Elogio della sorridenza
di Giuseppe D'Agostino
“Sorridenza”. No amici cari. E’ perfettamente inutile che vi affaniate a consultare vocabolari e dizionari (on line o cartacei) per scoprire l’arcano significato di questo vocabolo. Perché non lo troverete mai. Il vocabolo in questione è infatti nato appena ieri, partorito con un guizzo strepitoso dalla mente di una bimba di cinque anni e mezzo: mia figlia Federica. E’ sorprendente quello che riescono a fare i bambini. E’ stupefacente come degli esserini così piccoli, assolutamente privi di esperienza (se non quella istintiva) e di cultura nozionistica possano colpire a volte noi adulti con la stessa violenza di un pesante maglio. A volte anche solo con la verità, nuda e cruda. Un maestro zen diceva “se la tua mente non è oscurata da cose superflue, stai vivendo la stagione più bella della vita”. E i bambini fanno proprio questo. Il loro vivere istintivamente, il loro guardare le cose nella loro pura essenza, l’assenza di quel “vissuto” che crea sovrastrutture e barriere devastanti per noi adulti quali pregiudizi e preconcetti, li rende magnificamente capaci di fotografare istantaneamente la pura realtà, come se avessero nella mente e negli occhi una macchina a 100 megapixel. E ieri mia figlia, guardando mia moglie, ha scattato una di queste meravigliose immagini, fermando per sempre nel tempo una sensazione di terrificante potenza e bellezza dicendole, dopo averle scattato una foto con il cellulare: “Mamma, meno male che hai fatto un po’ di sorridenza”. Confesso che lì per lì ho riso, rimarcando l’errore grammaticale e premurandomi immediatamente, da buon docente, di correggerla dicendo “Ma no amore, sorridenza non si dice. Non esiste”. Ma subito dopo mi sono fermato a riflettere. Perché non esiste? Forse non nel vocabolario della lingua italiana, ma perdiana, la “sorridenza” esiste eccome. Anzi, DEVE esistere. E’ una qualità mirabile, una dote preziosa, un’ancora di salvezza, un porto sicuro, un calumet della pace, una bandiera bianca sventolata disperatamente sui ponti delle nostre vite. Forse una filosofia di vita. “Sorridenza” è capacità di sdrammatizzare, di tendere una mano, a se stessi forse prima che alla persona a cui stiamo sorridendo. Sorridere di noi, per imparare a non prenderci troppo sul serio. Sorridere quando capiamo che qualcosa o qualcuno attorno a noi ha bisogno di essere incoraggiato a farlo. Sorridere semplicemente perché non costa nulla, e aiuta più di tante cose che costano una cifra. Sorridenza fa rima con potenza, con essenza, con tendenza, con riconoscenza. Forse non a caso. Visto che la parola è uscita dalla bocca di una bambina che come tutti i bambini del mondo ha la potenza del suo essere bambino e tende a rivolgersi a tutti con riconoscenza. Forse solo perché è riconoscente nei riguardi della vita stessa. Io da oggi, nel nome di Federica, cercherò di vivere con “sorridenza”. Perché se lo merita. Perché, forse, ce lo meritiamo tutti. E ne abbiamo maledettamente bisogno.
Tratto - su gentile concession dell'Autore - dal sito di Giuseppe D'Agostino (mitica "voice" delle radiocronache del Palermo su RGS, grande esperto di calcio e non solo) http://gidago.splinder.com/
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Commenti lasciati per: Elogio della sorridenza
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Mi piace la sorridenza! Anche quando si è tristi dentro o forse soprattutto in quei momenti bisogna riscoprirne l'importanza. E' la leggerezza il segreto per vivere bene e profondamente la vita. |
20/03/2008 10:21:01
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Sorridenza fa anche rima con pazienza, infatti a volte chi abbonda, da adulto, in sorridenza ha anche tanta pazienza. |
20/03/2008 09:27:13
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Cerchiamo di non perdere l'abitudine alla sorridenza,farà bene a noi e contagerà chi ci è
vicino.Se amiamo,abbiamo sempre molto da imparare dai bambini ,per migliorare appunto,con un po' di sorridenza ,la nostra vita. |
20/03/2008 01:04:55
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Sembra proprio una favola dedicata a noi palermitani (tifosi e non) perennemente "sciarriati con la cuntintizza". E' vero, non abbiamo come collettività molti motivi per stare allegri ma credo sia nella nostra natura cercare sempre e comunque un motivo per rovinarci un effimero attimo di felicità, sempre con la paura che tutto possa finire in una bolla di sapone. |
20/03/2008 00:01:10
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