Storia semiseria e disordinata della canzone italiana da Sanremo in poi - Seconda puntata
di Dario
La prima parte degli anni cinquanta è in buona parte tutta un susseguirsi di “mamme”, “preghiere”, “sussurri”, “usignoli” e così via, praticamente il trionfo della rima cuore-amore. Interprete supremo del genere il mancato tenore Claudio Villa, che da un repertorio sussurrato in falsetto passerà in seguito a canzoni che potessero mettere in risalto il fatto che la voce ce l’aveva (questo era l’importante:Granaaaaadaaa!). In seguito Villa diventerà il reuccio della canzone (vista la bassa statura) e vincerà Sanremo ben quattro volte: nel 1955 con “Buongiorno tristezza”, nel 1957 con “Corde della mia chitarra”, nel 1962 con “Addio…Addio” e nel 1967 con “Non pensare a me”. Dopo quest’ultima vittoria il Villa a Sanremo non riuscirà più neanche ad andare in finale, segno che i tempi stavano ormai inesorabilmente cambiando.
Ma torniamo agli anni cinquanta: non tutti gradivano questo tipo di canzoni melodiche; l’influenza della musica americana (prima il jazz, lo swing e il boogie-woogie, poi il rock’n’roll) cominciava a farsi sentire e l’Italia cominciava a produrre personaggi autoctoni che delle “barche che tornavano sole” potevano dire “e a me che me ne importa”. Stiamo parlando di Renato Carosone che incarna proprio la ribellione verso un certo tipo di musica melodica smielata “alla Sanremo”. Con lui l’olandese swingante ovvero Van Wood, che poi si metterà in proprio, ed una figura indimenticabile come il batterista e percussionista Gegè Di Giacomo, capace di percuotere di tutto, dai bordi della cassa della batteria ai bicchieri, dai tavoli alle sedie: un gran virtuoso insomma. Come virtuoso, ma del pianoforte è Renato Carosone, che al termine degli anni cinquanta vedendo approssimarsi un genere nuovo all’orizzonte annuncerà il ritiro dalle scene. E terrà fede alla promessa almeno fino al grande ritorno del 1975, che prelude a nuovi concerti ma col vecchio repertorio: “Torero”, “Tu vuo’ fa’ l’Americano”, “Caravan Petrol” ecc.
Ma qual’era questo nuovo genere che Carosone aveva intravisto all’orizzonte?
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