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14 maggio 2008

L'avvelenata di Luigi, ovvero quelli che mi fanno inc....nero

di Luigi Riotta


Mi vengono in mente alcuni esemplari di razza. Eccoli, tutti in pista, a seminare il proprio io negli altrui campi.
Penso a quelli che suonano il clacson appena spunta il verde, non dieci o cinque secondi dopo, ma immediatamente dopo, nell’arco di tempo che sta dentro un secondo e che non è quantificabile dagli umani.
E a quelli che le cose che devono fare loro sono degne di tutta l’importanza di questo mondo e le cose che devono fare gli altri sono cazzate. Quelli che la loro fretta è vera, reale, indiscutibile e che quella degli altri non è giustificabile. Quelli che prendono un normale sorpasso come un’offesa alla propria dignità personale.
Quelli che ti telefonano sempre mentre stai mangiando e ti dicono che sei rintracciabile solo a quell’ora. Quelli che stanno per entrare con te all’ufficio postale o in banca e che nel dubbio che tu possa superarlo nel turno accelerano l’andatura iniziando a camminare con quei passetti odiosi che stanno a metà tra il trotto ed il galoppo. Quelli che tu li saluti e non ti rispondono perché devono fare vedere a tutti che sono incazzati. Quelli che non ti salutano perché si sentono superiori a te, socialmente, lavorativamente, economicamente non importa e che, per fartelo capire, mezzo metro dopo aver ignorato la tua esistenza, ed il tuo saluto, salutano per primi molto affettuosamente chiunque ti segue, anche il ragazzo del bar.
A proposito di bar. E che dire di quelli che stanno dietro al bancone che gli chiedi un caffè e non si girano di mezzo millimetro come se non avesse parlato nessuno. Glielo richiedi e fanno finta di essere soli ed alla fine quando ti sei incazzato ti dicono che ti avevano sentito sin dall’inizio ed a quel punto ti sembra male riprenderti la mancia che hai messo insieme allo scontrino e te ne vai che ti rode ed il caffè faceva pure schifo.
Quelli che ti avvicinano ai semafori proponendoti l’acquisto della loro mercanzia e quando gli dici di no, iniziano a dirti che sono padri di famiglia ed hanno una caterva di figli da mantenere.
Le persone che devono parlarti solo di disgrazie e malattie. Quelle che guardano decine di minuti gli annunci mortuari per vedere “se conoscono qualcuno”. Quelli che si collegano in internet per vedere sul sito dell’Ansa se ci sono novità e te le vengono a dire. Quelli che sanno a memoria il televideo.
Quelli che dicono “no, grazie, non ne voglio, ne prendo un poco da te” e si prendono la parte migliore.
Gli edicolanti che lavorano fuori dalla zona dove abitualmente ti muovi che alle settemenounquarto del mattino hanno finito l’allegato gratuito del tuo quotidiano preferito perché quello “va conservato ai clienti abituali”.
Quelli che si avvicinano mentre lavori al computer e fanno finta di niente e lungi da loro la volontà di guardare cosa stai facendo ma incroci sempre il loro sguardo diretto verso il monitor.
Quelli che vanno a lasciare il bambino all’asilo con un automobile che somiglia ad carro armato e che hai visto solo nella trasmissione che si occupa di guinnes dei primati?
Il posteggiatore che ti chiede le chiavi pur avendo una faccia talmente brutta e costellata di cicatrici che ti viene di controllare se hai il portafoglio solo dopo avergli detto buongiorno.
I cantanti che fanno vomitare e che ritrovi ogni anno sul palco della festa del primo maggio a Roma, che tanto tutto è arte e tutti hanno il diritto di esprimersi.
Le signore con i capelli rosa. I signori con i capelli azzurrini.
I palestrati che ancora non è lontanamente arrivata la primavera ed indossano la canottiera in pieno centro perché non ce la facevano più e luglio è lontanissimo e l’esigenza di mostrarsi era compressa.
I librai che in base al titolo del libro che chiedi ti fanno la radiografia e son capaci di dirti com’è stata la tua infanzia, qual è il tuo reddito e con chi ti tradisce la persona con cui vivi.
Gli impiegati dei negozi di elettronica che non ci sono mai e che quando riesci a trovarne uno si capisce subito che ne sai molto più di lui e fai finta di accettare un consiglio perché non riesci a dire quello che pensi.
Quelli perennemente tristi, che devono farti capire che la loro vita è un inferno anche quando i tuoi guai sono ben più gravi e se glielo fai notare inizia la gara a chi ha più guai.
I colleghi di lavoro che prendono otto caffè al giorno ed hanno un colon perfetto.
Quelli che leggono i giornali scandalistici e sanno a memoria chi flirta con chi e perché.
Gli amici di Maria De Filippi. Gli amici di Maurizio Costanzo.
Le persone alle quali racconti un tuo viaggio e non vedono l’ora di interromperti immediatamente perché devono dirti che anche loro hanno viaggiato, citando un divertentissimo viaggio in una metà più lontana dalla tua.
I bambini che ti devono vendere le rose e non hai nemmeno la possibilità di picchiare chi li sfrutta. Che al decimo “no grazie” ti guardano cosa mangi con l’aria di chi non ha mai mangiato quello che tu stai mangiando, anzi con l’aria di chi non mangia da giorni, e capisci che devi fare qualcosa ed entri in crisi perché non sai se continuare a dirgli di no o acquistare quel cadaverino di fiore sperando che finisca presto e vada a casa a dormire.
Quelli che hai aspettato mezz’ora perché ti avevano bloccato l’uscita della tua auto dal posteggio e fanno un sorrisino timido senza dire una parola. Quelli che allo stesso modo ti dicono “mi spiace” e vedi che spostano la macchina tre metri avanti sempre in seconda fila.
I vigili che ti dicono che non è compito loro.
Quelli che hanno perso tragicamente un familiare e dichiarano alla stampa: “purché non succeda più a nessuno”.
I giornalisti che chiedono a chi soffre quanto sta soffrendo.
Quelli che gli crolla il mondo addosso però l’Inter è sempre l’Inter.
Quelli che prendono il telecomando in mano e non lo mollano neppure quando si alzano dalla poltrona.
L’attimino, l’omino, l’aiutino, tutto ciò che è ino.
Quelli che dicono le cose più terribili del prossimo specificando “esclusi i presenti” e tu stavi per andartene e ti chiedi cosa sarebbe successo se te ne fossi andato tre minuti prima.
I disordinati cronici. Quelli che dicono che alla propria età non si può più cambiare. Quelli che chiedono rispetto per le pensione anziane anche quando sono delle persone indegne da mandare in galera.
Quelli che la buttano sempre in politica anche quando il pane di casa è duro.
Chi ti guarda nel piatto mentre mangi. Il tuo interlocutore che ti guarda tra i capelli anziché negli occhi.
Quelli che ti trovano “con qualche chiletto in più”. Quelli che vogliono sapere i regali che hai ricevuto per il compleanno anche quando non ne hai ricevuto neppure uno. Quelli che “non cambierà mai niente”.
Coloro che non riescono a capire come si fa funzionare un registratore, qualsiasi cosa registri.
Quelli che ti mandano gli auguri tramite sms. Quelli che lo fanno con le mail. Quelli che ti mandano la mail di auguri e dimenticano di cancellare gli altri indirizzi a cui hanno spedito lo stesso testo.
Oddio che mal di testa.

