Una proposta per fissa ovvero della smania di andare in bici per Palermo
di M. Elena
Potremmo includere tra i comportamenti fissa quello di spostarsi in bici per Palermo? E ancora, non potremmo definire «superfissa» chi avendo raggiunto la considerevole età di…(thirty-something, dicono garbatamente gli anglosassoni) senza essere mai riuscita a portare una bici, decide di comprarne una per imparare, al fine di aggregarsi alla minoranza di temerari ciclisti palermitani? La riflessione viene sollecitata da una giornata trascorsa i primi di giugno a Monaco di Baviera, dove il dominio assoluto del ciclista e della bicicletta su ogni altro mezzo o essere ambulante aveva suscitato la più livida delle invidie nel gruppo di palermitane capitate nell’allegra capitale bavarese. Alle meravigliate turiste si presentava una città davvero a dimensione d’uomo, come si usa dire, tutta percorsa da piste ciclabili, dove indisturbati sfrecciavano e spadroneggiavano gli ecologici mezzi a due ruote, con immaginabili effetti sulla qualità dell’aria e anche sull’umore degli abitanti. Subito i buoni propositi: appena tornate nella sicula “tutto porto”, anche noi in bici! (compresa quella che non ci sapeva andare, chiaro). Facciamo qualcosa per la vivibilità della nostra città, un tempo la terra “dove crescono i limoni”, rendiamo l’aria più respirabile, la città più silenziosa, il cuore più allenato, i muscoli più tonici e bla, bla, bla. Di fatto, delle sei esaltate, solo due hanno mantenuto la masochistica promessa, sì da proporle come esempi imperituri di fissaria da annoverare negli annali del sito. In primo luogo, quello sopra menzionato di chi, totalmente digiuna di pratica ciclistica, ma ansiosa di partecipare al progetto, si reca effettivamente in via Divisi a comprare il poco familiare mezzo per buttarsi, dapprima, in improbabili e maldestri tentativi nel lungo corridoio di casa, per poi condursi, con più spirito pratico, nella vicina Villa Sperlinga, incurante degli impietosi sguardi di scattanti bambinetti di quattro anni. Sfiancata, ma mai doma, la perseverante apprendista osserva i lesti bimbi, finché in un afoso, ma trionfale pomeriggio, sotto il sole cocente (e come altro poteva essere?), riesce nella personale impresa di fare il primo barcollante giro lungo i tortuosi sentieri della villa. Il secondo, ma non meno eroico modello, è dato da chi animata dall’intento, del più puro genere fissa, di comprarsi una bici per andare in ufficio, a lezione di francese, a nuotare e così via, incautamente chiede consiglio a un fino a quel momento fidato cugino, il quale prontamente le propina una mountain bike il cui durissimo sellino e altre scomodità la rendevano da tempo un polveroso, sgonfio e, soprattutto, inutilizzato aggeggio da donare al fissa di turno. Ebbene, contenta come una pasqua, la donataria da una quindicina di giorni gira per la città a tutte le ore, condividendo l’asfalto con gli automobilisti palermitani, tra i più prudenti e rispettosi del territorio nazionale, com’è noto, con sacchetti della spesa precariamente ciondolanti sul manubrio, e, orrore degli orrori, sacrificando ogni indumento sexy ad un più pratico «abbigliamento da ciclista» (parole sue), al solo fine di fare un bene alla comunità e, possibilmente, di rendere la sua scelta un comportamento diffuso. Non solo. Essendo queste fissa mosse da non poche velleità intellettuali, pronte si collegano al web per trovare conforto ideologico alla loro decisione, venendo a scoprire un mondo di movimenti e sigle varie, ( critical mass , coordinamento Palermo ciclabile , isolepedonali.org, e altre), prive di ogni connotazione politica, ma animate da un comune senso ecologico e salutista: nuove innocue sette del nostro tempo. Il problema infatti è all’ordine del giorno ed è serio. Sappiamo tutti che l’energia prodotta dagli idrocarburi sta distruggendo il pianeta e che questa fonte si sta pure esaurendo, così come malattie mortali generate dall’inquinamento si diffondono con carattere di epidemia. Pertanto, in attesa dello sviluppo e della diffusione delle energie rinnovabili, non sarebbe male che l’uso della bici per brevi spostamenti divenisse pratica comune anche a Palermo. Per tornare e trovare una risposta al retorico quesito iniziale possiamo dire: andare in bici per Palermo è da fissa, ma come ogni comportamento fissa degno di tal nome, oltre a dare un piccolo contributo al benessere della comunità, produce benevoli effetti anche in quello dei singoli.
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