Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - settima puntata
di Dario Cordovana
Per il Festival di Sanremo il 1963 fu un anno interlocutorio: le novità c’erano state negli anni precedenti. Nel 1958 ci fu il grande trionfo di Modugno con “Nel blu dipinto di blu”, bissato l’anno successivo con “Piove” (la celebre “Ciao, ciaaao baaambiina!”). Nel 1960 l’urlatore Dallara con “Romantica”, nel 1961 Celentano porta il rock’n’roll con “24 mila baci” (nell’anno in cui Mina dà il suo addio a Sanremo). Infine nel 1962 Tony Renis porta al successo (anche internazionale) “Quando quando quando”, ma… non vince. Vincerà appunto nel ’63 con “Uno per tutte” (ve la ricordate? No? Allora la seconda classificata “Amor, mon amour, my love” ? Nemmeno? E la terza? “Giovane giovane”? Ma come? Neanche? E qui mi fermo per esaurimento punti interrogativi). A ben guardare l’elenco dei cantanti sono ancora presenti molti della vecchia guardia: Tonina Torrielli, Flo Sandon’s, Luciano Tajoli, Aurelio Fierro, Arturo Testa, Emilio Pericoli, Wilma De Angelis, Sergio Bruni. Alcuni di questi cantano più di una canzone. Ma è l’ultima volta… infatti nel 1964 Sanremo per la prima volta apre agli stranieri che si accoppiano ai cantanti italiani contribuendo in qualche caso al successo del brano. Chi si ricorda più della “Ogni volta” cantata da Roby Ferrante? Quella che si è fatta strada è indubbiamente la versione di Paul Anka, l’autore di “Diana”, rispolverato per l’occasione. Qualche cantante meno noto come Gene Pitney acquista notorietà e sarà di casa a Sanremo per quattro anni. Ma anche tra i cantanti italiani è il momento delle nuove leve: vince addirittura la sedicenne Gigliola Cinquetti che non aveva l’età per amare, ma evidentemente per vincere Sanremo sì, anche perché il favoritissimo Bobby Solo (“Una lacrima sul viso”) si becca un abbassamento di voce, deve cantare in playback e viene squalificato. Ma dicevamo del cast: del passato rimangono Fierro e Pericoli, oltre agli “immarcescibili” Villa e Modugno, ma la scena è tutta per i vari Little Tony, Pino Donaggio, Gino Paoli, Piero Focaccia, Giorgio Gaber, Bruno Filippini, Milva, e poi gli stranieri: ovviamente cantano in italiano, un po’ approssimativamente per altro, ma suscita curiosità vedere dal vivo personaggi come Frankie Laine, Frankie Avalon o Ben E.King (la maggior parte dei quali, invero più legata alla musica degli anni cinquanta che dei sessanta). I cantanti stranieri verranno invitati a partecipare a Sanremo anche negli anni successivi, e, almeno fino al 1971 (ultimo anno in cui le canzoni vengono proposte in doppia esecuzione), verranno propinati in dosi massicce. Dal 1972 in poi le presenze si faranno sporadiche e talvolta insignificanti (gli Aguaviva, les Charlots, i Mocedades, Sterling Saint-Jacques, Carmen & Thompson…), prima della doppia annata di Adriano Aragozzini (1990 e 1991) che porterà in Italia Ray Charles, Dee Dee Bridgewater, Jorge Ben e Papa Winnie.
Paul Anka esegue "Diana"
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