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Quelli che ti danno consigli non richiesti.
Quelli che dicono "io non sono razzista, però..."
Quelli che sull'autobus parlano al telefonino ad alta voce proprio accanto a te che stai leggendo.
Quelli che al cinema chiedono al vicino di poltrona "Ma cosa è successo?"
Quelli che ti dicono "Ma tu, che problemi hai?"
Quelli che quando si fidanzano spariscono.
Quelli che emettono rumori molesti mentre mangiano.
Quelli che fumano mentre TU stai mangiando.
Quelli che ti dicono "Ma che fine hai fatto?" e loro non hanno mai digitato il tuo numero su qualsivoglia telefono.
Quelli che ti danno del tu nei negozi quando tu gli dai del lei.
Quelli che danno del tu agli extracomunitari.
Gli insegnanti che a scuola non si sforzano di pronunciare bene i nomi degli alunni stranieri.
Fermatemi.

Daniela

17/05/2008 20:36:55


Quelli che sanno che hai un problema e chiedono agli altri tue notizie, per non disturbarti.
I parenti che vedi solo se li inviti a pranzo (con tutta la famiglia).
Quelli che ricevono un invito personale al tuo matrimonio e ci portano tutta la famiglia.
Quelli che tuo figlio invita al suo compleanno e ti ritrovi anche con i fratellini perché la loro mamma non li fa andare allle feste da soli, così lei può farsi un giretto da sola (posso anche capire, ma..)
Quelli che si accendono una sigaretta senza chiederti se ti da fastidio.
Quelli che per farti del male fanno finta che tu non esista.
Quelli che per farti capire che esisti non ti lasciano in pace.
Quelli che non sanno sorridere.
Quelli che dicono "io sono uno/a che scherza molto".

Nina

16/05/2008 11:28:19


Quelli che ho saputo che stai poco bene ma non ti chiamo per non disturbarti.
Quelli che non si discutono i propri gusti e si discutono moltissimo quelli altrui.

maramaus

16/05/2008 11:18:30


Quelli che...l'hanno deciso all'ultimo momento e non hanno avuto il tempo di avvisarti

Mingo

15/05/2008 22:47:51


No, continua Nina ti prego. Il gioco è proprio quello che stavi facendo tu. Spero che anche Valeria l'abbia inteso così.

Luigi

15/05/2008 14:18:05


quelli che ti chiamano da lontano per dire che il giorno prima sono passati nei pressi della tua città e sono molto dispiaciuti, in effetti, di non averti visto anche solo un caffé veloce.
mi fermo.

Nina

15/05/2008 12:43:05


Quelli che devono per forza trovarti un difetto, quelli che ti ticono "basta la salute", quelli che ti dicono che il giorno prima sono andati in un bel posto ma non te lo hanno detto perché pensavano tu fossi impegnato.., quelli che vogliono sempre avere "l'ultimo sms"...
fermatemi..
ps: bello trovarti anche qui, Luigi

Nina

15/05/2008 12:29:05


Luigi caro, facciamo così: prova a stilare un elenco delle cose che ti fanno piacere o ti emozionano insomma. E' un po' come nello yoga, bisogna sempre compensare e trovare un equilibrio. Lo so, l'elenco rischia di non essere così lungo, però forse....

valeriamonti

15/05/2008 08:32:19


Io ci metto quelli che ad una conferenza, o ad una presentazione di qualcosa non possono fare a meno di parlare, ciuciuliare, commentare, anche quando si deve stare zitti e concentrati ad ascoltare.

Mingo

14/05/2008 22:59:23


 
 

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