Brother), che è quasi del tutto strumentale. In autunno la mania continuerà con l’”Ave Maria” di Schubert riletta da Eumir Deodato, con la romanza in fa maggiore opera 50 di Beethoven riveduta e modernizzata da James Last e con l’allegra “Snoopy” di Johnny Sax (che altri non è se non lo stimato fiatista jazz Gianni Bedori), dopodiché anche il disco per l’estate 1975 si dovrà adeguare ed aprirà il concorso ai brani strumentali.
Altro brano tratto da una colonna sonora, ma questa volta cantato è “Dune Buggy” degli Oliver Onions (uno dei tanti pseudonimi che nascondono Guido e Maurizio De Angelis), dal film “Altrimenti ci arrabbiamo” con la coppia Terence Hill e Bud Spencer.
Tra le stranezze di questa estate 1974 c’è “Anima mia” dei Cugini di Campagna, grande successo che arriva con un anno di ritardo dalla pubblicazione, così come, in classifica fino a giugno, “Prisencolinensinainciusol” di Adriano Celentano. I Cugini a ruota sfornano “Innamorata” che sarà quasi altrettanto fortunata.
Le cantanti soliste reggono ancora bene, anche se non ai livelli dell’estate precedente. L’unica a migliorare le proprie posizioni è Mina, grazie alla raffinata “Non gioco più”, sigla finale dello show “Milleluci” e accompagnata dall’armonica di Toots Thielemans. Patty Pravo fa capolino in classifica con “Come un Pierrot” che porta ancora la firma di Maurizio Monti, mentre Marcella piazza l’ennesimo successo, la ritmata “Nessuno mai”. Mia Martini invece non va oltre la decima posizione in classifica con “Inno”, una canzone certo meno ricordata della “Minuetto” dell’anno precedente.
I gruppi vengono rappresentati oltre che dai Cugini di Campagna e dai Nomadi, dagli Alunni del Sole di Paolo Morelli, il cui successo per l’estate si chiama “Jenny”, romantico come al solito, e proposto in versione molto più breve rispetto al long-playing “Jenny e la bambola” che lo contiene. I Pooh invece sono un po’ in ribasso: “Se sai se puoi se vuoi” è un brano complesso da assimilare e la via intrapresa del gruppo sotto la guida del produttore Giancarlo Lucariello rischia di allontanare parte del pubblico, a causa di arrangiamenti un po’ troppo barocchi e di canzoni di non facile fruizione. Il loro brano si ferma al decimo posto. Ma il dominatore dell’estate è Claudio Baglioni che, vinta la resistenza di Drupi, piazza al primo posto “E tu” per 12 settimane di seguito. La canzone, al solito, un amore adolescenziale così ben narrato che sembra di guardare un film, è tratta dall’omonimo album che si vale degli arrangiamenti di Vangelis O’Papathanassiou, ex-tastierista degli Aphrodite’s Child (quelli di “Rain and Tears” con Demis Roussos alla voce), che dà all’album un respiro internazionale. Un album in cui Baglioni torna a un formato più tradizionale, con dieci pezzi autonomi e non collegati tra loro da storie in comune o intermezzi cameristici. E della vecchia auto Camilla non c’è traccia…
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