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14 maggio 2008
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Sabato 17 Maggio al Convitto Nazionale si presenta il restauro di un dipinto del Calamoneri
di Giuseppe Scuderi
Sabato 17 Maggio alle 10.30 al Convitto Nazionale, piazza Sett'angeli (absidi della Cattedrale) si "scoprirà" una tela del XVII secolo, restaurata anche grazie anche alla "follia" mecenatistica del sottoscritto. Quel che può interessare, più che l'opera in sè (comunque bellissima) è la vicenda: si tratta di un quadro che dal 1660 circa stiede in un altare della chiesa del Collegio Massimo dei Gesuiti di Palermo, dedicata a Santa Maria della Grotta, smantellata dagli albori del XIX secolo. Rispondo alla domanda che vi sorge spontanea: ma unni era? In quel gigantesco edificio che ormai la città conosce come "Biblioteca" (magari con l'aggettivo nazionale, benchè da trentatre anni sia "regionale"), Liceo Vittorio Emanuele e Convitto nazionale, appunto, prima intestato anch'esso al sovrano dell'unità d'Italia e da un decennio circa a Giovanni Falcone, che ne fu studente.
Di seguito il testo della locandina di presentazione della iniziativa:
Sabato 17 maggio 2008, alle ore 10.30 nel Teatro del Convitto Nazionale di Stato Giovanni Falcone, Piazza Sett’Angeli 3, Palermo, sarà Presentato il restauro del dipinto La Madonna consegna lo stendardo missionario a Sant’Ignazio e a San Francesco Saverio di Francesco Calamoneri. Si tratta di una iniziativa congiunta della Fondazione Salvare Palermo Onlus (Via Tasso 4 90141 Palermo, Tel. 091345199), che ha ricevuto la disponibilità finanziaria grazie ad una donazione dell’Arch. Giuseppe Scuderi, e del Convitto Nazionale di Stato Giovanni Falcone (Piazza Sett’Angeli 3 90139 Palermo Tel. 091580900), cui l’opera appartiene. Il restauro, diretto dal Prof. Vincenzo Scuderi, responsabile per i restauri della Fondazione Salvare Palermo, è stato effettuato dalla Prof.ssa Serafina Melone, con la sorveglianza del Servizio per i beni storici ed artistici della Soprintendenza per i beni culturali di Palermo, diretto dalla Dott.ssa Giovanna Cassata. Un ringraziamento particolare al Rettore del Convitto Nazionale di Stato Giovanni Falcone, Prof. Marco Mantione, e all’Arch. Giuseppe Dragotta, Consigliere d’amministrazione del Convitto. Lo studio dell’opera è stato condotto dalla storica dell’arte Dott.ssa Santina Grasso. Il restauro ha consentito di recuperare alla memoria e al pubblico godimento un testo pittorico di grande suggestione, il dipinto raffigurante La Madonna consegna lo stendardo missionario a Sant’Ignazio e a San Francesco Saverio, opera del pittore messinese Francesco Calamoneri. E di un duplice recupero si tratta, che da un lato ha bloccato un drammatico degrado che rischiava di compromettere l’esistenza stessa dell’opera e dall’altro ha reso possibile accertare il nome del suo autore. La firma “FRAN(CIS)CUS CALAMONERI PIN.(XIT)”, emersa a seguito della pulitura sul gradino in basso a sinistra, ha chiarito infatti che la tela è stata eseguita da Francesco Calamoneri, di cui possediamo solo poche notizie biografiche: nato a Messina, dove sarebbe stato allievo di Giovanni Quagliata, fu poi attivo a Palermo come pittore di tele e frescante. Il dipinto proviene dalla chiesa del Collegio dei Gesuiti, intitolata a Santa Maria della Grotta (di cui sopravvive solo il prospetto, essendo nel XX secolo stata trasformata in ingresso della Biblioteca centrale della Regione Siciliana) ove era collocato nella quarta cappella a sinistra, dedicata ai Quaranta martiri del Giappone. Strettamente pertinente alla collocazione originaria è dunque il soggetto dell’opera, che celebra lo speciale mandato missionario conferito dalla Vergine alla Compagnia di Gesù. La tela pervenne all’attuale collocazione tra il 1916 e il ‘17, quando ebbe inizio lo sconsiderato smantellamento dell’arredo della chiesa e i beni furono trasportati altrove o dispersi. La storia attributiva dell’opera, già riferita dalle fonti a Rosalia Novelli, figlia del “Monrealese”, e poi al fiammingo Geronimo Gerardi, si spiega considerando le sue caratteristiche culturali, che sono appunto novellesche e fiamminghe. Replica in controparte dell’omonimo dipinto eseguito dal Novelli per la Cattedrale di Palermo, la tela ne ripropone abbastanza fedelmente lo schema in diagonale e le fisionomie dei santi, ma attribuisce al vessillo frusciante e alla calda cromia delle vesti ecclesiastiche una modulazione chiaroscurale e cangiante che manca all’opera novellesca. In assenza di riferimenti documentari sulla data di esecuzione dell’opera appare ragionevole riferirla al periodo noto dell’attività a Palermo dell’artista che sembra concentrarsi nel settimo decennio del ‘600. In quel periodo egli eseguì decorazioni ad affresco nella chiesa del Crocifisso all’Albergheria (1664), nella chiesa di Santa Chiara, sotto la guida dell’architetto Paolo Amato e in collaborazione con Antonino Grano (1679), e nella cappella della Soledad (1679), opere per lo più perdute. Tale datazione appare peraltro confermata dalla storia stessa della chiesa gesuitica, che proprio a partire dal 1682 fu interessata da lavori di “abbellimento”, intrapresi sotto la guida dell’architetto dell’Ordine, il “fratello” Angelo Italia. Questi lavori, che comportarono fra l’altro la decorazione a marmi mischi delle cappelle di Sant’Ignazio e San Luigi Gonzaga e la realizzazione di alcuni altari, videro la presenza nel cantiere di un artista del calibro di Paolo Amato.
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Commenti lasciati per: Sabato 17 Maggio al Convitto Nazionale si presenta il restauro di un dipinto del Calamoneri
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E siccome del Convitto fui studente anch'io, aggiungo le recite, le cerimonie ecc.. con il grembiule con il nome e la classe ricamati.
Aggiungo poi che anche il Convitto ha contribuito economicamente al restauro |
15/05/2008 09:59:42
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... e dentro quella cappella del convitto, d'ammucciuni, ogni tanto tiravamo qualche calcio ad un super santos |
15/05/2008 09:44:35
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