Il ministro Maroni ha proposto di schedare i bambini Rom. Anzi, lui ha detto: "Non si tratta di schedare nessuno, si tratta di fare un censimento".
Questo per tutelare i minori che vivono in condizioni disastrose nei campi nomadi di tutta Italia, dice sempre il ministro, e Alemanno è d'accordo con lui. Come potrebbe non esserlo?
Che i bambini rom vivano in condizioni disastrose nessuno lo nega. Quello che preoccupa è la soluzione proposta al problema, non l'individuazione dello stesso.
Di bambini che vivono in condizioni disastrose nel nostro paese ce ne sono moltissimi. Italiani innanzitutto. Io vivo - a Palermo - in un quartiere popolare dove l'evasione dell'obbligo scolastico è il minore degli abusi che si fanno quotidianamente ai bambini.
Ci sono poi, sempre in questa città, bambini - in genere tamil o indiani - che la sera, invece di dormire come è giusto e salutare, vengono mandati a vendere fiori e portachiavi ai tavoli dei ristoranti. La mattina si addormentano sul banco a scuola, ma siccome non delinquono, tutti girano la testa dall'altra parte. Eppure, credo che nessuno possa negare che di sfruttamento minorile si tratta.
Perché non schediamo tutti i bambini di Scampia, e dello Zen?
Il fatto è che i bambini rom - lo sappiamo tutti - nelle grandi città sono spesso abili borseggiatori. Ci rubano dalle tasche la nostra ricchezza, la nostra sicurezza. Vogliamo mettere con un bimbo tamil, che al massimo ci rompe le scatole durante una cena romantica, e che poi è pure ben lavato e vestito? O con il figlio di un camorrista, che a 13 anni già spaccia e spara?
Mio fratello ieri è venuto da me e mi ha raccontato dell'idea che gli è venuta in mente, per rispondere a questa iniziativa di "tutela":
presentarsi in massa - nel caso in cui l'UE non dovesse bloccare questa iniziativa - in tutti i commissariati e le questure d'Italia e pretendere che vengano rilevate le proprie impronte digitali, dichiarandosi rom.
Oltretutto rom non è una nazionalità, ma un'etnia e quindi non è scritto su nessun passaporto, su nessuna carta d'identita. Non è che sulla mia carta d'identità c'è scritto caucasica. Ci sono rom italiani, rumeni, apolidi.
Non possiamo far passare sotto silenzio una cosa simile, perché è il primo passo verso più oscuri orizzonti, verso il baratro, come ha detto Veltroni.
Non dimentichiamo, del resto, che con un censimento degli Ebrei, nel 1938, cominciarono le persecuzioni razziali in Italia.