Canzonissima ultimo atto. Si chiude. Quella che un tempo
nemmeno troppo lontano era stata la trasmissione di punta della televisione
italiana, attesa per mesi e alla quale veniva abbinata la lotteria Italia è al
termine di una crisi ormai non più reversibile.
L’edizione precedente era stata un flop annunciato. Prima lo
spostamento della trasmissione dal prestigioso sabato sera alla domenica
pomeriggio che attirava molto meno pubblico. Poi la rinuncia a partecipare di
big conclamati (Ranieri, Morandi, Di Bari, Zanicchi, Caselli, ecc.) che per
anni ne erano stati l’asse portante, ai quali si erano aggiunte le defezioni
dei nuovi idoli del pubblico delle classifiche dei singoli (Marcella, Mia
Martini, Drupi, Baglioni…). Per non parlare di quei mostri sacri come Mina e
Celentano che a Canzonissima in gara non sono andati mai in tempi recenti o,
nel caso di Battisti, in senso assoluto.
Per ovviare a questi “piccoli” inconvenienti si era pensato
di aprire ai gruppi la gara, ma anche lì, non tutti avevano raccolto
l’opportunità (vedi i Pooh ad esempio). Neanche la conduzione aveva fatto
faville, con un Pippo Baudo convinto a fatica a rifare l’esperienza dopo
l’annata al sabato nell’anno precedente e la debuttante Mita Medici che non
riusciva nell’intento di far dimenticare se non la Carrà, almeno la Goggi.
Molte le novità previste da quest’ultima edizione. Anzitutto
la gara divisa in due gironi, uno per la musica leggera e l’altro per la musica
folk, un genere dalla popolarità in ascesa. Previsti quindi, al termine della
finalissima del 6 gennaio, due vincitori. Abolito il “briscolone” della
precedente edizione, le canzoni vengono votate dalle giurie in sala e dal
pubblico a casa mediante cartoline. I cantanti non sono divisi per sesso, per
popolarità o altro, ma gareggiano l’uno contro l’altro. Già nel primo turno,
che consta di sei trasmissioni, si affrontano in ogni puntata 5 cantanti di
musica leggera e solo in tre passeranno al turno successivo. In quanto al
girone folk, due cantanti per puntata e superamento del turno solo per il più
votato dei due.
Nel cast dei cantanti c’è qualche ritorno eccellente, a
cominciare da Massimo Ranieri e Nicola Di Bari. Quest’ultimo però negli ultimi
due anni è stato un po’ ai margini dei concorsi canori, con una partecipazione
a Sanremo 1974 che non si è fatta ricordare particolarmente. I big dell’anno
precedente, a parte i Ricchi e Poveri impegnati in televisione con il programma
“Tante scuse” della coppia Vianello-Mondaini, ci sono tutti, dalla Cinquetti
vincitrice a Di Capri, più i soliti Berti, Reitano, Villa, Al Bano, Nazzaro,
Vianella, ecc. ecc. Dei nuovi personaggi amati dal pubblico si riesce a
convincere solo Wess e Dori Ghezzi, i Nomadi e Gianni Bella. Per completare i
quadri, come l’anno precedente, si devono fare i salti mortali. C’è l’esordio
di Memo Remigi (non proprio un nome nuovo a ben vedere) e del duo Gloria e
Denise Calore, la cui popolarità in un torneo così impegnativo è ancora tutta
da verificare.
Nel girone folk interpreti da tutta Italia, alcuni dei quali
molto noti al grosso pubblico per via di numerose incursioni in campo leggero.
Tra questi Lando Fiorini (che aveva già partecipato l’anno prima), Fausto
Cigliano (all’attivo anche una partecipazione a Sanremo nel 1964, quando cantò
“E se domani”) e Tony Santagata (anche lui reduce da Canzonissima 1973 e
partecipante al Sanremo di quello stesso anno). Accanto a questi di contro ci
sono esponenti molto più rigorosi della tradizione folk come la siciliana Rosa
Balistreri o la sarda Maria Carta.
Per quanto riguarda i conduttori, con Baudo fuori dai
giochi, si punta tutto sul ritorno di Raffaella Carrà, un nome che è una
garanzia e che viene dal grande successo di “Milleluci”. Ad “affiancarla” sono
Cochi e Renato e Topo Gigio, ma affiancarla l’ho scritto tra virgolette, perché
gli interventi del duo comico e del simpatico pupazzo sono assolutamente avulsi
dalla gara canora, un po’ come Noschese nell’edizione del 1971. La Carrà
riguardo la gara deve fare tutto da sola e per auto incoraggiarsi vorrà
chiamare dei partner a sostenerla, il primo dei quali non può che essere
Corrado.
A Raffa è affidata come di consueto la sigla iniziale, “Felicità-tà-tà”
scritta dalla sua fiamma Gianni Boncompagni e dal maestro Paolo Ormi, direttore
d’orchestra prescelto per questa edizione. La canzone avrà un buon successo,
dovuto anche alle indovinate mossette che accompagnano il balletto iniziale,
una specie di sunto della filosofia di vita delle tre scimmiette che non
parlano, non vedono e non sentono. Successo buono si diceva, ma neanche
lontanamente paragonabile a quello della sigla finale, “E’ la vita, la vita”,
cantata da Cochi e Renato che finalmente riescono ad avere un grosso successo
in classifica, per altro riportandovi anche come autore quella vecchia
conoscenza di Enzo Jannacci…