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29 aprile 2008

Cattivi pensieri (estate in città)

di Davide



L’aria si fa tiepida, il sole domina il cielo ormai terso e azzurro, nei giardini si spande forte l’inebriante odore della zagara, si sente irresistibile la voglia di mare, di uscire fuori e gridare felice……che palle sta arrivando l’estate.
La bella stagione, calda, caldissima, torrida.
Altro che profumo di zagara e pitosforo, in estate in città domina la puzza acida di munnizza accatastata e grondante di liquidi mefitici, attorno ai quali si radunano stormi di festanti zanzare tigre e strani muschitte dal morso doloroso ed urticante, insensibili ad ogni forma di insetticida, che alla fine intossica solo te. E piuttosto che i fiori sbocciano e proliferano soprattutto i condizionatori.
In macchina, in ufficio, nei negozi, nei supermercati, magari fra un po’ anche per strada e soprattutto, in casa.
Vola la bolletta, si allarga il buco, nell’ozono e nelle nostre tasche, e si produce ancora più calore che chiama ancora più condizionatore che emette ancora più calore che fa crescere l’esigenza del condizionatore che….
E anche se, magari, vuoi essere parco, limitarti a far circolare l’aria in casa, aprire le finestre per godere della leggera brezza che una città di mare potrebbe garantire (salvo scirocco), ecco che devi condividere la tua vita con quella di tutto il vicinato e perché no anche dei loro amici e passanti, subendo angherie e soverchierie di ogni genere.
E già, perché l’estate è soprattutto la stagione dei cafoni, spuntano tutti come i crastuna e se prima si mimetizzavano e sopprimevano i propri istinti ora, soprattutto al calar delle tenebre escono fuori come gli zombie di Romero.
La notte dei vastasi viventi.
La sera è tutto un proliferare di allarmi che suonano ore ed ore, prima con un suono sibilante e violento poi scemando in un rantolo stonato al quale si aggiungono sempre nuove e stridenti note, di moto e macchine rombanti con i finestrini aperti dai quali si diffonde un’ insensato e pompante rumore assai impropriamente definito musica (ma alcuni pompano a palla anche Gigi D’Alessio), di simpaticissimi ragazzi che escono alle dieci, ciollano fino alle undici sotto casa (che sarebbe anche la tua) e poi vanno finalmente affanculo tornando però tra le quattro e le cinque mettendoti al corrente delle risultanze della serata e salutandosi festosamente, lanciando rutti infarciti di “minchiacompà”, di ziti che si accompagnano creando un codazzo di macchine che va perdendo pezzi man mano con le auto che si fermano sotto casa e stanno anche venti minuti con il motore acceso per mantenere in tiro l’amata aria condizionata e rumore della ventola che sostituisce il solito e scontato sottofondo musicale dell’unzaunza.
Per non parlare delle intere comitive di amici ma soprattutto di parenti con nonni e nipotini che urlano, cantano e piangono senza che un cabbaso di parente magari di secondo grado o acquisito gli tappi quella boccaccia, salvo qualche nonna volenterosa ed in vena di martirio che vede frustrato ogni tentativo pedagogico dal “cretina e scema” della bambinetta e dal “e lasciala stare, mamma” della madre stravaccata sulla poltrona mentre con una mano si soscia e con l’altra si gode l’agognata sigaretta. Accanto “i padri maschi” parlano (urlano per superare gli strilli dei figli) tra loro di automobili, veline e dell’ultimo modello di cellulare. Addio speranza di poter vedere e, soprattutto, ascoltare musica o TV, a meno che non ci si accordi su un programma e vederlo tutti assieme ma ciascuno dal suo appartamento, di parlare con chicchessia senza questo continuo rumore di sottofondo. Di riposare o dormire non se ne parla.
Così se hai la sfortuna di dover o, perché no, di voler rimanere a casa non ti resta altro che chiudere tutto, barricarti con l’aria condizionata a manetta in una sorta di bunker artificiale (anche per quello che respiri) negazione di tutto e tutti quelli che ci sono fuori.
E nonostante ciò è sempre reale il rischio che il vicino sia un frequentatore del barbeque urbano a base di stigghiole (guardi come le faccio io…) e ti arrivi dallo split la sua fragranza o abbia organizzato una rumorosa festa il cui momento clou è tra l’una e le due di notte quando i bassi sparano a mille fino a fare risonare tutto l’edificio in una orgiastica e democratica danza.
Alla fine vieni sopraffatto, inutile lottare, ti puoi salvare solamente immolandoti in nome della buona educazione, raccogliendo qualche timpulone e, nel migliore dei casi, tre quattro vaffa, o arrendendoti, vivendo nell’attesa della brutta stagione nutrendo però dentro te il demone dell’odio, una specie di mostro vendicativo che si nutre dei tuoi bocconi amari. Magari non te ne accorgi, sembri assuefatto ma una notte all’improvviso un incubo ti viene a trovare.
Il balcone del vicino, riempito all’inverosimile di bambini urlanti che tirano i capelli e sputano in faccia a sorridenti e compiaciuti nonni, di mamme fumanti e distratte, di papà dalla voce baritonale in pinocchietto ed infradito, stonati dall’ennesimo bicchiere di birra gelata, prima scricchiola sinistramente e poi miseramente crolla al rallentatore davanti ai tuoi occhi inorriditi, travolgendo prima una comitiva di giovani ruttanti seduti sul marciapiede sommerso da bottiglie di Ceres vuote, poi due automobili circondate da altri ragazzi che ballano come cavalli nitrenti al ritmo delle autoradio, quindi due famiglie appena rientrate a casa allarmate dall’ennesimo scattare dall’antifurto ed infine due pali della luce che così viene a mancare improvvisamente in tutta la strada facendo cadere su tutto il buio e finalmente il silenzio. L’unico rumore, spaventoso e gioioso, il tuo sorriso sempre più forte e divertito. Poi nuovamente il silenzio, Un lungo e sereno sospiro. Un respiro sempre più forte. Un ansimo che diviene leggero rantolo, ritmato e corposo. E’ il sonno dei giusti, dei vendicati dalla natura, dal destino amico, dal super eroe di chi assuppa da anni, speranza di noi tutti, richiamato dai nostri tuonanti strali lanciati quale unico sfogo impotente.
Buonanotte e…buona estate.

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Cattivi pensieri (estate in città)
 

 

Davide, ti accontenti di poco:un balcone che crolla. Un mio cognato (non faccio il nome per la privacy, ma chi lo conosce lo individuerà subito) invece sogna in grande: hai presente apocalipse now?: gli elicotteri, Wagner, il napalm....

Mingo

01/05/2008 08:31:46


Minkiacompà me l'accollo, anzi mi hai dato un'idea. L'anno prossimo invece di proporlo ai cani del mio collega il tagano lo conservo per l'estate (tanto è sottovuoto) e poi lo uso come arma (dal 4° piano) contro le komitive radunate. Tagano 1 - komitiva 0.

davide

30/04/2008 21:00:04


Quello che trovo eccezionale è questo crescendo carico di astio...che ne pensi - per dimenticare - di una una bella fetta di tagano annaffiata da birra ghiacciata?

Mingo

30/04/2008 20:35:14


Bravissimo Davide, mi hai ricordato quello che è l'estate panormita. Spesso la mente tende a cancellare le cose brutte e io in effetti avevo rimosso almeno il 90% di quello che hai brillantemente scritto. Tra poco avremo gli Europei (quelli si che ascolteremo "a unisono" rimbombante) e io in particolare ho l'aggravante dell'impalcatura polverosa da classico rifacimento della facciata estiva. Comunque, bravo!

Mingo

30/04/2008 20:25:46


Grazie troppo buono ma gran parte del merito è della fauna vastasa del mio vicinato che mi smuove la nervatura e mi induce la possessione dello spirito astioso del nostro Biagio Rosso.

davide

30/04/2008 16:50:28


Davide, sei il degno erede del grande Renzino Barbera.
La tua descrizione delle notti d'estate del palermitano medio è da premio nobel per il cabaret!

Marcello

30/04/2008 10:10:21


 
 

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